Addio a Giorgio Armani: Un Mito del Moda che Ha Illuminato il Nostro Tempo
De Ficchy Giovanni


Oggi, 4 settembre, ci ha lasciato uno dei protagonisti indiscussi della moda mondiale, Giorgio Armani, all’età di 91 anni.
La notizia della sua scomparsa, avvenuta mentre era a casa in convalescenza dopo un lungo ricovero ospedaliero, segna la fine di un’era per il fashion system e per tutti noi che abbiamo avuto il privilegio di assistere alla sua straordinaria carriera.
Era noto per tenere privati i suoi momenti di vulnerabilità, e così anche stavolta ha scelto di congedarsi nel modo che più amava: lavorando. Nonostante la sua condizione, pianificava con passione le sfilate, controllando ogni dettaglio tramite Facetime fino all’ultimo istante, come solo un autentico sovrano della moda potrebbe fare.
Giorgio Armani non era semplicemente un designer; era una figura che ha ridefinito il concetto stesso di eleganza e stile.
Con la sua visione unica, ha liberato le donne da vestiti costrittivi, offrendo loro non solo abiti, ma anche una nuova identità.
Il suo approccio al design era improntato all’essenzialità, al comfort e alla sofisticatezza, elementi che hanno trasformato radicalmente il panorama della moda.
Giorgio Armani nasce il 11 luglio 1934 a Piacenza.
Dopo gli studi in medicina, che abbandona per seguire la sua passione per la moda, nel 1957 inizia a lavorare come vetrinista per il grande magazzino La Rinascente di Milano.
In questi anni affina il suo gusto per le linee essenziali e gli abbinamenti di colori, due elementi distintivi che segneranno il suo futuro stile nella moda.
Nel 1965 fonda con Sergio Galeotti la società GAM Armani, dedicandosi inizialmente al freelancing per vari brand italiani come Ungaro, Zegna e Gibò.
I suoi abiti dalle linee fluide e morbide conquistano subito il pubblico femminile.
La grande svolta arriva nel 1975, quando Giorgio Armani propone al pubblico della sua prima sfilata una rivoluzionaria giacca destrutturata per donna.
Il capo, morbido e sciancrato, rompe gli schemi costrittivi della tradizione sartoriale maschile.
È un trionfo che decreta l’ascesa di Armani nell’olimpo degli stilisti italiani.
L’intuizione di liberare il corpo femminile dai rigidi completi maschili influences moltissimi altri designer.
Nel giro di pochi anni lo stile Armani conquista le star di Hollywood e il grande pubblico internazionale.
Basti pensare all’indimenticabile tailleur pantalone indossato da Richard Gere in American Gigolo.

Un capo che ha segnato un’epoca e che ancora oggi è fonte di ispirazione per stilisti e appassionati di moda.
Ma il tailleur pantalone non è solo un simbolo di eleganza maschile, è anche un capo versatile e adatto a diverse occasioni.
Si può indossare per un evento formale, abbinato a una camicia e a un paio di scarpe stringate, oppure per un look più casual, con una t-shirt e delle sneakers.
L’importante è scegliere il modello giusto, quello che meglio si adatta alla propria fisicità e al proprio stile.
Se bisogna fare un parallelo, l’unica altra figura che ha cambiato il costume sociale con tanta potenza e audacia è stata Coco Chanel. Entrambi, diversamente, hanno dato voce a generazioni, ma Armani ha saputo farlo mescolando il rigore del tailoring tradizionale con una modernità senza tempo.
In questo momento di tristezza e riflessione, non possiamo fare a meno di pensare a quanto abbia generato l’immenso talento di Armani nella nostra società.
Le sue collezioni, presentate sulle passerelle mondiali, non erano solo abiti, ma vere e proprie dichiarazioni d’intenti.
Ogni pezzo raccontava una storia, evocava emozioni e, cosa più importante, restituiva dignità e potere a chi lo indossava.
Era un maestro nel cogliere le sfumature del suo tempo e nel trasformarle in opere d’arte indossabili.
La sua carriera, iniziata nel lontano 1970, è stata un cammino di incessante innovazione e audacia.

Ricordiamo le sue prime sfilate, il modo in cui ha introdotto il concetto di “informale chic”, rivoluzionando così il modo di concepire l’abbigliamento maschile e femminile.
Ogni creazione era caratterizzata da linee pulite e silhouette sofisticate, un perfetto equilibrio tra arte e funzionalità.
Lui è inoltre stato uno strenuo promotore del Made in Italy nel mondo, producendo interamente in Italia e valorizzando i distretti manifatturieri d’eccellenza.
Il brand Armani rappresenta ancora oggi l’epitome dello stile italiano nel mondo.
Lui si incarna nell’eleganza raffinata, l’artigianalità di alta qualità, l’uso di materiali pregiati e una perfezione sartoriale che rende il Made in Italy un simbolo di lusso e pregio a livello internazionale, soprattutto nel campo della moda e del design.
L’estetica di Armani ha segnato profondamente un’epoca e continuerà a influenzare le generazioni future.
Oltre alla creatività, ciò che ha sempre contraddistinto Armani era la sua dedizione al lavoro.

Anche nei momenti di difficoltà, come quelli degli ultimi mesi, la sua passione rimaneva intatta.
Stava preparando con entusiasmo la sfilata all’Accademia di Brera, prevista per il prossimo 28 settembre, in occasione dei 50 anni di carriera.
Una celebrazione che avrebbe dovuto essere non solo un omaggio al suo genio creativo, ma anche un testamento alla sua resilienza e alla sua indomita voglia di vivere attraverso il lavoro.
Armani era anche un visionario nel senso più profondo del termine, per aver anticipato e promosso concetti come la sostenibilità nella moda (“meno è meglio”), la creazione di un lifestyle accessibile ma di alta qualità e l’idea di un’eleganza duratura e senza tempo che trascende mode passeggere e confini generazionali.
Non si limitava a creare moda; creava stili di vita, cercando di adattare i suoi capi alle esigenze delle persone moderne.
La sua abilità nell’anticipare tendenze e nel rispondere a cambiamenti sociali e culturali era impressionante.
Si è sempre battuto per la sostenibilità, per il rispetto delle differenze e per la celebrazione della bellezza in tutte le sue forme.
I suoi leggendari completi maschili, i tailleur femminili e gli abiti da sera che incantavano le passerelle, non sono mai stati solo tessuti cuciti insieme.

Ogni creazione era un riflesso delle sue esperienze, dei suoi sogni e delle sue aspirazioni.
Con ogni sfilata, Armani voleva raccontare una storia e, in un certo senso, ha raccontato la sua, facendoci immergere nel suo mondo fatto di eleganza e raffinatezza.
Re Giorgio, come lo chiamavano affettuosamente, non ha soltanto percorso la strada della fama; ha aperto strade per molti altri designer, ispirando intere generazioni a esplorare il loro potenziale creativo.

È stato un mentore, un pioniere e un simbolo di ciò che significa, in effetti, lasciare un’impronta indelebile nel tempo.
Oggi, mentre ci uniamo nel dolore per la perdita di un maestro, è importante celebrare il suo lascito.
Giorgio Armani non è solo un nome; è un’istituzione, una leggenda che vivrà per sempre nel ricordo di coloro che hanno potuto ammirare la sua arte e il suo lavoro.
La sua influenza trascende la moda, permeando la cultura e l’arte, ridefinendo l’eleganza e lo stile italiano.
Giorgio Armani ha saputo creare un impero basato sulla semplicità sofisticata, un’estetica senza tempo che ha conquistato il mondo.
Il suo genio risiedeva nella capacità di cogliere l’essenza della bellezza e di tradurla in creazioni che esaltano la personalità di chi le indossa.
Un uomo che ha saputo anticipare i tempi, interpretare i cambiamenti della società e offrire risposte concrete attraverso le sue collezioni. Oggi, più che mai, il suo spirito continua a ispirare nuove generazioni di designer e a plasmare il futuro della moda.

La sua influenza si estenderà oltre le passerelle, riconosciuta anche nelle strade di tutto il mondo, dove i suoi capi sono diventati simbolo di eleganza e stile intramontabile.
Alcune delle creazioni a cui lo stilista ha dato vita nel corso degli anni sono entrate ormai a far parte della storia della moda a livello globale, considerate iconiche, intramontabili, vere e proprie opere d’arte.
Un ricordo di un suo momento terribile;
“Ho fondato la Giorgio Armani insieme a Sergio Galeotti, il primo a credere veramente nel mio talento, lui – ha detto Armani – si occupava del business e io della creatività, ma il destino mi ha messo a dura prova e, a seguito della scomparsa del mio socio, per far sì che la Giorgio Armani sopravvivesse, ho dovuto occuparmi di persona dell’azienda. Molti pensavano che non ce l’avrei fatta, ma grazie alla mia caparbietà e al sostegno delle persone a me vicine, sono riuscito ad andare avanti: è stato un percorso lungo e a tratti complesso, i momenti difficili li ho superati con l’impegno e la dedizione e il rigore, i valori che ho assimilato in famiglia e che raccomando sempre di seguire per dar forma a ciò in cui si crede, ancora di più oggi che si moltiplicano i successi effimeri perché ciò che chiede impegno – ha sottolineato – dura“.
Concludendo, Giorgio Armani è stato e sarà sempre un punto di riferimento fondamentale non solo nella moda, ma nella cultura contemporanea.
La sua visione ha contribuito a plasmare l’immaginario collettivo e le sue creazioni rimarranno nel cuore di tutti noi.
Sebbene oggi ci sentiamo un po’ più soli, sappiamo che il suo spirito vive in ogni abito, in ogni sguardo e in ogni attimo di bellezza che continueremo a scoprire grazie al suo genio.
Grazie, Re Giorgio, per averci donato un mondo migliore, più elegante e autentico.
Un mondo dove la bellezza non è effimera, ma sostanza, dove il classico si fonde con l’innovazione in un equilibrio perfetto. Hai vestito generazioni, non solo con abiti, ma con un’attitudine, un modo di essere.
Ci hai insegnato che la semplicità è la forma più alta di sofisticazione e che l’eleganza risiede nell’anima, prima che nell’apparenza.
Il tuo impero è un faro di stile, un’eredità preziosa che continuerà a illuminare il cammino della moda e del gusto per sempre.
Ci mancherai immensamente.