
Acquaroli punta al bis, forte del sostegno dei vertici nazionali di Fratelli d’Italia.
Allora lui conquistò una regione storicamente legata al centrosinistra, segnando un passaggio politico che avrebbe poi preso una dimensione nazionale.
Tra la fine di settembre e l’inizio ottobre 2025 i marchigiani torneranno alle urne per eleggere il nuovo presidente di Regione.
.Una data cruciale, che segnerà il futuro politico e amministrativo della regione per i successivi cinque anni.
La campagna elettorale, prevedibilmente intensa, vedrà sfidarsi i principali partiti e movimenti politici, ciascuno con la propria visione per lo sviluppo del territorio, la gestione dei servizi e la risposta alle esigenze dei cittadini.
Sarà fondamentale per i marchigiani informarsi attentamente sulle proposte dei candidati, analizzare i programmi e valutare le competenze, per esprimere un voto consapevole e responsabile.
I temi caldi saranno sicuramente quelli legati alla sanità, al lavoro, alle infrastrutture, alla tutela dell’ambiente e al sostegno alle imprese, settori chiave per la crescita e il benessere della regione.
La partita è aperta e il risultato tutt’altro che scontato.
Negli ultimi anni, però, la destra ha guadagnato molto terreno.
Oggi controlla quattro capoluoghi su cinque, compresa Ancona – passata per la prima volta al centrodestra nel 2023 – e governa quasi due terzi dei comuni marchigiani.
Meloni vuole evitare di ripetere la sconfitta in Umbria di qualche mese fa e perdere un’altra Regione nel cuore dell’Italia.
Dall’altra parte, un peso massimo del Partito democratico marchigiano: Matteo Ricci, europarlamentare ed ex sindaco di Pesaro, capace di raccogliere nelle Marche più di cinquantamila preferenze alle elezioni europee di un anno fa.
Guiderà una coalizione molto ampia, anche se mancano ancora le conferme del Movimento 5 stelle e di Azione.
Il centrosinistra ha storicamente un radicamento forte soprattutto nelle province di Ancona e Pesaro, che da sole ospitano circa il cinquantacinque per cento della popolazione.
I dati socioeconomici vedono una regione che sta andando peggio della media italiana e questo nonostante l’arrivo di tanti soldi dal Pnrr e i quattordici miliardi legati alla ricostruzione post-terremoto.
I numeri ci restituiscono una situazione stagnante.
.Un paradosso, a dir poco.
Ci si interroga su dove siano finiti questi fondi, su come siano stati spesi e, soprattutto, sull’efficacia reale degli interventi.
L’ombra della corruzione, degli sprechi e di una progettualità carente si allunga inevitabilmente.
Non basta “piovere” denaro su un territorio se poi mancano le competenze, la trasparenza e una visione strategica condivisa.
Urge un’analisi approfondita, un monitoraggio costante e una responsabilizzazione di tutti gli attori coinvolti, altrimenti rischiamo di assistere al perpetuarsi di questa situazione di stallo, con conseguenze devastanti per il tessuto sociale ed economico della regione.
E, cosa ancora più grave, si mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nella capacità di risoluzione dei problemi.
Acquaroli potrà comunque contare su una macchina politica ben rodata che governa a livello nazionale, regionale e nella maggior parte dei comuni marchigiani.
Questo indubbiamente rappresenta un vantaggio non trascurabile, garantendo una certa continuità amministrativa e facilitando il dialogo con gli enti locali.
Resta da vedere come saprà sfruttare appieno questa sinergia istituzionale per dare risposte concrete alle esigenze del territorio e intercettare le opportunità offerte dal PNRR.
La sua capacità di coordinamento e la sua abilità nel tessere relazioni con i diversi livelli di governo saranno messe alla prova nei prossimi mesi.
Nonostante l’appoggio della sua coalizione, dovrà dimostrare di saper essere un punto di riferimento per tutti i marchigiani, al di là delle appartenenze politiche, affrontando con pragmatismo e visione le sfide che attendono la regione.
Noi stiamo costruendo una coalizione larga, con tutte le forze di opposizione.
Dichiara il Candidato del centrosinistra Matteo Ricci
In questi giorni stiamo incontrando il Movimento 5 stelle, Azione e molte realtà civiche partendo dai contenuti: parleremo delle Marche, di aree interne, di sanità e della troppa burocrazia.
Dall’altra parte cercheranno di portare lo scontro sul piano nazionale.
Verranno qui in tanti dal governo, lo faranno perché si rendono conto che l’esecutivo regionale è debole.
Le Marche saranno l’Ohio di Meloni
Al contrario, una conferma di Acquaroli rafforzerebbe la posizione di Fratelli d’Italia e della coalizione di governo a livello nazionale.
In questo contesto, le Marche diventano un laboratorio politico: un doppio test per misurare sia la capacità del centrosinistra di proporre un’alternativa credibile, ma soprattutto per valutare la tenuta del centrodestra in una regione che attraversa un momento di difficoltà economica e sociale.
La posta in gioco è alta, e le elezioni regionali marchigiane si profilano come un banco di prova cruciale per entrambe le coalizioni.
Il centrosinistra, galvanizzato da recenti successi in altre regioni, punta a dimostrare di poter capitalizzare sul malcontento diffuso e di offrire soluzioni concrete per rilanciare l’economia locale, affrontando le problematiche del lavoro, della sanità e del sostegno alle imprese.
Dall’altro lato, il centrodestra è chiamato a difendere un territorio storicamente favorevole, ma scosso da crisi industriali, spopolamento e dalla percezione di una gestione non sempre efficace.
Il risultato delle Marche dirà molto sulle dinamiche politiche nazionali, sull’erosione del consenso di governo e sulla possibilità di una rimonta delle forze di opposizione.
Si osserveranno attentamente le strategie comunicative, la capacità di mobilitazione e, soprattutto, la qualità delle proposte programmatiche, per capire se la regione potrà diventare un modello positivo o un campanello d’allarme per il futuro politico del Paese.