De Ficchy Giovanni

Il conclave si svolge nella cappella Sistina.
Dalle cui pareti Michelangelo lanciò un messaggio profondamente innovativo per l’epoca
Un messaggio che, a ben guardare, si riflette anche nella complessa liturgia che accompagnerà l’elezione del nuovo Pontefice. La Sistina, teatro di preghiera e meditazione, ma anche scrigno di significati nascosti, diviene così il fulcro di una decisione cruciale per il futuro della Chiesa.
Era un artista ormai sessantenne, un intellettuale di grande fama, ma anche stanco.
Eppure dipinse, nel cuore della cristianità, un grandioso vortice di corpi e di cieli, affollato e imprevedibile.
Con un primo frettoloso sguardo in genere si coglie il movimento del grande Cristo che si trova al centro della composizione, le facce angosciate dei dannati, i gesti disperati.
Ma osservando bene si scopre che il vero messaggio che Michelangelo ci affida non è questo: siamo di fronte a una grandiosa rappresentazione della Parusìa, ovvero il ritorno di Gesù, alla fine dei tempi, per inaugurare il Regno di Dio, e Gesù non si limita a condannare.
Ogni gesto, ogni canto, ogni fumata bianca o nera assume un peso simbolico amplificato dalla presenza degli affreschi.
La storia e la fede si intrecciano in un rituale millenario, dove l’arte di Michelangelo continua a dialogare silenziosamente con i cardinali elettori.
Un monito, forse, a guardare oltre le apparenze, a discernere lo spirito in un mondo in rapida trasformazione.
Si spera che i cardinali, nella Cappella Sistina, trovino ispirazione nel Giudizio Universale di Michelangelo, opera che trascende gli schemi iconografici ed ecclesiali del suo tempo.

Un affresco che non si limita a raffigurare la fine del mondo, ma che interpella le coscienze, pone domande scomode sull’umanità e sulla sua responsabilità di fronte al divino.
La potenza dei corpi michelangioleschi, la drammaticità delle espressioni, la vorticosa composizione, tutto concorre a creare un’atmosfera di intensa riflessione.
Del resto, l’affresco si trova nella Cappella del Sistina, che è il cuore del Vaticano che è il cuore della cristianità, e sta dietro l’altare dove si celebrava l’eucarestia, e dove quindi in genere si collocavano opere che comunicavano messaggi positivi.
Che i cardinali, dunque, contemplando quel Cristo giudice, severo ma giusto, siano illuminati nella loro scelta.
Che sappiano discernere, al di là delle strategie e delle ambizioni personali, il vero bene della Chiesa.
Che la loro decisione sia guidata non dalla ricerca del potere, ma dalla sincera volontà di servire Dio e il suo popolo.
Che l’eco di quel Giudizio Universale, con il suo monito all’umiltà e alla rettitudine, risuoni nelle loro menti e nei loro cuori, conducendoli a eleggere un pastore degno, capace di guidare la Chiesa in questi tempi difficili e incerti.
Un uomo di fede autentica, di coraggio e di visione, che sappia interpretare i segni dei tempi e rispondere alle sfide del mondo contemporaneo, sempre con lo sguardo rivolto al Cielo.
Recentemente, Sara Penco ha riconosciuto la presenza della Maddalena nell’affresco, e questa presenza dell’Apostola degli Apostoli porta a riconsiderare il significato di tutta l’opera, che non è minaccioso – i peccatori saranno dannati! -, ma positivo: verrà il momento del giudizio, ma c’è tutto il tempo per convertirsi e per essere accolti
Proprio la presenza della Maddalena porta a dare un’interpretazione diversa. Sull’estremo lato destro dell’affresco c’è un uomo che porta la croce (anche se un altro uomo, dietro di essa, lo aiuta a sorreggerla).
Dall’altro lato della croce si vede una giovane donna che ne sta baciando il legno.
L’uomo portacroce è possente e qualcuno ci ha visto il Cireneo, altri ci hanno visto Disma, il Buon Ladrone.
Il portacroce, dal volto identico a quello del Cristo al centro, volge il capo verso una donna bionda in giallo, con cui ha un evidente legame. Sul volto di lei, un’espressione di orrore rivela empatia e dolore per la dannazione di parte dell’umanità.
Lei è la Maddalena e lui è il Cristo Redentore.
Il Cristo Giudice e il Cristo Redentore, oltre ad avere gli stessi tratti somatici, hanno la stessa grandezza e sono entrambi imponenti e hanno entrambi il braccio destro alzato.
Accanto a lui c’è Maria, che non lo guarda, anzi si volta dall’altra parte.
Dunque Cristo è indifferente, o addirittura troppo severo nei confronti di quelli che sta condannando, ma che sono pur sempre suoi figli?
?No, non è questa la corretta interpretazione. L’amore di Cristo è un amore che non indulge al peccato, un amore che desidera la conversione, la rettitudine. Non è indifferenza, ma ardente desiderio che ogni anima si salvi. La severità percepita è dolore, il dolore di un Padre che vede i propri figli allontanarsi dalla Fonte della Vita, abbracciare l’ombra della morte
. La condanna non è un atto di vendetta, ma un tragico riconoscimento della scelta compiuta.
E anche in quella condanna, c’è un’eco di speranza, un invito ultimo a pentirsi e a ritornare al Padre.
Perché il Suo cuore, anche nel giudizio, è sempre aperto al perdono.
Non dimentichiamo che la Sua missione principale è quella di redimere, non di distruggere.
La severità è l’altra faccia della Sua immensa misericordia, il grido disperato di un amore che non vuole perdere nessuno dei suoi figli.
E Maria ne sta soffrendo e si sente impotente?
Maddalena porta una veste gialla, colore che simboleggia il discernimento spirituale, cioé la capacità di chi ha fede di distinguere il bene dal male.
A me il Giudizio ha destato sempre l’impressione contraria: i “canoni della bellezza classica… la possibilità per tutti di essere perdonati e accolti” li colgo più nella Volta, che meglio esprime gli ideali del Rinascimento, mentre il pesante turbinio di corpi della parete di fondo, in cui volti e gestualità esprimono una tensione emotiva fortissima che accomuna beati e dannati, di rinascimentale ha solo l’uso del figurativo ed è, invece, una potentissima rappresentazione della crisi di un sistema di certezze e di valori, anche religiosi, e dell’irrompere caotico di un mondo e di un’epoca nuovi.
Il Giudizio sembra ancora così attuale proprio perché ci rivela la paura, l’angoscia, l’incertezza e il peso della carnalità che portiamo dentro, che sarebbe senza rimedio se non vi fosse il Cristo a trasfigurare e governare tutto.
Sì, spero proprio che i cardinali lo guardino e lo meditino prima di esprimere il proprio voto.