


Donald Trump ha ufficialmente riconquistato la presidenza degli Stati Uniti il 17 dicembre 2024, quando il Collegio Elettorale ha confermato la sua vittoria con 312 voti contro i 226 di Kamala Harris. Questo risultato, ottenuto già il 5 novembre nelle urne, sarà certificato dal Congresso il 6 gennaio, ma la strada è ormai spianata per il ritorno di Trump alla Casa Bianca. La sua rielezione non è solo un trionfo personale, ma anche una chiara dimostrazione delle complessità e delle sfide del sistema elettorale americano.
Il sistema del Collegio Elettorale: tradizione o ostacolo alla democrazia?
Negli Stati Uniti, il Presidente non viene eletto direttamente dai cittadini, ma attraverso un complesso sistema di 538 grandi elettori distribuiti tra gli stati. Il principio “winner-takes-all” (chi vince prende tutto) in quasi tutti gli stati assegna tutti i voti elettorali di uno stato al candidato con la maggioranza relativa, rendendo cruciali i cosiddetti “swing states”.
Questo sistema, unico al mondo, è al centro di un acceso dibattito. I suoi critici, tra cui diversi senatori democratici, lo definiscono “obsoleto e antidemocratico”, sostenendo che favorisca gli stati meno popolosi. Dall’altra parte, i suoi sostenitori affermano che garantisce una rappresentanza geografica equilibrata e impedisce che il potere politico si concentri solo nelle grandi metropoli.
Un messaggio forte dal popolo americano
La vittoria di Trump, che ha ottenuto anche il voto popolare, rafforza la sua posizione come leader capace di galvanizzare un elettorato eterogeneo. Tuttavia, i Democratici non hanno tardato a rispondere con proposte di riforma. Anche se l’abolizione del Collegio Elettorale sembra un’impresa impossibile, il dibattito rimane vivo e cruciale per il futuro della democrazia americana.
Nomine controverse e politiche future
Durante la transizione, Trump ha già annunciato alcune nomine chiave che hanno sollevato polemiche. Robert F. Kennedy Jr., scelto come Segretario alla Sanità, è noto per le sue posizioni controverse sui vaccini, mentre Tulsi Gabbard, designata come capo dell’intelligence, è stata criticata per le sue presunte vicinanze alle posizioni della Russia. Queste decisioni indicano che il secondo mandato di Trump sarà probabilmente segnato da forti contrasti politici.
Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca è un evento storico che riafferma la complessità e la resilienza del sistema politico americano. Per noi italiani, rappresenta un’occasione per analizzare le profonde differenze tra i nostri sistemi elettorali e per osservare da vicino le politiche che Trump intende portare avanti a livello globale.