Intervista con Il Console onorario della Repubblica di Moldavia Roberto Galanti

De Ficchy Giovanni
Buongiorno Console, nel ringraziarla per la sua disponibilità, volevo chiederLe quale sia il suo punto di vista sulla recente rottura della tregua a Gaza e sulla telefonata di ieri tra i due presidenti di Russia e Stati Uniti, che ha portato a una seppur debole tregua ?
Senza essere pretenzioso di alchimie, la situazione l’avevo già paventata.
Purtroppo la tregua in Medio Oriente era estremamente fragile fin dall’inizio.
Le tensioni tra le parti coinvolte, gli interessi divergenti e l’assenza di un accordo politico solido hanno reso quasi inevitabile una ripresa delle ostilità.
In particolare, i punti critici che hanno reso difficile il mantenimento della tregua includono:
- Mancanza di fiducia reciproca – Nessuna delle parti credeva realmente che l’altra avrebbe rispettato gli accordi a lungo termine.
- Pressioni interne ed esterne – Entrambi i fronti hanno gruppi interni che spingono per la prosecuzione del conflitto, rendendo difficile qualsiasi compromesso.
- Condizioni umanitarie e ritorsioni – Il blocco degli aiuti, le condizioni di vita precarie e gli attacchi sporadici hanno contribuito a riaccendere le ostilità.
- Interessi geopolitici – Gli attori internazionali, con i loro interessi divergenti, non hanno facilitato un processo di pace duraturo.
Ora resta da vedere se ci sarà spazio per una nuova tregua o se il conflitto entrerà in una fase ancora più violenta. Come vedo la situazione?
La situazione la vedo molto critica, perchè il controllo della tregua è stato complicato fin dall’inizio. In genere, il monitoraggio di questi cessate il fuoco avviene attraverso una combinazione di attori internazionali e locali, ma in questo caso le dinamiche erano particolarmente difficili.
Ecco chi ha cercato (chissà se vero!) di vigilare sul rispetto della tregua: - Stati Uniti, Qatar ed Egitto – Questi paesi hanno mediato l’accordo e tentato di garantire che entrambe le parti lo rispettassero, facendo pressione politica e diplomatica
- ONU – Le Nazioni Unite hanno monitorato la situazione attraverso i propri inviati e le agenzie umanitarie sul campo, ma senza una forza diretta di peacekeeping.
- Croce Rossa e altre ONG – Organizzazioni umanitarie hanno cercato di facilitare gli scambi di ostaggi e prigionieri, oltre alla consegna degli aiuti
- Intelligence e diplomazia internazionale – Gli apparati di intelligence dei vari paesi coinvolti hanno monitorato la situazione per individuare eventuali violazioni.
- Tuttavia, il problema principale è che non c’era un vero meccanismo di enforcement: se una parte violava la tregua, non c’erano conseguenze concrete né un’autorità in grado di farla rispettare.
- Alla fine, bastano poche azioni ostili per far crollare un equilibrio già particolarmente fragile.
Credo che un intervento più deciso da parte della comunità internazionale avrebbe potuto fare la differenza.
Un intervento più deciso avrebbe potuto rappresentare almeno una speranza per evitare il collasso immediato della tregua. Spesso, però, la comunità internazionale si muove con lentezza o con divisioni interne, rendendo difficile un’azione efficace.
Cosa ne pensa del Ruolo degli organismi internazionali, nella gestione delle recenti crisi internazionali ?
- Un vero monitoraggio della tregua avrebbe richiesto:
Una forza neutrale di peacekeeping sotto l’egida dell’ONU o di una coalizione internazionale.
Pressioni politiche ed economiche reali sui governi e sulle fazioni coinvolte, con incentivi per la pace e sanzioni per chi rompe gli accordi.
Un piano a lungo termine per affrontare le cause profonde del conflitto, invece di limitarsi a tamponare le crisi quando esplodono.
Purtroppo, la storia ci insegna che senza un impegno costante e credibile, ogni tregua rischia di essere solo una pausa prima della prossima escalation.
Sono ottimista su possibili nuovi tentativi di mediazione anche se la situazione pare sia fuori controllo.
Sono ulteriormente ottimista e speranzoso perché sperare non costa nulla, ma la realtà sul campo rende difficile credere in una soluzione a breve termine. Anche se dovesse esserci un nuovo tentativo di mediazione, servirebbe qualcosa di molto più solido di una tregua temporanea, perché finora ogni cessate il fuoco è stato più una pausa che un passo vero verso la pace.
Forse l’unica speranza concreta potrebbe venire da una pressione internazionale più forte o da un cambio di atteggiamento delle parti coinvolte, ma entrambe queste cose sembrano poco probabili nel breve periodo.
In Ucraina certamente la situazione non è, secondo me, particolarmente diversa……. Speriamo bene!
La ringrazio nuovamente per la sua gentilezza e disponibilità, sig console.