De Ficchy Giovanni

Ah, Piergiorgio Odifreddi.
Un santo tra gli uomini, uno scienziato tra i filologi, un “pioniere” dell’intolleranza travestito da intellettuale.
La sua inconfondibile espressione di cui non si sa se sia più seria o presuntuosa, ci regala frequentemente perle di saggezza che potremmo definire “teoremi da imbecille comunista petulante”.
Ma chi ha mai detto che il raziocinio debba prendere piede nei dibattiti pubblici?
E così, eccoci qui, ad affrontare le efferatezze di questo “signore” che si fa portavoce della sinistra più radicale, quella capace di mescolare aspetti intellettuali con la violenza verbale più becera.
La sua visione del mondo è un dipinto a tinte fosche, in cui il bolscevismo diventa il palcoscenico ideale per la fame, il degrado, e, perché no, anche il carcere e la morte.
Per Odifreddi, la storia è come una tela bianca su cui dipingere teorie malecosse, vendendo la propria ideologia come fosse un’opera d’arte contemporanea.
L’Ultima Sparata

La sua ultima “sparata”, come la chiamano i giornalisti, ha dell’incredibile.
Giustificare l’assassinio di Charlie Kirk, sostenendo che non sia la stessa cosa uccidere Martin Luther King, rappresenta il culmine del paradosso.
Odifreddi, con la sapienza di un maestro di scuola, afferma che King predicava la pace mentre Kirk sembrerebbe – secondo il suo acume – predicare l’odio.
C’è da chiedersi: chi stabilisce i criteri per definire “pace” e “odio”?
Un altro strapuntino di un intellettuale che si pensa incarnazione dell’altruismo, ma che in realtà non fa altro che alimentare una fiamma di odio.
Si potrebbe ironizzare chiedendo a Odifreddi se fosse presente quando queste linee di demarcazione morali venivano tracciate.
O forse, egli stesso è un origami della verità, piegato secondo ideologie oblique che giustificano ogni crimine purché la vittima indossi la giacca sbagliata.
Perché, alla fine, giustificare l’omicidio politico di qualcuno solo perché appartenente a una certa fazione è una palese dimostrazione di quanto si possa giungere a volere il bene dell’umanità, senza sapere nemmeno dove essa si trovi.
Un Insegnamento Vincente a Colpi di Proiettile
Ma si sa, quando i maligni sventolano le loro bandiere, ci sono sempre dei discepoli pronti ad abbracciare l’insegnamento.
Ricordo che, nella mia giovinezza, militando nel FDG (Fronte della Gioventù), circolavano slogan come “uccidere un fascista non è reato”.
E guarda caso, quello slogan ha trovato terreno fertile tra le teste calde che hanno pensato bene di mettere in pratica tali lezioni.
Oggi, nel 2025, possiamo parlare di evoluzione?
Assolutamente no!
Non siamo nel 1975 o nel 1980, ma non me ne voglia Odifreddi, la sinistra – radicale o progressista, poco importa – continua imperterrita a seminare rancore e violenza con la stessa passione di sempre.

È un vero paradosso: il demiurgo della matematica e delle parole diventa, senza rendersene conto o forse lo comprende benissimo, un seminatore di odio.
La sua logica contorta sembra offrire giustificazioni per un’ideologia che si nutre di divisioni e conflitti.
La sua eloquenza travestita da cultura è solamente un velo sulla verità: una continua predicazione dell’intolleranza mascherata da nobili intenzioni.
I Cattivissimi Maestri
E ora, veniamo ai “cattivissimi maestri” di questa sinistra.
Sono quelli che, dall’alto delle loro cattedre universitarie, continuano a dispensare lezioni di vita ai loro allievi, quei giovani che si trovano a correre dietro a idee confuse, senza nemmeno sapere il perché
.E intanto loro, i professori, si ergono a paladini di un sapere antico, incapaci di comprendere le nuove sfide, i nuovi linguaggi di una generazione che si sente smarrita.
Li osservano con un misto di sufficienza e paternalismo, convinti di possedere la chiave per aprire le porte del futuro.
Ma il futuro, forse, è già passato, e loro sono rimasti ancorati a un’epoca che non esiste più.
Continuano a parlare di valori, di ideali, di impegno sociale, mentre i loro allievi lottano per trovare un lavoro, per costruirsi una vita dignitosa, per non soccombere alla precarietà.
E allora ti chiedi: a cosa servono tutte queste belle parole, se poi non si traducono in azioni concrete?
A cosa serve la conoscenza, se non è in grado di cambiare il mondo?
Forse è il momento di scendere dalle cattedre, di sporcarsi le mani, di ascoltare veramente le voci di questi giovani, di capire le loro paure, le loro speranze, i loro sogni.
Forse è il momento di ammettere che anche noi, i maestri, abbiamo ancora molto da imparare.
Questi maestri, perfetti nella loro arte del lavaggio del cervello, consegnano ai loro studenti un bagaglio carico di pregiudizi e fanaticismi, infondendo una finta moralità che non è altro che l’emblema della xenofobia mascherata da giustizia sociale.
Ed è qui che la tragedia si compie.

Pochi si rendono conto del piano perverso che si cela dietro queste ideologie rigide.
Perché alla fine, il messaggio è chiaro: giustificare l’omicidio di una parte, significa legittimare il ciclo della violenza.
Che cosa ci si può aspettare, quindi, da un fervente sostenitore di Odifreddi?
Magari, tra un’invocazione teorica e l’altra, scambiano il dibattito per un campo di battaglia.
Se Piergiorgio Odifreddi è il cervello che guida questa follia, la domanda che rimane è: quale sarà il prossimo teorema che abbiamo il “privilegio” di ascoltare?
La sinistra, in tutte le sue forme, continua il suo balletto macabro, rimanendo intrappolata nelle stesse vecchie pratiche di odio.
E mentre il mondo prosegue, sconcertato, noi assistiamo a questo spettacolo da teatro dell’assurdo, recitato dai protagonisti che sembrano non avere idea di quanto siano ridicoli.
Forse dovremmo mandare un messaggio a Odifreddi, invitandolo a riflettere sull’amore e l’accettazione, piuttosto che sull’odio e l’assassinio. Ma chissà, probabilmente la risposta sarebbe un’altra delle sue teorie, un intreccio di logiche contorte che non farebbero altro che confermare ciò che già sappiamo: l’intolleranza è una cattiva consigliera, indipendentemente da quale parte del dibattito ci si trovi.
In conclusione, lasciamo pure Odifreddi e i suoi simili ai loro giochi, mentre il resto del mondo cerca disperatamente di trovare un senso in tutto questo marasma.
La sinistra radicale, benché giustifichi il suo rancore, non potrà mai estirpare le radici della violenza che essa stessa ha piantato.
E ora, che la commedia continui.