De Ficchy Giovanni

Analista Geopolitico

Meno male che c’è la realpolitik.

Bismarck, ovunque sia, ne sarebbe fiero.

In un’estate soffocante, con il rischio di affogare in un mare di ideologie e moralismi, la realtà si riafferma con la sua logica ferrea, aderendo ai fatti per quello che sono, non per come qualcuno vorrebbe che fossero.

Quanto segue vale sia per la gente comune che per i potenti.

Dopo mesi di sciocchezze su Donald Trump e su come la sua presidenza stia danneggiando gli americani, relegando la principale potenza mondiale ai margini della storia e sconvolgendo un ordine mondiale consolidato, arrivano notizie che dicono la verità opposta.

Dovremmo prestare attenzione a questo, non alla politologia spicciola.

Attenzione a quanto avvenuto a Rio de Janeiro, dove si è tenuto il meeting dei BRICS, un’area di dialogo e cooperazione nata con l’intento di essere un’alternativa al G7.

L’incontro ha visto i leader di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica discutere di temi cruciali come la riforma del sistema finanziario internazionale, la cooperazione economica e la ricerca di soluzioni comuni alle sfide globali.

L’importanza strategica dei BRICS risiede nella loro crescente influenza economica e politica, rappresentando una significativa porzione della popolazione mondiale e delle risorse globali.

Tuttavia, permangono delle sfide interne al gruppo, legate alle diverse priorità e agli interessi nazionali dei singoli membri, che rendono complesso il raggiungimento di posizioni unitarie su tutte le questioni.

Resta da vedere se i BRICS riusciranno a consolidare il loro ruolo di player alternativo nel panorama internazionale o se le divergenze interne ne limiteranno l’efficacia.

BRICS è un acronimo che indica i cinque stati fondatori: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.

Recentemente, il gruppo si è ampliato con l’aggiunta di Indonesia, Egitto, Etiopia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Iran.

I BRICS allargati detengono un enorme potenziale economico, concentrando l’84% delle riserve mondiali di terre rare, il 66% del manganese e il 63% della grafite.

La forza produttiva dei BRICS è in crescita, superando il G7 nel 2024 per PIL a parità di potere d’acquisto (35,43% contro 29,64%).

Questo formato alternativo al G7 si concentra sulla difesa del regime commerciale multilaterale, sulla revisione dell’architettura finanziaria internazionale, ovvero sulla difesa della globalizzazione dal protezionismo e sulla de-dollarizzazione delle transazioni commerciali globali

Obiettivi ambiziosi sulla carta.

Che, tuttavia, sono destinati a rimanere tali.

Nonostante la retorica contraria, l’equilibrio del potere geostrategico continua a favorire gli Stati Uniti.

Pochi sono disposti a rischiare un conflitto con una nazione capace di sferrare un colpo mortale.

Pochi sono disposti a rischiare un conflitto con una nazione capace di sferrare un colpo mortale. La deterrenza, in questi casi, diventa l’arma più affilata, un equilibrio delicato tra potenza e diplomazia.

Le alleanze si rafforzano, le dimostrazioni di forza si moltiplicano, e i canali di comunicazione rimangono aperti, seppur perennemente tesi. La posta in gioco è troppo alta per permettersi errori di calcolo, per cedere alla tentazione di una facile vittoria.

La pace, per quanto precaria, resta l’obiettivo primario, un faro nella notte della potenziale distruzione.

Si spera che la ragione prevalga sull’istinto, che la consapevolezza delle conseguenze dissuada anche il più bellicoso degli animi dall’intraprendere la strada della guerra

Ciò spiega perché, in un vertice inteso ad affrontare la de-dollarizzazione nell’area BRICS, Xi Jinping ha inviato Li Qiang al suo posto, e Vladimir Putin ha partecipato da remoto, citando il desiderio di risparmiare a Lula l’imbarazzo dato il mandato di arresto della CPI per il suo arresto.

Trump ha dichiarato che qualsiasi paese che si allineerà alle politiche antiamericane dei BRICS dovrà affrontare un aumento delle tariffe del 10%.

Il Presidente Trump ha minacciato dazi del 10% per i paesi che sostengono politiche anti-americane dei BRICS.

In una dichiarazione pubblicata sulla piattaforma Truth Social, Trump ha definito l’iniziativa “una misura necessaria per tutelare l’economia e i lavoratori americani da un asse commerciale ostile”.

Il provvedimento entrerà in vigore dal 1° agosto, salvo nuove indicazioni da parte della Casa Bianca.

Tale mossa audace ha suscitato ondate di shock in tutto il mondo, mandando onde di incertezza attraverso i corridoi del potere di Pechino, Nuova Delhi e oltre.

Pretoria ha dichiarato che le relazioni con gli Stati Uniti “restano strategiche” e ha respinto l’accusa di allineamento automatico alle politiche cinesi o russe.

Il The Guardian riferisce che Pechino, invece, ha alzato i toni, parlando di un “atto ostile” e di un tentativo deliberato di influenzare artificialmente gli equilibri del commercio globale.

I BRICS, un blocco di nazioni emergenti che comprende Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, sono da tempo una spina nel fianco per l’egemonia americana.

Le loro politiche economiche e geopolitiche alternative sfidano l’ordine globale guidato dagli Stati Uniti, e il Presidente Trump non è tipo da starsene lì a guardare.

La minaccia dei dazi è un chiaro segnale che l’America non esiterà a usare il suo peso economico per costringere i paesi a conformarsi alla sua visione

La domanda ora è: i BRICS cederanno alle pressioni di Trump o raddoppieranno la loro sfida all’America?

Solo il tempo lo dirà.

Questo avvertimento ha indotto il blocco, pur concepito per ribaltare gli equilibri globali, a ritrattare le decisioni più incisive, limitandosi a esprimere “preoccupazione” per i dazi di Trump e criticando le misure protezionistiche unilaterali.

In sostanza, un nulla di fatto: sfidare gli Stati Uniti si è rivelato sconveniente.

Loro ti metteranno sempre KO.

Di Admin

Scopri di più da Giornalesera.com

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere