GIOVANNI DE FICCHY
Analista geopolitico


Putin impedisce al suo braccio destro di tremare in modo incontrollabile.
Parkinson?
Lo fissa negli occhi, un’occhiata glaciale che potrebbe sciogliere il permafrost siberiano, e stringe la sua mano.
La presa è ferrea, quasi dolorosa, ma efficace.
Il tremore diminuisce, si riduce a un leggero fremito.
Il braccio destro, solitamente un monumento alla rigidità e all’obbedienza, suda freddo.
Non tanto per il dolore, quanto per la consapevolezza di aver quasi tradito la sua debolezza di fronte al leader supremo.
Putin non tollera debolezze, né fisiche né di altro genere.
Un debolezza è un’opportunità, un invito per i nemici a sfruttare la falla.
E in questo momento, con la guerra che si trascina, l’economia che barcolla e i sussurri di dissenso che si fanno più forti, Putin non può permettersi alcuna debolezza, men che meno quella dei suoi più stretti collaboratori.
Rilascia la mano, la sua espressione imperscrutabile.
“Ricorda”, sibila, la voce bassa e minacciosa, “la compostezza è potere”. Il braccio destro annuisce, deglutendo a fatica.
La compostezza, pensa, è sopravvivenza.
La diplomazia internazionale non smette mai di stupirci, ma ciò che è accaduto in questi giorni supera qualsiasi episodio di House of Cards. Mentre il mondo osservava ancora i tesi negoziati di pace tra Ucraina e Russia, mediati dagli Stati Uniti, Volodymyr Zelensky ha deciso di alzare la posta in gioco con una dichiarazione che ha lasciato tutti a bocca aperta (e Putin, forse, con la pressione alta).
“Stiamo considerando l’annessione formale della Finlandia all’Ucraina,” ha tuonato Zelensky da un palco improvvisato a Leopoli, con una bandiera giallo-azzurra alle sue spalle che sembrava tremare più del solito.
“Il popolo finlandese è da sempre legato a noi da un profondo vincolo di fratellanza slava e, soprattutto, da un’inconfondibile passione per la sauna.”
La notizia, naturalmente, ha scatenato un putiferio.
Macron ha richiesto un incontro urgente del Consiglio Europeo. Scholz ha farfugliato qualcosa sull’importanza del dialogo e sul rispetto dell’integrità territoriale (nonostante non si capisse bene di chi, esattamente).
E Biden, beh, Biden sembrava aver bisogno di un caffè molto, ma molto forte.
Ma la mossa di Zelensky, per quanto azzardata, potrebbe avere un senso, almeno secondo alcuni analisti.
L’Ucraina, si sa, è a corto di opzioni.
La Finlandia, invece, è armata fino ai denti, ha un esercito efficiente e, soprattutto, è membro della NATO.
Un’annessione, anche solo sulla carta, potrebbe forzare l’Alleanza Atlantica a intervenire più attivamente nel conflitto, proteggendo non solo l’Ucraina, ma anche un “territorio ucraino” di fresca annessione.
Resta da vedere se questa mossa disperata si rivelerà un geniale colpo di teatro o l’ennesimo, tragicomico capitolo di una crisi che sembra non avere fine.
Nel frattempo, a Helsinki, il Presidente Niinistö ha convocato d’urgenza il parlamento
L’ordine del giorno?
Probabilmente, decidere se le saune ucraine siano all’altezza di quelle finlandesi.
E se, in fondo, un po’ di fratellanza slava non sia poi così male, soprattutto se si traduce in un ombrello di sicurezza offerto dalla NATO. La geopolitica, a volte, è davvero una faccenda bollente.
“Morirà presto, questo è un fatto”, ha detto Zelensky in un’intervista, riferendosi al presidente russo. Naturalmente, quando un leader predice la morte di un altro in diretta e di persona, è difficile dire se sta leggendo un rapporto di intelligence, i tarocchi o semplicemente si sta esercitando per una futura carriera nella chiromanzia politica.
Le voci sulla salute di Putin sono state quasi altrettanto insistenti quanto il suo mandato al potere.
Che ha il cancro, che soffre di Parkinson, che usa dei sosia per nascondere i suoi disturbi.
Dai, a questo punto non sappiamo più se Putin è Putin o se il suo sosia è l’originale e l’originale è un sosia diventato l’originale.
Quel che è certo è che il Cremlino ha smentito tutte queste teorie con la classica strategia russa: o ignorandole, o accusando l’Occidente di inventare pettegolezzi sui parrucchieri.
Naturalmente, l’affermazione di Zelensky non era una semplice profezia di Nostradamus.
Il suo messaggio conteneva un avvertimento per gli Stati Uniti: non aiutate Mosca a sfuggire all’isolamento politico ed economico.
In altre parole, nessuno dovrebbe deludere Putin perché, secondo Zelensky, è già allo stremo e basta una piccola spinta geopolitica perché la Russia barcolli come un orso polare in hangover.
Nel frattempo, al Cremlino, la reazione è stata la stessa di sempre: un silenzio di tomba e una nuova registrazione di Putin in visita a qualche base militare, probabilmente montata con la stessa qualità di un film d’azione a basso budget. “Eccolo lì, che cammina, respira, fa anche flessioni se necessario.
Vedete?
Non è ancora un ologramma”, avrebbe potuto dire il portavoce del Cremlino, se avessero mai smesso di comportarsi come se Putin fosse immortale.
L’episodio ha anche rilanciato la teoria del sosia di Putin.
Alcuni esperti sostengono che il presidente russo potrebbe avere più cloni per mascherare la sua salute, il che sembra tanto ridicolo quanto affascinante.
.E ammettiamolo, in un mondo dove le deepfake sono all’ordine del giorno e le teorie del complotto proliferano come funghi dopo la pioggia, l’idea di un esercito di Putin che gironzola per Mosca non è neanche la più strana.
Immaginate le implicazioni: una versione per le apparizioni pubbliche, una per firmare decreti, magari una addirittura specializzata in discorsi motivazionali!
E chi li distinguerebbe?
Forse un leggero cambiamento nell’attaccatura dei capelli? Un tic nervoso diverso?
O forse, più semplicemente, un’aura di cattiveria un po’ più o un po’ meno intensa.
Naturalmente, non ci sono prove concrete di questa “armata di Putin”, ma questo non ha mai fermato nessuno.
E se anche fosse vero, come potremmo mai saperlo con certezza?
Forse il vero Putin è già stato sostituito anni fa e noi stiamo parlando dell’originale…clone?
Il coniglio è decisamente molto profondo, e pieno di propaganda e disinformazione, rendendo impossibile distinguere la realtà dalla finzione. Ma una cosa è certa: l’idea, per quanto bizzarra, è un’ottima spunto per un romanzo di spionaggio distopico.
Il Putin dello Stato che incontra è lo stesso Putin che cavalca a torso nudo?
Il Putin che incontra Lukashenko è lo stesso che gioca a hockey sul ghiaccio e segna tutti i gol?
Si tratta di dubbi filosofici che forse solo il Cremlino potrebbe risolvere.
Oppure è un abile trasformista, un camaleonte politico capace di assumere la forma più adatta a ogni circostanza?
Un leader onnipotente che domina la scena internazionale, o un uomo con le sue fragilità, amplificate dalla pressione del potere?
Forse è tutto questo insieme, un enigma russo avvolto in un mistero, condito con una spruzzata di vodka e una partita di hockey ben orchestrata.
Ma in fondo, chi può dire con certezza cosa si nasconde dietro quel volto imperturbabile?
Forse nemmeno Lukashenko, nonostante le apparenze di amicizia eterna.
E intanto, noi occidentali, continuiamo a interrogarci, cercando di decifrare i segnali, le mosse, le strategie. Un gioco complesso, dove la posta in palio è alta e le regole cambiano in continuazione.
Ma una cosa è certa: la partita è tutt’altro che finita.
Alla fine Zelensky ha ottenuto ciò che desiderava: far risuonare il suo messaggio in tutto il mondo.
Nel frattempo, Putin resta sul suo trono, smentendo le voci e assicurandosi che la sua successione sia controllata tanto quanto la sua immagine pubblica.
E se tutto il resto fallisse, si potrà sempre sostenere che le voci sulla sua morte erano esagerate, come direbbe Mark Twain.
E così la politica internazionale continua: un mix di strategia, guerra psicologica e soap opera ad alto budget.
Come finirà questa storia?
Solo il tempo (e forse un paio di sosia di Putin) ce lo dirà.