La “Teoria del Cavallo Morto” è una metafora satirica che riflette come alcune persone, istituzioni o nazioni affrontino problemi evidenti che sono impossibili da risolvere, ma invece di accettare la realtà, si aggrappano a giustificarli.
L’idea centrale è chiara: se scopri che stai cavalcando un cavallo morto, la cosa più sensata è scendere e lasciarlo.
Tuttavia, nella pratica, spesso succede il contrario. Invece di abbandonare il cavallo morto, si prendono misure come:
• Acquista una nuova sella per il cavallo.
• Migliorare l’alimentazione del cavallo, anche se è morto.
• Cambiare il cavaliere invece di affrontare il vero problema.
• Licenziare il responsabile dei cavalli e assumere qualcuno nuovo, sperando in un risultato diverso.
• Organizzare incontri per discutere come aumentare la velocità del cavallo morto.
• Creare comitati o squadre di lavoro per analizzare il problema del cavallo morto da ogni angolazione. Questi comitati lavorano per mesi, compilano rapporti e alla fine concludono l’ovvio: il cavallo è morto.
• Giustificare gli sforzi confrontando il cavallo con altri cavalli morti simili, concludendo che il problema è stato una mancanza di allenamento.
• Proporre corsi di formazione per il cavallo, il che significa aumentare il budget.
• Ridefinire il concetto di “morto” per convincersi che il cavallo ha ancora delle possibilità.
Lezione imparata:
Questa teoria mette in evidenza come molte persone e organizzazioni preferiscano negare la realtà e sprecare tempo, risorse e sforzi in soluzioni inutili, piuttosto che accettare il problema fin dall’inizio e prendere decisioni più intelligenti ed efficaci.
E così anche l’Europa non si rassegna ad accettare che l’Ucraina è un “Cavallo morto”.
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l’Ucraina e la teoria del cavallo morto