La Laminina come Calligrafia di Dio: Bambini, Guerra e Speranza in un Mondo da Ricucire
In un tempo profondamente scosso da guerre, odio e divisioni – come ha detto il Cardinale Pietro Parolin – l’arte, la fede e la scienza si stringono insieme per ricordarci ciò che ci unisce: la fragilità e la sacralità della vita, soprattutto quando ha il volto dell’infanzia.

Il 31 maggio 2025, nella città di Assisi, verrà presentata l’opera I Bambini di Gaza del Maestro Sergio Premoli: un dipinto crudo, essenziale, senza compromessi. Un bambino tra le macerie non piange, non chiede. Accusa. Non c’è simbolo più forte dell’innocenza tradita, dell’infanzia violentata da conflitti che non fanno distinzioni.

Israele e Palestina, Ucraina e Russia, Gaza e le città devastate dell’Est Europa: i bambini sono il denominatore comune dell’innocenza spezzata. Non portano bandiere, ma portano le cicatrici della storia. E sono proprio loro a interpellare la coscienza dell’umanità intera.

Nel corso dell’evento, lo psicologo e artista Gilberto Di Benedetto (Hypnos) presenterà una laminina d’arte sacra, ispirata alla proteina laminina, che tiene insieme i tessuti del corpo umano. La sua forma – simile a una croce – è stata definita da alcuni “calligrafia di Dio”, come se nei fondamenti stessi della nostra biologia fosse impressa una firma divina di coesione e cura.

In questo gesto si intrecciano scienza e spiritualità, materia e fede. La laminina diventa così simbolo di unione: ciò che tiene insieme le cellule può anche tenere insieme i popoli, se lo vogliamo.

Parolin, a sua volta, sottolinea l’urgenza del dialogo: «È urgente fermare la guerra. È urgente arrivare a una pace stabile, giusta e duratura». E ricorda le parole del Papa: «Noi dobbiamo sparire, perché il protagonista è Cristo». Non c’è spazio per l’ego in chi cerca la pace.

L’infanzia, allora, non è solo vittima, ma messaggio profetico: ci ricorda chi siamo e cosa abbiamo smarrito. L’arte, in questo senso, non decora il mondo: lo interroga. Premoli lo dice con chiarezza: «Non potevo restare in studio a dipingere fiori, mentre la guerra stermina popoli».

Che questa sera ad Assisi sia un luogo neutrale e sacro, dove il pianto dei bambini palestinesi e israeliani, ucraini e russi, trovi ascolto. Dove la pace non sia una parola astratta, ma una lamina vivente di compassione.

Di Admin

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