De Ficchy Giovanni

Ah, la sinistra!

Sempre pronta a rispondere con una narrazione perfetta quando si tratta di un omicidio che coinvolge uno dei suoi bersagli preferiti.

Certo, non è sorprendente che, di fronte all’assassinio di Charlie Kirk, la prima reazione sia stata quella di tirare fuori la cartina al tornasole del “male” moderno: l’arma.

Sì, perché in questo mondo così spietato, evidentemente, è la pistola e non l’uomo a decidere di togliere la vita a qualcuno.

Se solo le armi avessero una mente propria, chissà quante storie avremmo da raccontare!

Ma procediamo con ordine.

La sinistra, come sempre, ha messo in atto il suo piano maestro: distogliere l’attenzione dalla realtà e puntare il dito contro l’oggetto incriminato.

Non è stata la mitragliata incessante di insulti e diffamazioni da parte dei media mainstream a creare un clima tossico attorno alla figura di Charlie.

Oh no!

È stata assolutamente la pistola a compiere quell’atto malvagio.

Perché, come tutti sappiamo, le armi sono dotate di una volontà propria e possono decidere di sparare senza l’intervento umano.

Ma mentre ci addentriamo in questo labirinto di logica contorta, non possiamo fare a meno di notare un piccolo particolare: ogni qualvolta una donna viene uccisa con un coltello, la narrazione cambia improvvisamente.

In quel caso, il coltello non è il colpevole; no, non sarebbe mai pensabile!

È il patriarcato, la cultura della violenza, i secoli di oppressione femminile.

Solo se l’assassino è bianco, cristiano ed eterosessuale, ovviamente.

Altrimenti, le responsabilità si disperdono nell’etere della colpa collettiva.

E che dire degli agenti di polizia?

Quando un delinquente, magari un povero cristo caduto nella rete della droga, muore dopo essere stato fermato da un Carabiniere con un taser, indovinate chi è il vero colpevole?

Non è la droga, non è il contesto sociale, non è neanche il comportamento del soggetto in questione; no, è il Carabiniere! L’arma della repressione, come ama definirla la sinistra, è l’unica responsabile dell’accaduto.

Strano come l’incredibile capacità della sinistra di rovesciare le responsabilità funzioni magnificamente bene per mantenere il proprio argomento sempre in piedi.

E ora giunge il momento di Ilaria Salis.

Quella figura controversa che ha preso a sprangate chiunque osasse dissentire dalle sue idee.

Gli stessi che tuonano contro la violenza della destra, non battono ciglio quando a scatenare una tempesta di odio è una persona della “loro” parte.

La verità è che per la sinistra, i cattivi sono quelli che possiedono “idee sbagliate”, non chi compie atti violenti.

Ora, facciamo un riepilogo: quando una donna è assassinata, la colpa è del patriarcato; quando qualcuno muore per overdose, la colpa è del taser; e quando un estremista picchia chi non la pensa come lei, la responsabilità è di tutti gli altri.

Infine, ora che abbiamo visto l’esito tragico dell’assassinio di Charlie Kirk, la colpa non ricade sulla campagna d’odio instillata dalla sinistra, ma sull’arma stessa.

Questa incredibile propensione a distorcere i fatti a proprio favore è una strategia che sembra funzionare splendidamente.

E chissà, forse un giorno l’umanità troverà il modo di purificarsi da questo fardello di responsabilità individuale.

Fino ad allora, continuiamo a osservare increduli la danza macabra delle accuse che si rincorrono e si sovrappongono, mentre i veri colpevoli rimangono indisturbati nell’ombra.

Infine, riflettiamo su un concetto tanto semplice quanto trascurato: non è l’arma a uccidere, è l’uomo che sceglie di farlo.

Ma, chiaramente, affrontare questa verità non è così comodo quanto scaricare la colpa su un oggetto inanimato.

Forse un giorno arriveremo a comprendere che la vera battaglia non è contro le armi o i coltelli, ma contro quelle ideologie tossiche che ci portano a demonizzare gli avversari invece di combattere l’ignoranza e l’intolleranza.

Eppure, è sotto gli occhi di tutti che a spingere Tyler Robinson a sparare non sia stata la pistola, ma la radicalizzazione indotta da anni di demonizzazione sistematica: un martellamento ossessivo che ha etichettato Donald Trump come un dittatore, Giorgia Meloni come una fascista, Elon Musk come un pericoloso sovversivo, Marine Le Pen come una criminale, l’AfD come un partito nazista.

D’altronde, è più facile puntare il dito che interrogarsi sulle radici del problema.

Ma noi, come sempre, rimarremo qui a osservare e commentare, divertendoci nel caos che la sinistra riesce a sollevare intorno a ogni tragedia.

Di Admin

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