
Circa 270 milioni investiti (escluso il denaro per il marketing), polemiche su polemiche, la premiere “nascosta” e le recriminazioni degli attori nani.
Senza dimenticare lo scontro tra pro-Pal e pro-Israele.
Il remake live action di “Biancaneve” passerà alla storia come una delle produzioni più travagliate di sempre e non solo per l’impronta woke testimoniata dalla scelta della protagonista – la latina Rachel Zegler –, dalla sostituzione dei nani con delle creature magiche inclusive e ancora dall’assenza del maschio-ricco-eterosessuale principe azzurro.
“Biancaneve” rischia infatti di diventare uno storico flop al botteghino.
Biancaneve woke è un disastro ideologico e le famiglie l’hanno capito molto bene, tenendo i bambini lontani dal cinema.
Il film ha incassato solo 3,5 milioni nelle preview e ha avuto un rating infimo di 2.4/10 sul sito IMDb.
Perfino le recensioni dei giornali di sinistra sono devastanti
“Pigro, repellente da vedere” – The Independent “Estenuantemente orribile” – The Guardian
“La Disney ha distrutto la sua reputazione” – The Times
“Uno strano, caldo pasticcio” – Huff Post
“Svogliato” – ScreenDaily “
“Il cinema ha una grave crisi d’identità” – BBC
Come già detto, non darò soldi a questi disagiati per indottrinare mia figlia
Il problema è che hanno preso un classico intramontabile, un racconto che parlava di bellezza interiore, invidia e redenzione, e l’hanno trasformato in un manifesto politico maldestro e senz’anima.
Hanno sostituito la magia con la propaganda, la narrazione con la predica.
E il risultato è questo: un film che nessuno vuole vedere, un’opera che tradisce lo spirito originale e che, anzi, lo vilipende.
Non permetterò che mia figlia cresca pensando che questa sia la versione “aggiornata” di Biancaneve, una Biancaneve ridotta a simbolo di un’agenda ideologica che non condivido e che ritengo dannosa.
Preferisco che si nutra della versione originale, quella che le insegnerà il valore della bontà, del coraggio e della vera bellezza, quella che non ha bisogno di essere “riscritta” per essere rilevante.
Ci sono altri modi, più intelligenti e rispettosi, per promuovere l’inclusività e la diversità nel cinema.
Questo, semplicemente, non è uno di quelli.
È un’occasione sprecata, un fallimento artistico e un insulto all’intelligenza degli spettatori.

In questa opera è una eroina femminista e socialista, pronta a combattere contro una matrigna che incarna il fascismo.
Lei, è poco interessata all’amore e più all’empowerment femminile e alla giustizia sociale, del resto non c’è neanche un principe da sposare, qui il love interest, come dicono gli americani, è un bandito dal cuore ribelle che si oppone al regime e ruba alla regina per dare ai poveri (sì, in questa Biancaneve c’è anche un po’ di Robin Hood, ma non facciamo confusione tra fiabe diverse).