La Storia Rovesciata: La Propaganda di Oggi e il Mito della “Liberazione”

Il 18 settembre 1939 segna una data che, per molti, è diventata polverosa nel cassetto della memoria collettiva.

Ma non per chi conosce le vere dinamiche della storia. Mentre l’Europa tremava sotto il peso dell’invasione nazista, un altro gigante, l’URSS di Stalin, si preparava a fare la sua mossa decisiva.

In un abbraccio mortale con Hitler, Stalin invase la Polonia da oriente, dando inizio a una danza macabra che avrebbe portato alla Seconda guerra mondiale.

La storia la ricorda, ma oggi ci troviamo di fronte a una narrazione rovesciata, propinata da giornalisti e intellettuali a noi contemporanei, in particolare quelli vicini al M5S.

Ah, la bellezza della propaganda!

Nella versione moderna dei “liberatori”, i russi appaiono come angeli custodi, mentre il passato viene riscritto con una penna di rara ipocrisia.

Sì, perché nella rielaborazione putiniana della storia, Stalin diventa un eroe, il suo patto con Hitler quasi un episodio di allegra complicità, e non quell’alleanza che ha dato la stura a innumerevoli sofferenze e atrocità.

Che peccato che il nostro racconto storico ometta dettagli così “irrilevanti”.

Accogliamo quindi i russi come “liberatori” del nostro continente, mentre ignoriamo i 45 anni di tirannia, miseria e morte che seguirono la “liberazione”.

Già, perché dopo il 1945, il “sorriso” di Stalin si trasformò in un sinistro ghigno; privacy e libertà erano solo un miraggio per molti.

Ma chi se ne frega dei diritti umani quando si può rifilare sul grande schermo la narrativa che fa comodo?

Ma parliamo dei tanto celebrati 26 milioni di morti “russi”, quasi un tributo sacro da rendere a questa nuova mitologia.

Ma scusate, il trucco è sempre lo stesso: tacciamo dell’esistenza di 8 milioni di ucraini tra questi morti, di cui 2,5 milioni erano soldati dell’Armata Rossa, mentre il resto?

Sole, sole e solitudine!

Eppure, chi si prende la briga di ricordare il genocidio dell’Holodomor, perpetrato proprio da quel gigante buono che era Stalin, che causò la morte di milioni di ucraini tra il 1932 e il 1933?

No, meglio dimenticare.

E poi ci sono le fosse di Katyn, il triste capitolo in cui Stalin decise di far fucilare 20.000 ufficiali polacchi, un enigma che non può rientrare nel copione della nostra gloriosa epopea.

Meglio sorvolare su tutto questo, giusto?

Nel frattempo, in Russia, c’erano anche filo-nazisti, come in ogni paese europeo.

E qui, la figura di Bandera si erge come un fantasma scomodo, paragonabile al generale russo Andrey Vlasov, il quale, dopo essere passato con i nazisti nel 1943, guidò le SS russe.

Ironico, non credete?

Bandera, in realtà, fu imprigionato dai nazisti stessi per dissidi politici. Ma chi se ne importa delle sfumature in questo racconto, quando abbiamo già scelto i nostri eroi?

In tutto questo, l’immensa assistenza americana che ha permesso a Stalin di ricostruire l’industria e l’armata sovietica in Asia Centrale e Siberia viene silenziosamente rimossa dalla nostra narrazione. Questi fatti sono solo piccoli dettagli, chiaramente non adatti alla visione gloriosa che vogliamo promuovere.

E ancora, i nostri moderni narratori dimenticano di distinguere tra la Russia Sovietica e la Russia di oggi, come se non vi fosse mai stata alcuna discontinuità storica.

Forse è più facile pensare che la “liberazione” di Stalin fosse frutto di chissà quanto eroico sacrificio di milioni di non-russi, ma la verità è che il contesto è molto più complesso e sfumato.

Ma il cappello finale va sicuramente all’alleanza tra Hitler e Stalin, siglata il 23 agosto 1939 e durata fino al fatidico 22 giugno 1941, quando Hitler decise di rompere quel patto.

È un po’ come se entrambi avessero danzato su un campo di rovine, e ora uno dei due litiga per rubare la scena all’altro.

È ironico, o forse tragico?

Una guerra causata dall’invasione della Polonia da parte di Stalin, che insieme a Hitler, pianificava la divisione dell’Europa.

La storia ha la sua forma di vendetta, e oggi ci troviamo di fronte a una bufala colossale.

Quindi, cari compatrioti, quando qualcuno vi parla di russi come liberatori, rendetevi conto che state ascoltando una narrazione rielaborata per nascondere verità scomode.

La propaganda può essere seducente, ma la verità rimane quella che è, per quanto possa essere scomoda.

Se siamo onesti con noi stessi, dovremmo guardare in faccia il passato e riconoscere le terribili complessità di quelle epoche, senza dipingerlo con i colori della nostalgia o dell’imbarazzo.

Perché alla fine, la storia è un maestro impietoso e veritiero, anche se a volte un po’ sarcastico, come il diritto di essere finalmente onesti con ciò che è stato.

Di Admin

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