DE FICCHY GIOVANNI

Un governo si giudica sui dati concreti, non sugli slogan.

La Borsa italiana si sta avvicinando ai massimi storici, lo spread è sceso in modo significativo e per la prima volta da decenni alcuni titoli italiani sono percepiti dai mercati come meno rischiosi di quelli francesi.

Questo rinnovato interesse degli investitori è un segnale di fiducia nell’economia italiana, spinto da una combinazione di fattori: riforme strutturali, gestione oculata del debito pubblico e, non da ultimo, una ritrovata stabilità politica.

Tuttavia, è fondamentale mantenere un approccio prudente.

I mercati finanziari sono volatili per natura e fattori esterni, come tensioni geopolitiche o cambiamenti nelle politiche monetarie globali, potrebbero rapidamente invertire questa tendenza positiva.

Sarà cruciale monitorare attentamente l’evoluzione della situazione economica e politica, sia a livello nazionale che internazionale, per valutare la sostenibilità di questo rally e mitigare i potenziali rischi.

Un’analisi approfondita dei fondamentali delle singole aziende quotate in Borsa, unitamente a una diversificazione del portafoglio, resta la strategia più efficace per affrontare le incertezze del mercato e massimizzare i rendimenti a lungo termine.

Le agenzie di rating hanno rivisto al rialzo l’outlook sull’Italia, segnale che il Paese viene considerato più stabile e credibile.

Anche i fondamentali interni migliorano: il PIL regge, l’occupazione cresce, la disoccupazione cala.

I conti pubblici, nonostante le difficoltà ereditate, sono sotto controllo.

In sintesi, tutti gli indicatori principali si stanno muovendo nella direzione giusta.

Questo significa una cosa molto chiara: il governo sta facendo il suo dovere e lo sta facendo bene.

L’Italia è tornata ad avere una leadership stabile, autorevole, rispettata in Europa e nel mondo.

La cosa che più mi è piaciuta nella sostanza è che la Meloni abbia ribadito che nel conflitto russo-ucraino Putin è l’invasore: perfetto allineamento con la posizione netta di Bruxelles.

Meloni ha da tempo dimostrato di saper coltivare buone relazioni all’estero.

E per fortuna.

Perché se oggi avessimo avuto Elly Schlein al governo, probabilmente saremmo ancora fermi a parlare solo di Gaza, di Palestina, di slogan identitari e campagne ideologiche, mentre i mercati avrebbero reagito con allarme e lo spread sarebbe schizzato.

Bisogna comunque considerare che Trump per motivi ideologici era a priori propenso a esprimere simpatia alla premier italiana, esponente di estrema destra come lui.

Se ci fosse stato un primo ministro di sinistra non sarebbe stato altrettanto ben disposto.

I complimenti trumpiani andrebbero quindi almeno parzialmente ridimensionati.

Non si governa un Paese industriale avanzato ignorando l’economia reale per rincorrere battaglie simboliche.

La credibilità di un esecutivo si misura con i risultati.

E oggi, piaccia o meno, l’Italia sta dimostrando di essere governata con serietà e coerenza.

I numeri parlano.

E non portano bandiere.

Di Admin

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