Giovanni De Ficchy

Nella capitale, le mafie non puntano al controllo diretto del territorio, perché l’unico modo per controllare un territorio tanto vasto è quello di gestire i rapporti con gli interessi più forti a livello politico ed economico.
Le mafie a Roma si trasformano in lobby,e gruppi di interesse e di potere.
Qui si autocontrollano, limitando le “ammazzatine” di cui siamo abituati a sentir parlare nelle altre terre di mafia, ma non per questo sono da considerarsi meno pericolose .
La città non ha aperto le braccia a un solo gruppo criminale specifico, ma si è lasciata conquistare , oltre che da ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra, anche dai traffici delle criminalità internazionali.
La ‘ndrangheta infatti, non è più solo un fenomeno locale, ma una realtà criminale globale con ramificazioni in tutto il mondo.
Un recente rapporto della Dia analizza le attività illecite più recenti della ‘ndrangheta, come il traffico di droga, il riciclaggio di denaro e l’infiltrazione nell’economia legale.
I rapporti con le altre mafie e le istituzioni: inoltre analizza le relazioni della ‘ndrangheta con le altre organizzazioni criminali italiane e straniere, nonché i suoi rapporti con la politica e l’economia.
L’impatto sulla società civile: vengono inoltre esaminate le conseguenze della criminalità organizzata sulla vita quotidiana dei cittadini, sull’economia e sulle istituzioni.

Gli esperti della Dia infatti sottolineano come a Roma sono sempre più forti le cosiddette “mafie etniche”.
Un variegato complesso di gruppi che, nella gran parte dei casi, “mantengono rapporti con omologhi sodalizi nei Paesi di origine.
Dei quali hanno anche conservato la mentalità ed il modus operandi.
Si tratta, spesso, di consorterie organizzate.
Che assumono talora una dimensione transnazionale ed operano con metodi tipicamente mafiosi.
Per esempio per spiegare, si spazia dalla prostituzione di strada nigeriana, alle mafie albanesi, particolarmente violente e senza scrupoli, impegnate nel narcotraffico, nello sfruttamento della prostituzione e alla commissione di reati, spesso anche con l’uso di armi da fuoco, e lo spaccio di eroina, a quella delle mafie russe con il traffico di armi, per finire con le mafie cinesi tra immigrazione clandestina e merci contraffatte.
La mafia cinese tra l’altro è in continua espansione, come dimostra lo scontro in atto all’interno delle stessa banda criminale.

La criminalità cinese adotta una strategia molto precisa che ha come obbiettivo “imperialista” quello di conquistare pezzi di territorio attraverso l’acquisto di immobili, case o esercizi commerciali.
Non importa che questi spazi rimangano vuoti, ciò che conta è segnare la propria presenza.
Gli asiatici fanno affari con estorsioni e rapine, quasi esclusivamente nei confronti di propri connazionali sfruttamento della prostituzione, reati finanziari (a cui si affiancano attività illecite di money transfer), nonché alla detenzione e spaccio di metanfetamina, gestita in regime di sostanziale monopolio, e naturalmente il riciclaggio.
Sempre più spesso inoltre, spiegano ancora gli investigatori della Dia, le mafie ricorrono a pagamenti in criptovalute: i bitcoin e, più recentemente, il ‘Monero‘, che non consentono il tracciamento e sfuggono al monitoraggio bancario.
La mafia intreccia rapporti con la società e il potere, punta al controllo ma anche a confondersi, cercando di sfocare il confine tra sé stessa il mondo della società civile, per arrivare al punto di trasformarsi in “mafia-stato”.
Si creano così vere e proprie “sinergie tra mafie e colletti bianchi” con questi ultimi cui spetta il compito di curare le importazioni dei prodotti dell’est Europa e gestirne la distribuzione attraverso società create ad hoc attraverso le quali vengono riciclati i capitali messi a disposizione dalle organizzazioni.