
Cuba è ben altro che il “paradiso socialista” oggi è diventato il simbolo dei danni del comunismo: non porta l’emancipazione delle masse, ma la loro repressione sistematica
Oggi è un relitto che galleggia nel mare dei ricordi, un’ isola detenuta nel tempo, nei ricordi di qualche intellettuale di sinistra, con i capelli argentati.
Nei loro Circoli culturali, persiste un aggrapparsi al mito di Cuba come baluardo di resistenza contro l’imperialismo, come ultimo rifugio di una purezza ideologica che non è mai esistita.
Sognavano di cambiare il mondo, ma ora sono rinchiusi nei loro salotti, le loro idee, bloccate in dogmi rigidi,in schemi ideologici vetusti .
Gli intellettuali che difendono questa farsa come esempio di resilienza non fanno altro che perpetuare un’illusione pericolosa.
Quindi l’Occidente si trastulla con il mito del “buon comunismo”, chiudendo gli occhi davanti all’evidenza.
Il comunismo, come il fascismo, è una forma di malattia totalitaria, una negazione della libertà.
Cuba è oggi il manifesto di un’utopia fallita, un carcere a cielo aperto che rivela la decadenza di un regime che rifiuta di riconoscere la propria disfatta.
Oggi è un Paese privo di prospettive, dove gli abitanti avanzano, muti e rassegnati, sotto il peso di un potere che non sà cosa sia la vergogna.
L’isola caraibica strangolata da un isolamento auto-imposto, che prometteva indipendenza, ma in realtà generava solo miseria.
Giorni fà in diverse città dell’isola i cubani hanno manifestato contro la carenza di cibo e di energia elettrica, il balck out dura da molti giorni, e l’isola si è completamente fermata, mentre arrivava il ciclone Oscar.
Quindi devono combattere insieme il regime e le forze della natura, non è protesta politica, ma un grido disperato di fame e di sopravvivenza.
Secondo una società statunitense che si occupa di verifica delle condizioni della rete, e secondo le testimonianze di molti cubani, in contemporanea con le proteste l’azienda statale di telecomunicazioni cubana ha limitato come sempre in queste occasioni, l’accesso a Internet da smartphone e altri dispositivi mobili.
Le poche infrastrutture rimaste sono fatiscenti , in rovina, assenza di elettricità e di acqua potabile: la vita quotidiana è un’ingiustizia che si accumula su una crisi umanitaria già senza precedenti.
Fino a quando i difensori della democrazia rimarranno in silenzio, i liberali , mentre l’ombra del totalitarismo comunista continua a oscurare il futuro di un popolo che merita libertà, non vuota retorica?
Non c’è più tempo, bisogna agire presto, bisogna abbandonare il romanticismo e misurarsi con la realtà, l’isola chiede libertà, ed ha fame .