De Ficchy Giovanni

La notizia è rilevante: circa il 60% dei ricavi di una società legata al Fatto Quotidiano proviene dall’estero.
Seif Spa la società editrice del ” Fatto Quotidiano”, presenta un bilancio singolare, la controllata Loft, valutata circa 12 milioni di euro, presenta una perdita di 1, 3 milioni di Euro.
La fattibilità dello spin-off si basava su un utile previsto di 482.000 euro e un fatturato di 5 milioni di euro per il 2024.
Tuttavia, le vendite sono inferiori del 32% all’obiettivo e, invece dell’utile previsto, si è concretizzata una perdita pari a tre volte gli utili previsti.
Ciononostante, il bilancio consolidato di SEIF di aprile afferma che “Loft S.r.l. opera normalmente”, un’affermazione al tempo stesso rassicurante e sconcertante, dato che la valutazione di Loft è alla base del patrimonio netto consolidato.
Qualora questa valutazione, ora smentita, venisse rivista, il capitale netto di SEIF scenderebbe sotto lo zero, innescando potenzialmente una ricapitalizzazione o una liquidazione.
Tale discrepanza solleva interrogativi sulla reale salute finanziaria del gruppo.
Gli analisti finanziari si interrogano sulla congruità della valutazione di Loft rispetto alle sue effettive performance economiche, ipotizzando possibili svalutazioni future che potrebbero impattare negativamente sul bilancio consolidato di Seif Spa.
Come è possibile che un’azienda con soli 200.000 euro in contanti possa essere valutata oltre 12 milioni di euro sulla base di un business plan che si è rivelato completamente fallace?
Restano misteri, come la voce di bilancio relativa alle vendite di servizi di Loft a clienti internazionali extra-UE.
Vorremmo sapere in quali paesi – Oceania, Africa o Asia – vengono esportati i talk show italiani con Marco Travaglio, Andrea Scanzi e Luca Sommi.
Spulciando le poste del bilancio scopriamo un altra notizia interessante;
L’ex presidente Inps, Tridico, eletto con Conte, retribuito nel 2024 dalla società editoriale Seif per una “consulenza”…… porta a casa la somma di 60 mila euro…. per non meglio chiarite collaborazioni occasionali…
L’ennesima gaffe per un gruppo editoriale che si dichiara garante di verità e trasparenza, ma spesso manca il bersaglio.
I bilanci, però, si basano sui numeri, non sulle opinioni.
E quelli di SEIF – come si può notare – non tornano.
E soprattutto, chi sono questi appassionati di satira politica italiana dall’altra parte del mondo, disposti a pagare cifre considerevoli per assistere (anche solo virtualmente) alle loro performance?
Un mistero nel mistero, che si aggiunge al già fitto velo di opacità che avvolge questa vicenda.
Forse la search potrebbe aiutarci a svelare questo enigma, fornendo dati e informazioni sui mercati esteri interessati ai talk show italiani.
Potremmo così capire se esiste una reale domanda per questo tipo di prodotto culturale e se i numeri dichiarati nel business plan corrispondono alla realtà.
Ma al di là dei singoli dettagli, resta l’interrogativo di fondo: come è possibile che un’operazione finanziaria così fragile e discutibile abbia potuto attrarre investitori e ottenere una valutazione così elevata?
Forse la risposta si cela dietro una complessa rete di interessi, favoritismi e valutazioni compiacenti. Un sistema che, ancora una volta, sembra premiare l’opacità e la speculazione a discapito della trasparenza e del merito.
E mentre noi ci interroghiamo su questi misteri italiani, Travaglio, Scanzi e Sommi continuano a intrattenere le platee internazionali (ammesso che esistano davvero), alimentando un business che appare sempre più come un castello di carte pronto a crollare.
L’attenzione si concentra ora sulle strategie che la società intende adottare per risollevare le sorti di Loft e per giustificare una valutazione così elevata nonostante le perdite consistenti.
Sarà cruciale monitorare le prossime mosse del management e le comunicazioni ufficiali ai soci per comprendere appieno la situazione e le prospettive future del gruppo editoriale.
Ma soprattutto: chi compra, e quanto paga?
Non è chiaro, e in assenza di nomi e contratti, l’operazione per non prestarsi a sospetti di alcun tipo avrebbe richiesto ben altri dettagli.
Questo dato solleva interrogativi sulla reale dipendenza del giornale dal mercato italiano e sull’influenza che finanziamenti esteri potrebbero esercitare sulla linea editoriale.
È fondamentale analizzare nel dettaglio la provenienza di queste entrate, identificando i paesi e le entità coinvolte. Un’indagine accurata potrebbe rivelare accordi commerciali, partnership o sponsorizzazioni che, pur legittime, meritano di essere portate a conoscenza del pubblico per una maggiore trasparenza.
Resta da capire se questa dipendenza da finanziamenti esteri rappresenti un’anomalia nel panorama editoriale italiano o una tendenza in crescita, magari legata alla difficoltà di sostenere un giornalismo indipendente e di qualità unicamente con risorse nazionali.
Allo stesso tempo, è necessario valutare se questa situazione possa compromettere l’autonomia decisionale del giornale, influenzando la selezione delle notizie, l’angolazione degli articoli e, in ultima analisi, la percezione che il pubblico ha della realtà.
Un’analisi comparativa con altri giornali italiani, che operano con modelli di finanziamento diversi, potrebbe fornire un quadro più chiaro della situazione e aiutare a definire se il caso in questione rappresenti un’eccezione o una regola.
Infine, sarebbe opportuno interrogarsi sul ruolo delle istituzioni e degli organi di controllo nel monitorare i flussi finanziari destinati ai media, garantendo che la trasparenza e l’indipendenza dell’informazione siano sempre tutelate, a beneficio dei cittadini e della democrazia.
Parallelamente, un’indagine sulle pratiche di gestione e sulle politiche editoriali adottate da testate giornalistiche con differenti assetti proprietari potrebbe rivelare interessanti correlazioni tra la solidità finanziaria e la qualità dell’informazione offerta al pubblico.
In questo contesto, l’accesso ai dati relativi alla pubblicità, agli abbonamenti e ai finanziamenti pubblici diventa cruciale per valutare la sostenibilità economica dei media e il loro potenziale impatto sull’opinione pubblica.
La sfida, dunque, è quella di promuovere un ecosistema mediatico pluralistico e indipendente, capace di resistere alle pressioni economiche e politiche, e di garantire ai cittadini un’informazione accurata, imparziale e di qualità.
Da quali paesi esteri provengono questi acquisti, considerando che i prodotti di Travaglio sono realizzati in lingua italiana?
Come si spiega che le vendite all’estero superino quelle in Italia?
Che ci sia qualcosa di sospetto?