“Debito Infinito” è un atto d’accusa e una reliquia laica del tradimento economico.
Trasforma titoli di stato mai rimborsati in arte, ridando voce ai crediti dimenticati.
Ogni frammento incollato è una ferita, una prova materiale della frode sovrana.
L’artista ne fa documento e reliquia, equiparando arte e finanza.
È una denuncia muta ma feroce contro il sistema che promette e non restituisce.
L’opera restituisce dignità al cittadino-creditore, rendendo visibile l’invisibile.
Non è solo collage: è archeologia del debito, memoria incollata alla tela.
È perizia, prova, valore — un archivio che grida giustizia.
“Debito Infinito” è un testamento civile travestito da opera visiva.
Chi guarda, diventa testimone; chi possiede, detiene una verità.