
Lo desiderano
Mentre noi tutti ci godevamo un lungo weekend di vacanza, i media mainstream si davano da fare per dare vita a una notizia falsa, fasulla, fraudolenta e fantasiosa sulla scomparsa di Donald Trump.
Non c’è niente che i giornali americani amano di più di un bel dramma, vero?
Quando il “Donald” non appare per qualche giorno, i titoli salgono alle stelle come se stessero cercando di battezzare un nuovo supereroe. “Dead Donald: la nuova sensazione della stagione!”
Chi avrebbe potuto resistere?
Per essere onesti, però, chi può biasimare il Quarto Potere per aver sussurrato senza fiato, per essersi fregato le mani per la gioia alla prospettiva di “Dead Donald”?
Voglio dire, se quel tizio passa due giorni interi senza tenere una conferenza stampa improvvisata dal prato sud della Casa Bianca, può solo significare che 47 fa 86, giusto?
Giusto?
La matematica è semplice, ragazzi!
Mancava solo la parte in cui il suo fantasma inizia a dominare il Congresso.
Immaginate quindi la loro delusione quando ieri Trump in persona è risorto dai morti per porre fine a quelle voci, rimanendo impassibile come se non fosse accaduto nulla.
Con la sua solita capigliatura perfettamente pettinata e una cravatta rossa che gridava “sono ancora qui e sono pronto a combattere!”, l’ex presidente ha accolto i reporter con un sorriso smagliante.
E tutti noi sappiamo che quel sorriso era l’equivalente di una risata sarcastica a uno stato di veglia permanente.
“Pensavate davvero che potessi sparire?” ha esclamato, mentre il mormorio dei corrispondenti in fila sembrava quasi un coro di anime giubilanti invocanti il suo ritorno.
Era come se avesse fatto un bel viaggio al di là della mortalità e si fosse semplicemente dimenticato di portare indietro souvenir. “Dovevo solo prendere un po’ di sole, folks!”
E come ha continuato a parlare, ho iniziato a pensare che forse il sole era solo un’altra metafora per un bel giardino fiorito di notizie inventate.
Trump continuava, in quel suo modo di parlare tanto caratteristico che sembrava una sorta di poesia in prosa: “La verità è che i media mi adorano.
È come se fosse un’ossessione. Vogliono che io cada, ma io sono qui! Sempre e comunque!”
In un certo senso, aveva ragione.
La sua esistenza era un compartimento di notizie esotiche e ricette per il disastro politico, tutto condito da un pizzico di popcorn mediatico.
Ma la cosa divertente è che lui stesso, nel suo modo unico di percepire il mondo, non si era nemmeno reso conto che la vera notizia non era la sua resurrezione politica, ma piuttosto il fatto che ognuno di noi, dal barista al banchiere, stava semplicemente ridendo delle sue malefatte.
Come possiamo non fantasticarci sopra?
Era come un reality show di successo in cui il protagonista stesso non sapeva di essere ridicolo.
E mentre Trump continuava a sciorinare la sua lista di trionfi, parlando di come le sue politiche avessero cambiato il mondo (o almeno quello del golf), mi sono chiesto: fino a quando questa commedia dell’assurdo continuerà?
I media lo desiderano, il pubblico lo desidera e, a quanto pare, anche lui lo desidera.
È un circolo vizioso di desiderio e frustrazione in cui ogni impronta lasciata da Trump nei corridoi del potere è seguita da un’eco di applausi, malgrado le sue follie.
Ora, concedetemi un momento per riflettere.
I suoi sostenitori, con i loro cappellini rossi, abbracciavano l’incredibile resistenza dell’ex presidente come se fosse un miraggio che finalmente diventava realtà. “Non morire mai! Non mollare, Donald!” sembrava l’urlo di battaglia di una generazione di fan sfegatati che sperano sempre che l’eroe tornerà per salvare la patria, come nei film.
Ma in questo caso, il film è già diventato un cult per le sue scene surreali e inverosimili.
E così, mentre i media si affannavano a commentare il suo rientro, mi sono reso conto che la scomparsa di Trump era stata, in realtà, solo una piccola pausa in un’epopea che sembrava non avere fine.
È incredibile pensare che una figura così divisiva e controversa possa facilmente tornare a rubare la scena.
I suoi avversari possono lamentarsi, eppure il pubblico, affamato di spettacolo, brama la sua presenza come se fosse l’ultimo dolce in un banchetto infinito.
Ma non lasciamoci ingannare, perché dietro al velo di sarcasmo e ironia, c’è un messaggio più profondo: Trump rimarrà finché qualcuno continuerà a raccontare le sue storie.
E noi, che siamo sia i narratori che il pubblico, ci ritroviamo intrappolati in questo circo mediatico dove il clown buffo diventa il protagonista.
Quindi, mentre ci godiamo il nostro brunch domenicale, con un occhio sui programmi televisivi e l’altro sui social media, sappi che, nonostante tutto, il desiderio di Trump e della sua narrazione non svanirà tanto facilmente.
Anzi, probabilmente crescerà, perché, alla fine, è più piacevole ridere e stupirsi piuttosto che affrontare la dura realtà.
In un mondo dove le notizie scorrono più veloci di un tweet, l’assurdità diventa normalità e, chi lo sa, magari un giorno scopriremo che non era morto nemmeno l’elefante nella stanza… bensì l’intero zoo.