De Ficchy Giovanni

La segretaria del Pd, ha scelto di schierarsi con l’indifendibile sindaco Sala, che rivendica le sue azioni (illegali) sui grattacieli di Milano.
.Ma questa mossa, prevedibile quanto criticabile, rischia di affossare ulteriormente un partito già in crisi d’identità.
Come può il Pd, che si professa paladino della legalità e della trasparenza, chiudere un occhio di fronte a presunte irregolarità urbanistiche?
Non si tratta forse di un’incoerenza stridente, che mina la credibilità del partito agli occhi dell’elettorato?
Come possono i cittadini fidarsi di chi predica bene e razzola male?
Urge un chiarimento immediato, una presa di posizione netta che non lasci spazio a interpretazioni ambigue.
Il Pd deve dimostrare, con i fatti, di essere all’altezza dei valori che dichiara di difendere, senza se e senza ma.”
La difesa a spada tratta di Sala, anziché chiarire la situazione, getta ombre inquietanti sull’operato del Comune e alimenta il sospetto che dietro i grattacieli scintillanti si celino interessi poco limpidi.
Un autogol clamoroso, che rischia di allontanare definitivamente l’elettorato moderato e di consegnare Milano nelle mani degli avversari politici.
“Le mie mani sono pulite”, nel senso che “non esiste una singola azione che possa essere attribuita a mio personale vantaggio”.
Ma questa non è un’autodifesa, è una confessione.
Sala conferma la tesi della procura di Milano: per due legislature ha agito da sindaco nell’interesse dei milanesi, non per arricchimento personale, ma per convinzione (mirando forse alla rielezione, alla leadership nazionale, o alla posterità).
Il problema è che quello che ha fatto è illegale.
In fondo, Sala è indagato per aver avallato nomine di architetti in conflitto di interessi e per la gestione di un singolo progetto il “Pirellino”, di Manfredi Catella, che la commissione Paesaggio prima boccia due volte e poi approva dopo che l’architetto Stefano Boeri si è mosso su Sala.
E Sala lo sa benissimo, visto che per mesi si è speso per far approvare dal Parlamento una legge che si chiamava Salva Milano e che è stata bloccata dopo una prima approvazione soltanto perché la Procura – non Sala – ha dimostrato che era stata scritta sotto dettatura dei componenti della commissione Paesaggio poi arrestati perché lavoravano per i costruttori e non per il Comune.
Evocare Mani Pulite significa chiamare i partiti a condividere le responsabilità: anzi, non solo i partiti, tutti, le istituzioni, i professionisti, i giornali.
Il sistema, appunto.
Sala presenta una versione degli ultimi anni che solo la stampa amica può accettare: come se il problema fosse la paura del progresso (magistrati?) e dello sviluppo urbanistico.
Sala ha creato una città illegale ed elitaria, escludendo chi non può permettersela e ostacolando chi non usa i canali giusti per lavorare, ma si difende affermando: “Negli ultimi anni abbiamo investito un miliardo nei servizi sociali”.
Ma un miliardo speso come?
Dove sono finiti questi soldi?
Nelle tasche degli amici degli amici, o in progetti realmente utili alla comunità?
Perché la sensazione è che Milano stia diventando una vetrina scintillante per pochi, mentre la maggioranza fatica ad arrivare a fine mese.
E non si tratta solo di soldi, ma di opportunità.
Se non hai le conoscenze giuste, se non fai parte del giro, sei tagliato fuori.
E questa non è la Milano che vogliamo.