De Ficchy Giovanni

Ah, la Crimea! Un tempo vanto del Cremlino e simbolo di invulnerabilità, ora sembra più un palcoscenico di una tragedia comica che di una rappresentazione grandiosa.

I megafoni di Mosca, dimenticati in un angolo, si sono finalmente decisi a dare voce a una verità che tutti noi, con un po’ di sarcasmo, già conosciamo: la rete russa di radar, difesa aerea e comunicazioni sta erodendo come il ghiaccio in primavera.

Non si tratta solo di qualche S-300 o S-400 in meno – che alla fine dei conti sembrano più delle decorazioni su un albero di Natale che altro – ma quando i sensori come Podlyot, Nebo, 96L6 e Utyos-T crollano, beh, allora sì che si accende la “vera spia rossa”.

Perché, senza occhio e orecchio, ogni batteria SAM si trasforma in un bersaglio cieco, come un’incauta talpa in cerca di carote.

Facciamo un gioco: prendete una mappa della Crimea e iniziate a segnare i colpi inferti su stazioni, tralicci e hub radio. Essenzialmente, otterrete un’opera d’arte moderna che racconta una realtà semplice: la kill chain russa sulla penisola non è più continua, ma macchiata qua e là, con “zone d’ombra” che l’Ucraina sta espandendo giorno dopo giorno con la determinazione di un giardiniere che vuole conquistare l’intero orto.

Operativamente, questa situazione si traduce in finestre sempre più ampie in cui droni, missili da crociera e – udite udite! – velivoli dotati di armi stand-off possono penetrare, colpire e poi uscire come ladri in una notte stellata.

E che dire del crollo dei radar di scoperta a lungo raggio?

Non è divertente come un’improvvisa interruzione di corrente durante un film horror?

Riduce l’anticipo di allarme e allunga i tempi di rigenerazione come un’attesa interminabile per un autobus che non arriva mai.

I nodi elettrici e ferroviari, che un tempo pulsavano di vita, adesso sembrano più imballaggi di merce rotta, offrono solo attrito. E mentre i depositi e i poligoni si logorano, si disperdono mezzi e munizioni, il che aumentaerrori e incidenti.

Non sarebbe una scena perfetta per un film di cabaret?

Ma ecco la vera commedia tragica: quando si colpiscono i “nervi” – ripetitori, stazioni radio, e le tanto amate cupole GLONASS – la tessitura di comando e controllo inizia a sfrangiarsi.

Immaginate i comandanti mentre cercano di prendere decisioni in questa confusione: è come se stessero cercando di dirigere un’orchestra con strumenti mancanti, i tempi decisionali si allungano proprio mentre stanno arrivando più sciami e più vettori, un vero e proprio circus di errori e malintesi.

Per Mosca, la posta in palio in Crimea supera di gran lunga il valore militare.

È il pilastro simbolico della loro narrativa d’invulnerabilità iniziata nel 2014, un’epoca che sembra appartenere a un’altra dimensione temporale.

Perderla, o anche solo vederla diventare ingovernabile dal punto di vista aereo e logistico, sarebbe una sconfitta così grande da far rabbrividire anche il più audace degli strateghi.

E il segnale interno?

Ah, quello non lo controlli con un semplice comunicato ufficiale; lo capiscono i pendolari quando i ponti si chiudono, gli equipaggi quando gli aeroporti si spengono, e i comandanti quando i radar tacciono, lasciando solo silenzio e incredulità.

Da questa prospettiva, la traiettoria è chiara e orientata al futuro: più capacità ucraine di soppressione e annientamento della difesa aerea, più interdizione delle dorsali energetiche e ferroviarie che alimentano la penisola, più pressione sullo Stretto di Kerch e sui corridoi di Armyansk-Džankoi.

Se questo ritmo di usura continuerà a superare la capacità russa di riparare e rimpiazzare – e considerando le sanzioni, la penuria di componenti e le difficoltà nella guerra ai ricambi, sembra probabile che sia così – la Crimea entrerà in una fase in cui Kyiv potrà scegliere cosa colpire e quando.

Ed è esattamente ciò che i blogger filogovernativi, a modo loro, stanno ammettendo.

Il velo si sta strappando e la propaganda non basterà a ricucirlo.

L’arte della disinformazione ha i suoi limiti, e quando la realtà bussa alla porta, non puoi semplicemente ignorarla.

La Crimea sta diventando una sorta di paradosso: un luogo di importanza strategica che si trasforma in un palcoscenico di fallimenti e scoperte imbarazzanti per Mosca.

Sì, la Crimea potrebbe essere perduta, non solo militarmente ma anche nella narrazione stessa che Kremlin aveva costruito.

E mentre i megafoni cercano di riempire i vuoti con promesse e slogan patriottici, il mondo osserva, divertito, in attesa che il sipario cada su questo dramma militante.

Benvenuti in Crimea, dove il sarcasmo è l’unico linguaggio rimasto e la realtà è sempre più difficile da mascherare.

Di Admin

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