Così come in altri paesi europei, l’Islam sta diventando una significativa presenza religiosa anche in Italia

I musulmani, presenti sul territorio italiano, sono stati stimati essere circa 3.600.000, numero al giorno d’oggi in continuo aumento per via dei flussi migratori provenienti dall’Africa

Eppure, nonostante questa significativa presenza di musulmani, in stretta correlazione con dinamiche di natura migratoria, in Italia il vasto mondo islamico, con tutte le sue ripartizioni ideologiche e religiose, non sembra essere riuscito, ancora oggi, a intraprendere il percorso di formale riconoscimento e, se possibile, di stipulazione delle intese.

La questione culturale di fondo è se l’Islam, l’applicazione letterale del dettato di Maometto, oggi è compatibile con i nostri valori, con la nostra libertà e con la nostra Costituzione.

Ho fortissimi dubbi.

Che l’Islam rappresenti un rischio è evidente, se la dichiarazione islamica dei diritti dell’uomo prevede che la giustizia islamica prevalga sulla giustizia nazionale.

Alcuni istituti islamici infatti non possono trovare spazio nel nostro ordinamento, che non possono essere praticati e propagandati, come la poligamia o la disuguaglianza tra uomo e donna.

Le seguenti pratiche risultano incompatibili: 1) la poligamia, consentita ai musulmani ma non ammessa dalla legge italiana; 2) la pena di morte per apostati, adulteri e omosessuali, avallata dalle scuole coraniche e mai contestata dalle autorità islamiche; 3) la superiorità del musulmano sul non musulmano e dell’uomo sulla donna, desumibile da fonti religiose islamiche e documenti istituzionali.

Tali divergenze sollevano interrogativi sulla piena compatibilità tra l’osservanza rigorosa di precetti islamici e il rispetto dei principi fondamentali del diritto e dei valori occidentali.

La questione non è tanto la libertà di culto, sancita dalla Costituzione, quanto la possibilità di conciliare pratiche e concezioni che confliggono con i diritti umani universali e con l’ordinamento giuridico italiano.

Il dibattito si concentra sulla necessità di un Islam europeo, capace di integrarsi nel contesto culturale e giuridico del continente, rinunciando a interpretazioni letterali e a consuetudini incompatibili con la civiltà moderna.

In realtà, la gravità di tali aspetti dell’Islam è evidente anche senza fare riferimento alla Costituzione. Tuttavia, poiché quest’ultima viene spesso invocata in chiave anticristiana a sostegno della laicità dello Stato, riteniamo opportuno richiamarla nella sua interezza, anziché parzialmente e selettivamente.

In particolare, l’articolo 8 sancisce che “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge” e che “Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano”.

Ora, è evidente che alcune interpretazioni e applicazioni dell’Islam, come quelle che negano la parità di genere o promuovono la violenza in nome della religione, contrastano apertamente con l’ordinamento giuridico italiano e con i principi fondamentali della Costituzione.

Pertanto, invocare la Costituzione a difesa di tali aspetti dell’Islam, equiparandoli ad altre confessioni religiose che rispettano pienamente le leggi dello Stato, appare quantomeno problematico e fuorviante.

Si tratta, in sostanza, di una strumentalizzazione della laicità dello Stato, che rischia di legittimare pratiche e ideologie incompatibili con i valori democratici e i diritti umani.

Accenniamo, puramente a titolo esemplificativo, altri articoli della Costituzione che, più nello specifico, sono in netto contrasto con quanto predicato dalla religione islamica:

Art. 2 “…i diritti inviolabili dell’uomo…”
Art. 3 “pari dignità sociale… senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione”
Art. 13 “La libertà personale è inviolabile…” (quando invece nella Dichiarazione islamica dei diritti dell’uomo, la libertà individuale viene subordinata alla sharia)
Art. 27 “Non è ammessa la pena di morte…”
Art. 29 “Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi…”

Quindi noi, a buon diritto, esprimiamo la nostra convinzione che la religione islamica leda i princìpi costituzionali, e pertanto ci interroghiamo sulla legittimità dell’islam nel nostro Paese.

Ciò dovrebbe far riflettere, in particolare, chi propone la costruzione di sempre nuove moschee.

Giustamente si osteggiano ideologie violente e razziste come, ad esempio, il neonazismo.

Ma l’islam, in certi suoi aspetti, non si discosta molto da queste dottrine.
Perché allora questa difformità di trattamento ?

Prendiamo spunto da un’articolo apparso sul L’Occidentale il 14/2/2009

“…. La seconda considerazione concerne invece la legalità e la moralità delle moschee in territorio occidentale. Qui gli aspetti che decretano la contrarietà alla loro edificazione sono molteplici. L’articolo 8 comma 3 della Costituzione prevede che i rapporti delle confessioni religiose con lo Stato siano regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze; ciò è ribadito anche dalla legislazione ordinaria con la L. 24.06.1929 n. 1159 e rd 28.02.1930 n. 289 (Disposizioni sull’esercizio dei culti ammessi nello Stato e norme di attuazione).

La Costituzione richiede un “patto di intesa,” vagliato dalle Camere, per assicurare che la confessione religiosa professata non contrasti con i valori condivisi dalla maggioranza dei cittadini e con l’ordinamento giuridico

A differenza di altre religioni in Italia, inclusa quella cattolica, la confessione islamica non ha mai sottoscritto tali patti.

Ciononostante, con l’accondiscendenza di amministrazioni compiacenti e a causa di legislazioni regionali complesse e mal applicate, si è assistito a una proliferazione di moschee illegali sul territorio, attualmente oltre 750.

La confessione islamica, inoltre, sembra porsi in contrasto con l’ordinamento giuridico italiano e coi principi di libertà e dignità della persona sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

Riassumendo, secondo la nostra opinione l’islam è anticostituzionale per le seguenti ragioni:

  1. predica concetti e ideologie contrari ai princìpi divulgati dalla Costituzione, in tema di rispetto per la vita e uguaglianza tra le persone (anticostituzionalità sostanziale);
  2. non vi è alcuna convenzione tra Stato italiano e islam (come invece previsto dal comma 3 dell’art. 8 della Costituzione); pertanto le moschee italiane sono illegali (anticostituzionalità normativa).

La nostra Costituzione, a volte bistratta se non anche infangata, in realtà è la miglior bussola per mantenere quella direzione che ci ha permesso fin’ora di raggiugnere invidiabili livelli di benessere sociale.

Rispettiamola, e facciamola rispettare.

Di Admin

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