De Ficchy Giovanni

C’è chi predice per il dragone cinese, il crollo economico anche per motivi demografici: la Cina diventerebbe vecchia prima di diventare ricca.
In effetti la politica del figlio unico, si è rivelata alquanto controproducente, la popolazione cinese è forse più vecchia anche di quella del Mondo Occidentale.
Il Dragone, insomma, è bloccato, e prigioniero del suo stesso debito.
Allora arriva una nuova valanga di liquidità per gli istituti, sotto forma di titoli pubblici.
In barba alle possibili svalutazioni, ricapitalizzare i colossi del credito statale, nel mezzo di un’economia stagnante alle prese con la crisi immobiliare, i consumi molto deboli, i rischi di deflazione e la disoccupazione giovanile schizzata al 18,8% ad agosto.
La ripresa dell’economia, viene finanziata indebitandosi, infatti viene immessa liquidità nelle banche, perché queste ultime, concedano ai cittadini prestiti e mutui.
Bloomberg ha infatti riferito in queste ore di una iniezione di un trilione di yuan, circa 142 miliardi di dollari, nelle maggiori banche statali.
Un taglio dei tassi di interesse sui mutui e 2.300 miliardi di yuan (oltre 325 miliardi di dollari) di obbligazioni speciali del Tesoro per la ripresa.
Pechino cerca di rianimare la fiducia di famiglie e imprese, questi sono gli sforzi delle autorità monetarie per ridurre la pressione sui proprietari di case e rilanciare i consumi.
I proventi così ottenuti saranno usati anche per fornire un’indennità mensile di circa 800 yuan (114 dollari) per bambino alle famiglie con due o più figli, escluso però il primo.
Le misure fiscali prese finora prevedono inoltre una serie di tagli ai tassi e un allentamento delle regole sull’acquisto di case
In definitiva i cinesi stanno cercando di sostenere la domanda interna ricorrendo all’indebitamento, ne consegue che non è una crescita sana, sostenuta da nuova produzione di ricchezza, ma drogata da nuovo debito, per queste ragioni il debito sovrano cinese si svaluta di continuo sui mercati.