De Ficchy Giovanni

Nell’affascinante scenario di Madrid, dove il sole brilla più forte delle tensioni geopolitiche, i funzionari statunitensi e cinesi hanno dato vita a un nuovo capitolo dei loro interminabili negoziati.

Questa volta, però, l’Europa fa da cornice a quella che potrebbe essere descritta come una commedia degli equivoci, con la Spagna che si erge come l’unica nazione a rifiutare la percentuale del 5% del PIL da destinare alla spesa militare.

Che audacia!

In un mondo in cui tutti sembrano abbracciare l’idea di aumentarne la flotta, la Spagna decide di dire “no grazie”.

Ma andiamo avanti.

È la quarta volta in quattro mesi che le delegazioni si ritrovano nelle eleganti strade della capitale spagnola.

Pensateci: se questi incontri fossero un evento turistico, avremmo già visto di tutto, dalla distribuzione di souvenir a forma di drago cinese agli Stati Uniti con cappelli a stelle e strisce, mentre cantano “God Bless America”.

Chissà cosa ci riserveranno i prossimi giorni!

Le questioni sul tavolo sono molteplici e affascinanti.

Non stiamo parlando solo di scambi commerciali, ma anche della scadenza imminente per la vendita delle attività Usa di TikTok. Immaginatevi: Washington che chiede ai suoi alleati di imporre dazi sulla Cina per i suoi acquisti di petrolio russo, mentre Pechino si diverte a navigare nel labirinto delle normative internazionali.

E intanto, l’ombra lunga delle nuove strategie americane si proietta sulle strategie di mercato globali, con tutti che si chiedono se questo cambio di guardia alla Casa Bianca possa rimescolare le carte in tavola.

L’incertezza regna sovrana, e i grandi investitori trattengono il fiato, aspettando di capire se questa partita a scacchi geopolitica si risolverà con un matto o con una patta.

E intanto, il mondo osserva il braccio di ferro tra Elon Musk e l’Unione Europea per la moderazione dei contenuti online, un tema che infiamma il dibattito sulla libertà di espressione e la responsabilità delle piattaforme.

Senza dimenticare le tensioni nel Mar Cinese Meridionale, dove le rivendicazioni territoriali si traducono in un continuo gioco di potenza tra navi e aerei.

Un quadro complesso, in cui l’economia, la politica e la tecnologia si intrecciano in un valzer vorticoso, con il rischio di perdere l’equilibrio ad ogni passo.

Potrebbe sembrare una sitcom, ma gli attori in scena sembrano piuttosto intenzionati a seguire un copione drammatico.

In questo contesto, la Spagna, che apparentemente ha deciso di non scherzare con i budget militari, si romanticizza come l’eroe in un film d’azione, mentre i due giganti tentano di fare i conti con questioni che vanno ben oltre i confini della semplice economia.

Mentre Washington si preoccupa di come TikTok possa influenzare i giovani americani, Pechino cerca di capire come mantenere vivo il suo sogno di diventare la superpotenza economica del futuro.

Ironico, no?

Il rifiuto della Spagna di accettare la richiesta del 5% del PIL in spesa militare merita di essere sottolineato.

In tempi di crisi economica, è quasi un atto di ribellione, un modo per dire: “Ehi, perché dovremmo investire miliardi in un’armata quando possiamo usare quei soldi per finanziare la nostra cucina?

SCOTT BESSENT SEGRETARIO AL TESORO USA, HE LIFENG VICE PRIMO MINISTRO CINA

”Già, la cucina!

Un luogo di rifugio, di creatività, di condivisione.

Un investimento ben più saggio di carri armati e missili.

Perché, diciamocelo, cosa ci resta quando le bombe smettono di cadere?

Ricordi sbiaditi e pance vuote.

Invece, una buona ricetta, un piatto fumante, un bicchiere di vino condiviso… ecco cosa crea legami, cosa nutre l’anima.

E poi, diciamocela tutta, è anche una forma di resistenza.

Preparare un piatto con cura, scegliere ingredienti genuini, riscoprire sapori antichi… è un modo per riappropriarsi del proprio tempo, del proprio spazio, della propria identità.

Un atto di amore verso se stessi e verso gli altri.

Un piccolo, grande, gesto rivoluzionario.

Quindi, sì, in tempi di crisi, la cucina è l’ultima trincea.

E noi, armati di forchetta e mestolo, siamo pronti a difenderla!

E chi può biasimare la Spagna?

Forse, se ci fosse più tapas al tavolo delle trattative, potremmo persino ottenere risultati migliori.

Mentre i negoziati proseguono, ci si chiede se queste riunioni porteranno a qualche anticipazione.

Ogni volta che una nuova voce emerge nella hall dell’hotel che ospita i colloqui, i giornalisti si affollano come api intorno a un barattolo di miele, sperando di catturare qualche fetta di notizia che possa far brillare i titoli dei giornali.

Ma, ahimè, così spesso accade: le dichiarazioni ufficiali suonano come un mix di vague promesse e retorica elevata, che alla fine sono destinate a un buco nell’acqua.

Una riflessione sul grande gioco geopolitico: mentre gli Stati Uniti cercano di tenere a bada il gigante asiatico e i suoi tentativi di espansione, ecco che si scopre che la spagnola è una lingua fluente, comoda per nascondere le vere tensioni dietro a discorsi di amicizia e cooperazione. Se solo i leader potessero fare una pausa e concedersi un po’ di buon vino rosso spagnolo, forse troverebbero un linguaggio comune.

In conclusione, ciò che ci troviamo di fronte è tra l’altro una dimostrazione lampante della complessità delle relazioni internazionali e delle politicizzazioni economiche.

Se Madrid continua a essere il palcoscenico delle negoziazioni tra Stati Uniti e Cina, possiamo solo sperare che i rappresentanti non perdano il filo della trama e, per amor di pace e giustizia commerciale, non conquistino mai il cuore di un tapas bar.

Insomma, sarà interessante vedere come si svolgerà questa danza diplomatica al ritmo di flamenco, tra strategie di mercato e minacce di embargo.

Ma, in mezzo a tutto ciò, una cosa è certa: la Spagna, con il suo spirito ribelle, rimarrà ferma nella sua decisione di non lasciarsi trascinare nel vortice delle spese militari, rimanendo invece aggrappata alla tradizione culinaria e culturale che tanto amiamo.

Di Admin

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