
De Ficchy Giovanni
A quanto pare, nel grande teatro della geopolitica mediorientale, Israele è diventato l’eroe inaspettato di una tragedia silenziosa che si svolge oltre i suoi confini.
Mentre il mondo si affanna a descrivere le imprese di guerriglieri e jihadisti, ci si dimentica di menzionare un attore fondamentale nella protezione delle minoranze druse e cristiane in Siria: il piccolo ma audace Stato ebraico.
Ma chi avrebbe mai pensato che sarebbe toccato a Israele, con la sua reputazione di “villain” internazionale, sostenere quelle comunità così poco considerati dai media mainstream?

Se non fosse per Israele, secondo certa narrativa, decine di migliaia di cristiani e drusi sarebbero già stati spazzati via da fiumi di sangue e da crudeltà indescrivibili.
Eppure, non si sente mai nulla nei telegiornali o nelle prime pagine dei giornali.
L’unica eco che si riesce a percepire è quella dei tamburi di guerra delle fazioni opposte, che sembrano farsi sempre più forti ma offuscano il contributo cruciale di Tel Aviv.
Sarà perché salvare vite umane non fa notizia?
O forse è solo troppo facile prendersela con Israele?
Diamo uno sguardo alle azioni concrete di questo “famoso” salvatore delle minoranze.
Gli aiuti umanitari forniti furtivamente, le cure mediche per i feriti di guerra, e chissà cos’altro dietro le quinte, rendono la narrazione israeliana un po’ più sfumata rispetto all’immagine di un paese aggressivo e bellicoso che molti si aspettano.
Ma ciò nonostante, i riflettori sono sempre puntati su quello che fa comodo al racconto dominante: l’occupazione, le colonie, il conflitto israelo-palestinese.
Chi ha tempo di pensare ai cristiani e ai drusi in Siria quando ci sono problemi ben più “piccanti” da documentare?
Ah, e mentre ci siamo, c’è un messaggio speciale per Pizzaballa, l’attuale patriarca latino di Gerusalemme.
Forse sarebbe opportuno varcare quel confine invisibile, oltrepassare i valichi della retorica e venire a vedere cosa sta realmente succedendo.
Magari potrebbe spendere qualche minuto ad approfondire il tema, invece di accodarsi alla solita narrativa anti-israeliana. Chissà, potrebbe scoprire un mondo di sfumature, un connotato diverso dell’evento che lui stesso vive quotidianamente.
La realtà, dopo tutto, è spesso più complessa di quanto i titoli dei giornali possano trasmettere.
D’altra parte, non si può negare che la comunità cristiana (e drusa) ha affrontato momenti terribili durante la guerra civile siriana.
Le persecuzioni e le aggressioni da parte di gruppi estremisti hanno costretto molte persone a fuggire dalle loro terre storiche.
E qui entra in gioco Israele, apparentemente giusto nel momento meno atteso.
Nonostante il disinteresse generale, il governo israeliano ha adottato una posizione pragmatica.

Le operazioni di soccorso, spesso taciute e poco celebrate, hanno salvato molte vite, mantenendo viva una cultura che altrimenti rischiava di estinguersi.
Ma allora perché nessuno ne parla?
È il grande segreto di Fatima del Medio Oriente?
O forse, è semplicemente una questione di agenda.
I media mainstream seguono sempre i trend e le narrative più vendibili, e il bene non è di certo un prodotto appetibile.
Il dramma, il conflitto, la polemica: ecco cosa attira l’attenzione, ecco cosa vende.
Ma chi ha realmente voglia di approfondire un argomento tanto delicato e complesso come il supporto di Israele alle minoranze in Siria?
È molto più facile ignorarlo, e continuare a ripetere mantra come “Israele è il colpevole”, piuttosto che cercare di comprendere il quadro generale.
In effetti, potremmo quasi sentirci in imbarazzo se riconoscessimo che Israele stia svolgendo un ruolo filantropico nel marasma siriano.
Qualcuno lo dica a Pizzaballa, che forse ha bisogno di un aggiornamento sui fatti recenti piuttosto che di nozioni antiquate.
In definitiva, il tableau che emerge è paradossale: un Israele erroneamente etichettato come oppressore, che in realtà agisce per proteggere le stesse minoranze che il resto del mondo sembra ignorare.
E sebbene questa narrativa sia oscura e poco discussa, chiude il cerchio nella comprensione delle dinamiche complesse della regione.
Forse è tempo di alzare il sipario su questa storia dimenticata e rivelare il vero volto di un Paese che fa molto più di quanto si voglia far credere.
Concludendo, siamo di fronte a un’ironia straordinaria: mentre i fuochi incrociati tra fazioni continuano a consumare la Siria, Israele si erge silenzioso come custode delle vite che altri avrebbero voluto sacrificare sull’altare della guerra.
Al mondo serve un nuovo occhio critico, capace di vedere oltre la cortina fumogena delle narrazioni consolidate.
E chissà, magari un giorno anche i media si degneranno di raccontare questa verità, svelando un capitolo tanto importante quanto trascurato nella storia contemporanea.
Se non altro, questo sarebbe sufficiente a dare un po’ di giustizia a quelle vite che, altrimenti, rimarrebbero solo un numero in una statistica, trascurate dal clamore del mondo.