
Questa mattina il Bundestag era pieno di grandi personalità, c’era addirittura Angela Merkel, che vent’anni fa lo aveva spinto a lasciare la politica, c’era anche un astronauta nel palco del pubblico
L’aria vibrava di un’energia palpabile, un misto di nostalgia e aspettativa.
Si sentiva che oggi si discuteva qualcosa di importante, forse una svolta, forse un addio.
La presenza di Merkel, con quel suo solito sguardo enigmatico, pesava come un macigno sul consesso.
Cosa la portava qui, dopo anni di silenzio?
Ripensamenti?
Rimpianti?
O semplicemente la curiosità di vedere cosa ne era del suo lascito?
E poi l’astronauta…
Un simbolo di ambizione, di sguardo rivolto al futuro, in un momento in cui sembrava che tutti guardassero al passato.
Che strano contrasto.
Mi chiedevo se anche lui, lassù tra le stelle, si sentisse più a casa che in questa bolgia di tattiche e compromessi.
Così tutti loro, e tanti europei interessati alla questione, hanno partecipato a un momento storico: per la prima volta un candidato cancelliere, con in tasca il patto di governo e la lista dei ministri, con una maggioranza sulla carta esistente, anche se non ampia, è stato bocciato
Anche i tedeschi hanno scoperto il fenomeno dei franchi tiratori, cioè di quei parlamentari del tuo partito che, approfittando del voto segreto, ti votano contro.
Una coalizione (che non è più la “grande” dei tempi passati, con un totale controllo sul Parlamento, ma è forse ora solo “risicata”) di solida tradizione democratica che non riesce a formare un governo perché, da sola, si spara sui piedi è una storia molto brutta.
Non è un bel momento per la Germania, con il partito dell’AfD accusato dai servizi segreti di ricalcare, in sostanza, il nazismo, e con i cittadini che, secondo i sondaggi, lo scelgono invece come primo partito del Paese
Un cortocircuito democratico preoccupante, che solleva interrogativi profondi sulla tenuta dei valori fondanti della Repubblica Federale. L’ombra lunga del passato sembra allungarsi minacciosa sul presente, alimentata da un’insoddisfazione diffusa, da timori economici e da una crescente sfiducia nelle istituzioni tradizionali.
L’AfD, abile nel cavalcare queste paure e nel proporre soluzioni semplificatorie e spesso xenofobe, si presenta come l’unica alternativa a un sistema percepito come incapace di affrontare le sfide del tempo.
Ma è davvero un’alternativa?
O piuttosto un pericoloso ritorno a un’ideologia che ha segnato indelebilmente la storia europea con violenza e intolleranza?
La domanda è cruciale, e la risposta dovrà venire da un dibattito pubblico maturo e responsabile, capace di smascherare le retoriche populiste e di riaffermare i principi di inclusione, rispetto e democrazia che hanno reso la Germania un pilastro dell’Europa unita.
Un compito arduo, ma imprescindibile per evitare che le sirene del nazionalismo risuonino ancora, portando con sé il rischio di derive autoritarie e di nuove, inimmaginabili tragedie.
Il leader conservatore tedesco ha ottenuto la maggioranza nel Bundestag con 325 voti favorevoli alla seconda votazione.