Andrea Sempio e Chiara Poggi

Andrea Sempio e la rivoluzione criminologica: tecnologie avanzate per la ricerca della verità


L’evoluzione delle indagini criminologiche è giunta a un punto di svolta.

Tecnologie che fino a pochi anni fa sembravano appartenere solo alla fantascienza stanno entrando nel mondo della giustizia con una promessa chiara: ridurre gli errori giudiziari e garantire un’analisi più affidabile delle prove.

Il caso Chiara Poggi, con la recente indagine su Andrea Sempio, rappresenta un banco di prova per queste innovazioni, mostrando come la scienza possa ridefinire il concetto stesso di verità processuale. L’inserimento di Sempio nelle indagini ha aperto scenari mai esplorati prima. Il suo DNA, trovato sotto le unghie della vittima, e un’impronta digitale identificata nei pressi del corpo di Chiara, hanno spinto gli investigatori a riesaminare il delitto.

Se in passato la macchina della verità era vista come il metodo principale per valutare la credibilità di un sospettato, oggi disponiamo di strumenti ben più avanzati. L’adozione di metodologie scientifiche per la rilevazione della menzogna e l’analisi delle prove potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui vengono condotte le indagini. Tra le innovazioni più promettenti troviamo il Brain Fingerprinting, una tecnica che analizza le risposte cerebrali a stimoli legati al crimine, identificando se un soggetto possiede conoscenze che solo il colpevole potrebbe avere, che applicata al caso Garlasco potrebbe chiarire definitivamente il coinvolgimento di Sempio; la Functional Magnetic Resonance Imaging (fMRI), che consente di osservare in tempo reale l’attività cerebrale, evidenziando le aree attivate durante una menzogna; il Facial Action Coding System (FACS), utile per analizzare micro-espressioni facciali indicative di stress o inganno; l’analisi avanzata del DNA, che grazie alla genetica forense permette di identificare con maggiore precisione tracce biologiche anche in campioni compromessi; infine, strumenti come il riconoscimento vocale e la termografia cutanea, capaci di rilevare variazioni nel tono della voce e nella temperatura della pelle che possono rivelare stati di nervosismo o menzogna. Se il legislatore adottasse queste tecnologie su larga scala, il sistema giudiziario potrebbe beneficiare di una maggiore precisione nelle analisi forensi, nuovi protocolli per gli interrogatori basati su dati neuroscientifici, una riduzione delle ingiustizie giudiziarie e una maggiore trasparenza con tutela dei diritti individuali attraverso regolamenti chiari sull’uso di tali strumenti. Il caso di Andrea Sempio dimostra che il progresso tecnologico può offrire strumenti potenti per la ricerca della verità, ma la loro efficacia dipenderà dalla volontà normativa di integrarle nel processo giudiziario in modo rigoroso e responsabile. La verità è un percorso, e oggi abbiamo gli strumenti per percorrerlo fino in fondo.

Dott. Gilberto Di Benedetto Psicologo esperto in tecniche di interrogatorio

Di Admin

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