Rivera White, Corrispondente USA per GiornaleSera.com


Washington, D.C. Google ha scatenato polemiche con due recenti decisioni che toccano geografia e memoria storica: ha rinominato il “Golfo del Messico” in “Golfo d’America” per gli utenti statunitensi di Google Maps e ha rimosso numerose festività culturali da Google Calendar.
Le modifiche, che sembrano riflettere una nuova direzione politica nell’era Trump, hanno suscitato reazioni contrastanti tra chi le vede come un atto di riaffermazione dell’identità americana e chi teme una riscrittura della realtà da parte delle Big Tech.
Google Maps: Il “Golfo d’America” e un Segnale di Forza
Gli utenti di Google Maps negli Stati Uniti hanno notato un aggiornamento significativo: il Golfo del Messico è stato rinominato “Golfo d’America”.
Secondo il New York Post, la modifica è avvenuta in seguito a un ordine esecutivo del presidente Donald Trump, che ha voluto riaffermare l’identità americana su una regione strategica. Al di fuori degli Stati Uniti, il nome originale “Golfo del Messico” rimane visibile, mentre gli utenti messicani continueranno a vederlo senza cambiamenti.
Il Golfo rappresenta una rotta cruciale per il commercio e, purtroppo, per il traffico illegale di droga e armi da parte dei cartelli messicani. Alcuni analisti vedono questo cambiamento come un messaggio di forza rivolto ai criminali che sfruttano il confine tra USA e Messico. Il fentanyl, che arriva in gran parte attraverso questa regione, è una delle principali cause della crisi da overdose negli Stati Uniti.
La modifica del nome potrebbe anche servire a rafforzare le pressioni diplomatiche su Città del Messico affinché intensifichi la lotta contro il narcotraffico. Il governo messicano non ha ancora commentato la decisione, ma la mossa rischia di diventare un nuovo punto di tensione nei rapporti bilaterali.
Google Calendar: Via le Festività Culturali, Solo Eventi “Utili”
Parallelamente alla modifica su Maps, Google Calendar ha eliminato numerose festività e ricorrenze culturali, incluse quelle legate ai diritti civili e alla memoria storica.
Secondo quanto riportato da USA Today e il New York Post, le seguenti festività non saranno più visualizzate di default su Google Calendar:
✔ Mese della Storia dei Neri (Black History Month)
✔ Mese dell’Orgoglio LGBTQ+ (Pride Month)
✔ Mese dei Popoli Indigeni (Indigenous Peoples Month)
✔ Mese del Patrimonio Ispanico (Hispanic Heritage Month)
✔ Giornata della Memoria dell’Olocausto (Holocaust Remembrance Day)
Questa decisione fa parte di un più ampio processo di “standardizzazione” del calendario, che ora includerà solo festività pubbliche e osservanze nazionali ufficiali. Google ha dichiarato che la gestione di una vasta gamma di eventi culturali non era più sostenibile, ma gli utenti potranno comunque aggiungere manualmente le festività desiderate.
Il contesto politico di questa scelta è evidente: negli ultimi mesi, l’amministrazione Trump ha intensificato il suo impegno nel ridimensionare le iniziative di diversità, equità e inclusione (DEI) nel governo federale. La rimozione di queste festività da Google Calendar avviene nel mezzo di questa transizione, e alcuni analisti la vedono come un allineamento delle Big Tech con la nuova linea politica.
Questa mossa ha scatenato un dibattito tra chi sostiene che Google stia cercando di rendere il suo calendario più neutrale e personalizzabile, e chi teme che questa sia una cancellazione culturale di eventi storici e civili cruciali.
Google Sta Riscrivendo il Mondo?
Mentre alcuni difendono queste scelte come aggiornamenti tecnici, il pattern è chiaro: Google sta ridisegnando il modo in cui percepiamo la geografia, la storia e la cultura.
Un’area strategica viene rinominata con un nuovo nome patriottico, in un momento di tensioni con il Messico e i cartelli della droga.
Festività legate a diritti civili e memoria storica vengono rimosse, allineandosi con una nuova direzione politica.
Il confine tra tecnologia e politica si fa sempre più sottile, con le Big Tech che giocano un ruolo attivo nel definire la narrazione globale.
Se queste modifiche diventeranno permanenti o se Google sarà costretta a fare marcia indietro dipenderà dalla reazione pubblica e dalle pressioni politiche. Ma una cosa è certa: il gigante tecnologico sta plasmando la nostra percezione del mondo più di quanto possiamo immaginare.