Malattia. Una riflessione metafisica di Elisa Nalini, allieva nell’undicessima classe presso il Liceo Internazionale King George di Bucarest, Romania

In questo testo, la giovanna autrice Elisa Nalini ci invita ad apprire le porte del suo orizzonte metafisico, avendo in questo modo l’oportunità di scoprire un mondo pieno di domande e un giocco afascinante del dialogo attraverso il quale scopreremo il senso del camino verso noi stessi.

Sei come un’infezione che mi ha tolto il respiro, sento i miei polmoni scricchiolare come se fossero fatti di foglie di tè ormai secche da tempo. L’aroma della vita si è prosciugato e

ora non rimane altro che la gabbia in cui si trovava.

Sento il mio cuore battere d’odio e i suoi fili strappati dal petto, macchiando

le costole con il dolore che ormai mi ha contagiato.

Mi hai lasciato al freddo, a fissare le mie mani tremanti al ritmo del mio cuore quando scioccamente

te l’ho consegnato, lasciandoti leggere ogni vena. L’ho sentito sfuggire dalle costole e correre

verso la tua presa, implorando di essere adorato dal tuo sguardo, ma non avrei mai pensato che quegli occhi potessero essere così

vuoti.

Hai preso il “nulla” dentro di me e l’hai sostituito con il vuoto, lasciandomi strisciare e implorare

un senso di valore, come se fossi un manufatto destinato a essere apprezzato. Sento il sapore agrodolce del vino sulle labbra e abbassò lo sguardo sul luogo in cui eri solito

stare, il vento persistente è tutto ciò che resta a farmi compagnia.

Non si può fare a meno di chiedersi cosa ci fosse di così imperfetto in me che tu abbia deciso che fosse tuo compito

aggiustarmi. Quelle imperfezioni che elogiavi, ora sono scomparse dai tuoi occhi, perché? È perché mi amavi? O perché amavi ciò che pensavi di vedere in me?

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