Il mancato accordo segna un punto di svolta nella politica austriaca.
I colloqui andavano avanti da gennaio.

Il leader dell’FPÖ, Herbert Kickl, ha annunciato ufficialmente la rottura delle trattative, dichiarando che il suo partito aveva concesso ampi margini di compromesso, senza però ricevere lo stesso atteggiamento dai Popolari: “Abbiamo fatto concessioni su molti punti, ma i negoziati non hanno avuto successo”.
Registriamo il fallimento dei negoziati tra il Partito della Libertà (FPÖ) e il Partito Popolare (ÖVP) per la formazione di un governo di coalizione.
Mentre il Partito Popolare invece accusa Kickl di eccessiva intransigenza, e di muoversi per una “sete di potere”.
L’intesa che avrebbe dato i natali al primo esecutivo a guida di destra nella storia del Paese è così saltata.
E, se si dovesse tornare alle urne, il Partito della libertà vedrebbe con tutta probabilità crescere i propri consensi: gli ultimi sondaggi vedono l’FPÖ al 34-35% contro il 20-21% di Popolari e Socialdemocratici.
Un primato consolidato che non risolverebbe però il problema chiave: trovare un partner per governare.
Potremmo fare riferimento a quello che gli studiosi chiamano partito populista di destra, o nella sua forma inglese (radical) right-wing populist party o (R)RPP, per definire il partito ’FPÖ.