
Quando persino i “patrioti Z” iniziano a strapparsi i capelli in diretta, significa che la maschera della propaganda russa sta definitivamente cadendo.
Yuri Evich, veterano del Donbass e fedele soldato della cosiddetta “operazione militare speciale”, ha confessato pubblicamente ciò che il Cremlino non osa ammettere: la Russia è in ginocchio sul campo tecnologico, ridotta a combattere il XXI secolo con strumenti da museo.
Evich parla di 414ª Brigata di droni ucraini, composta da 5 battaglioni, 13 compagnie indipendenti, il reggimento K-2 e altre unità specializzate.
Una macchina organizzata, moderna, capace di coordinare migliaia di sistemi senza pilota con precisione chirurgica.
E cosa oppone la “grande potenza militare” russa?
Una squadra di due uomini.
Due.
Non un battaglione, non una compagnia, ma due poveri cristi mandati allo sbaraglio con il compito impossibile di affrontare un intero battaglione di operatori ucraini.
La sproporzione è ridicola e tragica allo stesso tempo: il gigante russo ridotto a un colosso d’argilla, armato solo di slogan televisivi e di cadaveri da sacrificare.
Ma la parte più surreale è il riferimento al “rettile televisivo”, il propagandista di regime che aveva convinto milioni di russi che Kiev sarebbe caduta in tre giorni.
Ora, con la stessa faccia tosta, predica calma e inazione, mentre i soldati muoiono in trincee scavate nel fango, senza copertura tecnologica, senza rifornimenti, senza futuro.
Evich conclude con una frase che dovrebbe far tremare il Cremlino:
“Se nulla cambia, ci attende un disastro tale che il 1941 potrebbe impallidire al confronto.”
Un paragone che dice tutto.
Non lo fa un “traditore liberale” o un “giornalista occidentale”, ma un uomo del sistema, un veterano della macchina bellica russa.
Uno che ha creduto, che ha combattuto, e che ora denuncia apertamente il collasso.
La verità, finalmente, sgorga dalle crepe della menzogna: la Russia si trova davanti a un baratro.
Non perché manchi di uomini da mandare al macello, ma perché è ferma al secolo scorso, intrappolata nella sua stessa arroganza, incapace di affrontare la modernità.
L’Ucraina combatte con l’intelligenza artificiale, i droni, la tecnologia; la Russia combatte con due uomini e una telecamera.
La catastrofe che Evich annuncia non è alle porte: è già iniziata.
Ogni giorno lo dimostrano i fronti, i funerali silenziosi nelle province dimenticate e le grida isteriche dei propagandisti.
Il Cremlino ha promesso vittorie lampo, ma ha regalato al popolo russo solo lutti, menzogne e la consapevolezza di un disastro storico che, sì, farà impallidire persino il 1941.