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Giovanni De Ficchy

Roma come centro di smistamento di tonnellate di marijuana provenienti da Valona, in Albania, e dirette non solo nelle altre città italiane, ma anche nel resto d’Europa.

L’inchiesta della Dda, che ieri ha portato a 27 arresti, disegna uno scenario che allarma lo stesso giudice Anna Maria Gavoni. «Particolarmente inquietante», scrive il gip, «la circostanza che Johnson Olaye (uno dei narcos africani finiti in manette, ndr) si avvalga, per poche decine di euro, delle condotte di connazionali del Centro di accoglienza per rifugiati, da utilizzare come “corrieri” per smistare lo stupefacente».

Nel Cara di Roma c’é invece il quartier generale della banda africana.

In Italia, Spagna, e Albania, i carabinieri del Comando provinciale di Roma hanno infatti eseguito un’ordinanza del gip, su richiesta della Dda.

 Documentato come il centro Sprar (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati, ora centro di Accoglienza Straordinaria) di Roma di via della Riserva Nuova (alla Borghesiana) fosse stato utilizzato come luogo di stoccaggio e ripartenza delle partite di stupefacente e di reclutamento di migranti nigeriani, titolari di permesso di soggiorno provvisorio in attesa della definizione del relativo status.

Una collocazione non casuale, secondo il gip, anzi perfettamente in linea con la strategia del gruppo: massimizzare i guadagni e minimizzare i rischi. «L’assenza di inserimento sociale dei soggetti ospitati in strutture di accoglienza», scrive, «rende, dunque, facilmente arruolabili gli stessi ad opere di associazioni per delinquere». 

Ad oggi sono stati commercializzati, dal 2019 al 2021, circa 500 chili di marijuana, importata dall’Albania su grossi motoscafi, messi all’ancora davanti alle coste pugliesi, e poi smerciata tra Roma, Anzio e Nettuno.

Una vera e propria  «joint venture» tra i due gruppi criminali (in totale ci sono 43 indagati), in parte già finiti sott’inchiesta nella precedente operazione “Tibus”, rivelatasi, tuttavia, non particolarmente incisiva nel debellare il fenomeno, considerato che diversi trafficanti, coinvolti nel primo procedimento, sono ritornati appunto a spacciare appena condannati e liberati. 

La criminalità organizzata emergente è quella albanese;dura e feroce e alleata quasi dovunque con la ‘ndrangheta.

Ma le collaborazioni sono costanti anche con altre consorterie criminali come dimostra la gestione della cocaina di strada che, su indicazione della ‘ndrangheta, è della mafia nigeriana o appunto dalla criminalità locale.

Poi esiste una organizzazione terroristica sovranazionale che interagisce direttamente con le mafie, tali interazioni possono trovare un’ipotesi di convergenza soprattutto nell’ambito dei porti che è difficile controllare anche per le loro estensioni.

Per questo l’attività di intelligence diventa decisiva ,ha infatti consentito di documentare come una compagine di estrazione albanese importava ingenti quantitativi di marijuana direttamente da Valona (Albania), poi smistata, grazie all’alleanza con organizzazioni di matrice nigeriana, in ambito nazionale ed europeo, con un sistema collaudato ed efficiente che si avvaleva di mezzi di trasporto pubblici.

 

Di Admin

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