De Ficchy Giovanni

Doveva condurre il gruppo fino alla fine del mandato all’inizio del 2026, ma la decisione è arrivata prima del previsto.
Carlos Tavares, un manager portoghese, che cavalcava i sogni dell’industria automotive, come un novello conquistador, la sua formula, sempre uguale; tagliare, tagliare, sempre tagliare: questo è stato il suo mantra, ma l’industria automobilistica, non è un foglio di partita doppia, è carne, é visione, e ci vuole tanta passione.
Alla fine l’Azienda però se viene condotta in questo modo, non ha più in sé le risorse, sia umane, che materiali per ripartire, per riprendere a macinare.
Tavares è figlio di quella tradizione che vede l’azienda come un campo di battaglia e i dipendenti come truppe da manovrare, ed ha pagato lo scotto di una visione troppo utilitaristica.
Proprio Carlos Tavares e Oliver Blume (CEO del gruppo Volkswagen) hanno più volte detto che le case automobilistiche da loro guidate sarebbero arrivate ben prima del 2035 a produrre soltanto auto elettriche.
Oggi ci accorgiamo tutti delle scelte sbagliate sul motore elettrico si è capito , era un bluff, non ha mai tirato, e stante così le cose non tirerà mai.
Gli utili sono in calo, la gamma di veicoli puzzano oramai di vecchio, il mercato americano, lo ha scaricato, così come quello francese, anche in Italia è visto male.
Non ha saputo gestire i rapporti con i sindacati, per uno che guadagna 37 milioni di Euro, e che percepirà si mormora circa 100 milioni di Euro di Buonuscita, mi sembra che non sia stato un manager all’altezza del compito e della remunerazione.
Tavares non ha mai creduto nelle relazioni industriali: non si possono governare imprese di questa portata senza investire nel lavoro e nel suo tessuto.
Tavares se ne va e lascia il disastro che abbiamo descritto, ma la responsabilità non è totalmente sua, in gran parte è dei governi, che hanno inseguito la chimera dell’auto elettrica, in paesi che non hanno nemmeno l’infrastruttura per, questo tipo di auto.
Ora Stellantis cerca un messia, con il Presidente Elkann, tranquillo e sorridente, comandante interinale di una nave sempre più nella tempesta.
“Intendo mettermi subito al lavoro con il nostro nuovo Comitato Esecutivo ad interim, con il supporto di tutti i nostri colleghi di Stellantis, mentre completiamo il processo di nomina del nuovo Ceo”, ha dichiarato.
Ma si tratta della solita cortina di fumo, dietro al quale nascondersi per cercare nuove soluzioni, ed il mercato lo ha già capito penalizzando fortemente il titolo stamane, alla riapertura a piazzaffari e a Parigi.
Chi sarà il nuovo CEO?
Speriamo non un burocrate, non uno che vorrà far pagare il disastro ai lavoratori, serve coraggio, serve visione, serve cuore.
Non è possibile che l’industria dell’auto in Italia, leggendaria, finisca per seguire un sogno fallace.
In realtà la rivoluzione green è fallita, i consumatori ,non vogliono abbandonare il termico.
Tutto è possibile, ma guai se si pensasse che cambiando l’uomo al timone, senza cambiare le condizioni, si possa cambiare rotta.