De Ficchy Giovanni

A fronte della crescita spropositata del debito pubblico, la pressione fiscale è salita vertiginosamente, arrivando al 42,7%, mentre il total tax rate ha superato il 52%.
In parallelo, la produzione industriale italiana continua a scivolare, segnando la diciannovesima flessione consecutiva.
Così l’Italia si colloca al 123° posto nella classifica globale dell’efficienza statale.
Questo posizionamento, drammaticamente basso per una delle principali economie europee, rappresenta l’ennesima prova che lo Stato italiano, attraverso la sua spesa pubblica, non sta offrendo soluzioni, ma generando nuovi problemi.
Questo significa che oltre la metà dei guadagni di cittadini e imprese viene inghiottito dallo Stato, lasciando poco spazio per investimenti privati e consumi.
Nel contempo, il divario con gli altri paesi europei si è ampliato.
Tra il 2010 e il 2023, la ricchezza nazionale dell’Italia è diminuita del 4%, mentre in Francia è aumentata del 21%, in Germania del 51% e nel Regno Unito del 57%.
Un divario che molto parla chiaro: l’aumento della spesa pubblica in Italia non solo non ha sostenuto la crescita economica, ma l’ha ostacolata.
Ma non ha solamente rallentato la crescita, ha direttamente ridotto la disponibilità economica della popolazione.
Dal 2010 al 2023, il reddito disponibile delle famiglie italiane è calato del 3,4%, mentre in Francia è cresciuto del 27% e in Germania addirittura del 34,7%.
Questo significa che, mentre i cittadini francesi e tedeschi si trovano con più risorse in tasca, gli italiani ne hanno sempre meno.
È questo un segnale d’allarme che conferma come la spesa pubblica, quando mal gestita, genera disastri enormi.
Mentre paesi come Germania e Francia investono in infrastrutture, ricerca e sviluppo, creando così opportunità per la loro popolazione, in Italia ci si concentra su un modello di spesa che serve più a garantire vantaggi a determinati bacini elettorali o gruppi di interesse, piuttosto che a promuovere un reale sviluppo economico.
Mentre altri Paesi europei si rafforzano economicamente, la nostra nazione sembra accontentarsi di galleggiare, inchiodata a scelte politiche di corto respiro che finiscono per far pagare ai cittadini e alle imprese il prezzo di decisioni miopi.
Serve coraggio, bisogna immaginare un paese diverso, ” se lo puoi pensare ” lo puoi anche realizzare, attuare una profonda azione di sburocratizzazione, occorre lanciare il cuore oltre l’ostacolo, se non ora quando ?