De Ficchy Giovanni

Tra le Macerie, la Fame e il Martellamento Ideologico
Ah, l’inizio dell’anno scolastico a Cuba.
Un momento che ogni anno si trasforma in una vera e propria festa… di miseria.
Mentre i bambini si preparano per tornare a scuola, le famiglie si trovano ad affrontare un vero e proprio campo minato: aule che crollano, bagni in condizioni orrende e un numero di insegnanti che continua a diminuire come gli zuccherini in un caffè senza dolcificante.
Ma non preoccupatevi!

Sarà sicuramente un anno scolastico indimenticabile, in tutti i sensi.
Le madri cubane, quelle vere eroine del quotidiano, si affollano nei mercatini a caccia di zaini usati e scarpe di seconda mano.
E mentre contrattano il prezzo di quel che dovrebbe essere un diritto – un semplice paio di scarpe – si rendono conto che a casa non ci sarà niente da mettere sul tavolo per cena.
È un gioco dell’oca dell’absurdo dove ogni casella è un promemoria della mancanza totale di futuro per i loro figli.
E chi se ne frega del fatto che i bambini vadano a scuola a stomaco vuoto?

La cosa più importante è che vestano l’uniforme, che per qualche motivo è il simbolo di una falsa uguaglianza celebrata dal regime.
Il Ministero dell’Istruzione, con un sorriso sornione e un tono trionfante, ammette che molte scuole sono chiuse. “Beh, certo! Dobbiamo creare delle opportunità di crescita personale, no?”
E così, i genitori si sentono rassicurati nel sapere che i loro bambini saranno educati da maestri che, se riusciranno a trovare la strada giusta per arrivare a scuola, avranno anche voglia di insegnare.
Ma chissà, magari l’importante è continuare a distribuire libri di testo inquina ideologica, perché cosa importa se le aule crollano?
E, oh, che meravigliosa novità!
Il governo consegnerà una “libretta” per annotare i progressi in due materie.
Non importa se non ci sono materiali scolastici, ciò che conta è la propaganda…
I genitori devono solo abituarsi all’idea che l’istruzione in questa epoca è una simpatica illusione.
Non possiamo dimenticare l’importanza della narrazione ufficiale: la rivoluzione ha trionfato, e le famiglie cubane sono solo un ostacolo nel cammino verso il successo.
Gli eroi, i veri talismani dell’avvenire, sono quelli che vengono presentati nei documentari governativi, mentre i cittadini combattono per sopravvivere.
La miseria, in fondo, è solo una questione di prospettiva.
La realtà è chiara: l’istruzione a Cuba resiste solo grazie alla lotta quotidiana delle famiglie, che si caricano sulle spalle pesi insostenibili per garantire un minimo ai loro figli.
L’educazione è “pubblica” e “gratuita”, ma solo nella lapidaria propaganda di Stato.
La verità è che è tempo di riconoscere che ogni anno scolastico che inizia è un ennesimo segnale di un fallimento sistemico che nessuno vuole ammettere.
Ecco la grande rivelazione: le scuole cubane non sono spazi di formazione, ma piuttosto riflessi dello sfascio nazionale.
Le macerie materiali, morali e spirituali raccontano una storia ben più tragica di quella che ci vogliono far credere.
Quindi, brindiamo con il caffè senza zucchero al nostro glorioso ritorno a scuola, in un contesto dove sono le famiglie, e non lo Stato, a garantire l’educazione dei loro figli, mentre il sistema si nasconde dietro un velo di retorica e illusioni.