De Ficchy Giovanni

rump aveva detto, appena un paio di giorni fa, che avrebbe aspettato un paio di settimane prima di decidere se attaccare l’Iran.
O c’è qualcosa che non va nei numerosi Rolex che certamente possiede, oppure la sua dichiarazione serviva soltanto a confondere gli iraniani e a dissimulare le sue vere intenzioni.
Un po’ come ha fatto Putin, quando ha dichiarato, pochi giorni prima di sferrare l’attacco all’Ucraina, che non aveva alcuna intenzione di invaderla.
Gente di cui non puoi fidarti, mai.

Tuttavia, con buona pace di filorussi e propal, almeno, questa volta, ha fatto la cosa giusta, contribuendo a mandare in fumo i sogni iraniani di procurarsi armi nucleari.
Per il momento, la maggior parte delle informazioni rilasciate provengono da fonti non specializzate.
Resta da vedere se questa mossa avrà l’effetto desiderato o se, al contrario, contribuirà ad alimentare ulteriormente la spirale di tensione nella regione.
In realtà, sappiamo ben poco delle modalità con cui è stato effettuato l’attacco.
Alcune fonti riferiscono che i B-2 non sono atterrati a Diego Garcia ma hanno volato ininterrottamente per 37 ore, partendo dagli USA e ritonando in USA dopo aver colpito gli obiettivi, ovviamente avvalendosi di rifornimenti in volo.
Questa prestazione è perfettamente nelle capacità del B-2, progettato per colpire qualsiasi punto nel mondo senza avvalersi di aeroporti intermedi.
Altre fonti riportano che i B-2 attaccanti sarebbero stati tre, ciascuno con due MOP, tutte sganciate contro l’impianto nucleare di Fordow che – secondo quanto dichiarato da Trump – è stato completamente distrutto.

Altri due impianti nucleari, a Isfahan e a Natanz, secondo le stesse fonti, sarebbero stati colpiti con missili da crociera Tomahawk (lanciati da sottomarini e/o da rampe mobili terrestri).
Nelle prossime ore avremo sicuramente più dettagli sulle modalità con cui è stata condotta l’operazione e sulla sua efficacia. Esperti ed analisti sono molto interessati a valutare le prestazioni della bomba MOP, le cui reali potenzialità sono state tenute segrete (si sa solo che in un test ha dimostrato la capacià di penetrare 60 metri di cemento prima di esplodere) e, soprattutto, i danni subiti dalle infrastrutture iraniane dedicate all’arricchimento dell’uranio.
Il sito di Fordow
L’uranio impoverito era stato trasportato altrove?
Certo è che non posso lasciarvi soli a fantasticare, con le vostre teorie sempre più bizzarre e prive di fondamento.
Portare via le centrifughe da un impianto come Fordow non è come spostare la lavatrice di casa.
È vero che una singola centrifuga di per sé non è particolarmente pesante e due persone potrebbero trasportarla anche senza strumenti particolari, ma questo non significa nulla in un contesto industriale.
La vera difficoltà nasce dal fatto che questi dispositivi sono strumenti di precisione estremamente delicati, calibrati al micron e progettati per lavorare in cascata, perfettamente allineati tra loro: una centrifuga da sola, estratta dal suo sistema, non serve praticamente a nulla.
Smontarle, spostarle e rimontarle non è affatto banale.
I rotori magnetici, i cuscinetti e le parti meccaniche interne sono sensibilissimi a urti, vibrazioni e variazioni di temperatura.
Basta pochissimo per danneggiarli irreparabilmente, e anche solo rimuovere le unità richiede personale esperto, condizioni ambientali controllate e imballaggi speciali capaci di assorbire le sollecitazioni.
Ogni centrifuga dev’essere scollegata da tubazioni sottovuoto, pompe, quadri elettrici, sistemi di raffreddamento e di controllo, pezzo per pezzo, con tempi lunghi e grande attenzione.
In un impianto di arricchimento su scala industriale, come Natanz o Fordow in Iran, le centrifughe sono migliaia, tutte perfettamente integrate in un sistema complesso di tubazioni ad altissima precisione e di sistemi elettronici dedicati.
Anche lavorando su turni di ventiquattro ore, servirebbero numerosi tecnici esperti solo per smontare le macchine principali, e altre settimane per scollegare le parti ausiliarie e il resto dell’infrastruttura.
È realistico pensare che anche un’operazione condotta nelle condizioni ideali possa richiedere almeno da quattro a otto settimane di lavoro intenso, se non di più.
Ed è proprio questa complessità a rendere le centrifughe e i loro impianti qualcosa di molto diverso da un elettrodomestico qualunque: l’intero sistema è calibrato per funzionare come un organismo unico, interconnesso e delicatissimo. Pensare di spostarlo o smantellarlo in poco tempo e senza le giuste competenze non è solo irrealistico, ma del tutto fuorviante.
Nel frattempo, nuove immagini satellitari mostrano le conseguenze dei raid statunitensi contro l’impianto di arricchimento del combustibile di Fordow in Iran.
Si vedono ampi crateri e grosse buche provocate dagli attacchi, oltre a uno strato di cenere che ricopre le strutture colpite.
Gli ingressi dei tunnel appaiono bloccati da terra e detriti, segno che le operazioni di accesso e ripristino del sito, anche solo per valutarne i danni, saranno estremamente complicate.
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