
Durante la maestosa parata militare di mercoledì scorso a Pechino, tre protagonisti della geopolitica mondiale si sono trovati fianco a fianco, non solo per dare il giusto risalto a una manifestazione di forza e unità, ma anche per discutere un argomento di grande attualità: la possibilità di vivere oltre i 150 anni, o addirittura di svicolare dal concetto di mortalità.
Tutto ciò mentre camminavano in testa a un corteo di leader stranieri verso piazza Tienanmen, come se stessero sfilando per un concorso di bellezza piuttosto che per una commemorazione ufficiale della potenza militare.
L’idea di una vita eterna potrebbe sembrare più adatta a un romanzo fantascientifico che a una conversazione tra capi di stato, ma chi siamo noi per criticare?
La televisione di stato cinese, con i microfoni ben aperti, ha immortalato questo scambio di convenevoli e visioni sul futuro, riducendo il concetto di mortalità a nulla più di un dettaglio trascurabile.
Una sorta di “come stai?” elevato all’ennesima potenza, in un’atmosfera di camaraderie quasi surreale.

Il dialogo, tradotto tra mandarino e russo, inizia con Xi Jinping e Kim Jong Un che si scambiano frasi affettuose, come due vecchi amici finalmente riuniti dopo anni di assenza. “Finalmente, hai corso alla maratona per arrivare qui?” sembra quasi esclamare Xi, mentre accenna un sorriso.
Ma mentre il clima è di gioia, sullo sfondo si avverte un’ombra di serietà: chi ha il potere di decidere quanto dura l’esistenza umana?
E perché non dovremmo essere noi a cercare di allungarla?
“Le persone a 70 anni sono ancora giovani”, afferma Xi, con l’entusiasmo di chi sta vendendo un’idea rivoluzionaria.
E giustamente, perché chi può negare che oggi, a 70 anni, molte persone esibiscono una vitalità che farebbe invidia a un ventenne del secolo scorso? Sull’onda dell’ironia, si potrebbe aggiungere che la vera giovinezza potrebbe risiedere nel potere e nella ricchezza accumulate, non nella biologia.
Dunque, se Xi considera i settantenni “bambini” rispetto ai migliori anni della loro vita, viene da chiedersi cosa pensi degli ottantenni e dei novantenni, dignitosi guerrieri di un’epoca che pare non finire mai.
Ma non lasciamoci ingannare dalle apparenze.
Mentre uno scambio di battute spiritose si svolge, Putin si unisce alla conversazione con il suo consueto aplomb: “Un tempo difficilmente la gente viveva oltre i 70 anni… ma oggi a 70 anni… sei ancora un bambino

Poi Putin dice: «Con lo sviluppo delle biotecnologie, gli organi umani possono essere trapiantati più volte, e le persone possono vivere più a lungo e persino raggiungere l’immortalità».
A quel punto Xi risponde, dicendo: «Secondo le previsioni nel corso di questo secolo gli esseri umani potranno vivere fino a 150 anni».
.” Il tono di Vladimir è quasi paternalistico, come se stesse esortando i suoi interlocutori a non sprecare il tempo prezioso di cui sono stati dotati. “Vieni, godiamocela questa vita infinita!”, sembra dire, mentre il suo sguardo scrutatore fissa il pubblico lontano.
Ma chi parla realmente di vitalità quando la morte politica è sempre dietro l’angolo?
Immaginate un mondo con questi tre signori eterni, regnanti senza fine, il che porta a riflessioni di natura diversa.
Se il mantra del lungo governo diventa modus operandi, dove porterebbe l’umanità?
Potremmo assistere a una nuova era di tirannie mascherate da benevola saggezza?
O, più semplicemente, a un’elegante coreografia di dinamiche di potere perpetue, che si ripetono all’infinito, come un valzer di monarchi?
L’assurdo di tutto ciò è che, nel tentativo di abbracciare una vita allungata, si ignora il valore della transitorietà dell’esistenza.
L’immortalità proposta da questi leader potrebbe risultare poco più di una strategia per mantenere il controllo, dando il buon esempio di una società in cui ogni individuo, sebbene anziano e fragile, si trova a servire i propri padroni in un ciclo ininterrotto di venerazione e obbedienza.
Eppure, il pubblico sembra apprezzare questa visione di longevità: “Siamo tutti insieme!”, dicono, mentre applaudono i loro leader impegnati in questa conversazione tanto profonda quanto leggera.
Mentre i tre continuano a interagire, ci si aspetterebbe che almeno uno di loro tiri in ballo la questione dei diritti umani o del benessere collettivo, ma questo non sembra rientrare nel manuale di stile di chi comanda.
“Mangiate bene, vivete a lungo”, sembra il messaggio che si cela dietro questi scambi di battute.
Ma chi stabilisce cosa significa “mangiare bene” in un regime di potere?
Forse solo quello che manda in onda questa parata e decide cosa mostrare al mondo.
E così, mentre Xi, Putin e Kim proseguono il loro cammino, chiacchierando di gioventù eterna e di conquiste personali, non possiamo fare a meno di chiederci se, alla fine, l’unica cosa che si prolungherà sarà la loro permanenza al potere.
In conclusione, mentre i leader si avviano verso un futuro indefinito, ci troviamo di fronte a un paradosso: vogliamo davvero vivere per sempre, o preferiamo goderci la fuggevole bellezza della vita così com’è?
Una domanda che i tre uomini al centro della scena, intenti nella loro danza di parole, sembrano non considerare.
Perché, in fondo, l’immortalità richiede più responsabilità di quanto un semplice sorriso possa suggerire.
Chiudiamo quindi la discussione con un brindisi, ironico, a questa vita senza fine, chiedendoci se i leader di domani abbiano in mente una parata appena più sobria, in cui l’immortalità non sia più oggetto di discussione, ma realtà condivisa.
