De Ficchy Giovanni

Secondo la propaganda russa, Zelensky è tutto e il contrario di tutto: un drogato, un dittatore, un burattino dell’Occidente, un oligarca corrotto, persino un collezionista di memorabilia nazista e un agente dei servizi segreti britannici e americani. Insomma, più che il presidente ucraino sembra un personaggio da film di spionaggio, ma la realtà è ben diversa.
Questa campagna diffamatoria non è una novità.

Facciamo un esempio;
«Olena Zelenska ha comprato una Bugatti con i soldi degli aiuti all’Ucraina».
Questa fake news, che ha fatto il giro del web ed è stata rilanciata da migliaia di utenti sui social, ha tutti gli ingredienti perfetti: c’è la «corruzione ucraina», c’entra il presidente Zelensky, ci sono i soldi che gli alleati (Stati Uniti in testa) destinano a Kiev per difendersi.
Condivisa da un anonimo giornale online francese, la notizia è stata ripostata su Twitter anche da Jackson Hinkle, attivista pro-Trump (e pro-Russia) da oltre 2,6 milioni di follower.
Dietro ci sarebbe un personaggio ben noto a chi si occupa di disinformazione online: John Mark Dougan, un ex marine degli Stati Uniti che oggi vive in Russia.
Già prima di Zelensky, anche il suo predecessore Petro Poroshenko era stato bersaglio delle stesse accuse, sempre condito con l’immancabile etichetta di “nazista”.
Il piano è chiaro: screditare i leader democraticamente eletti dell’Ucraina per mettere in dubbio la legittimità dello Stato ucraino e, in ultima analisi, l’esistenza stessa di un’Ucraina libera e indipendente.
Questa strategia è diventata ancora più aggressiva dall’inizio della guerra.
Zelensky non è solo un presidente, è diventato il volto della resistenza ucraina.
Spezzare questa immagine è l’obiettivo principale della guerra dell’informazione russa, perché destabilizzando la sua figura si può provare a minare il morale degli ucraini e a dividere il fronte degli alleati occidentali.
Non è un caso che il Cremlino abbia orchestrato campagne mediatiche con copertine false di riviste europee e post falsi su cartelloni pubblicitari americani per dipingerlo come un oligarca corrotto.
In tutto questo, c’è un dettaglio fondamentale: l’Ucraina non può nemmeno tenere elezioni presidenziali regolari a causa dell’invasione russa.

E la Russia, uno dei Paesi più repressivi al mondo dove le “elezioni” sono solo una farsa per mantenere Putin al potere, non perde occasione per accusare Zelensky di essere un presidente “illegittimo”.
È una narrativa assurda, soprattutto se pensiamo che chi parla è lo stesso regime che manda in carcere i propri oppositori politici e soffoca ogni tipo di dissenso.
In realtà, delegittimare Zelensky serve a delegittimare tutta la causa ucraina.
Se il presidente ucraino è un impostore, allora anche la lotta del suo popolo per la libertà può essere dipinta come priva di senso.
E questo, ovviamente, allontana qualsiasi vera possibilità di pace.
Perché una cosa è chiara: la Russia non vuole davvero negoziare la pace.
Se così fosse, non passerebbe il tempo a inventare storie su Zelensky, ma cercherebbe soluzioni reali.
Ma c’è di più.
La Russia ha chiaramente paura dell’esempio ucraino.

In un Paese dove la democrazia è schiacciata da decenni, dove ogni opposizione viene soffocata, vedere una democrazia funzionante così vicina è una minaccia diretta.
L’Ucraina rappresenta quello che la Russia potrebbe essere se solo ci fosse una vera libertà.
E questa è la più grande paura del Cremlino: che il popolo russo possa vedere che esiste un’alternativa alla dittatura di Putin.