Raul Castro

Un’analisi ironica del silenzio cubano e della tirannia duratura

Negli ultimi giorni, il web ha visto circolare voci insistenti e rumorose riguardo alla presunta morte di Raúl Castro. Una notizia che, se confermata, segnerebbe senza dubbio un momento storico, ma che nel contesto cubano si trasforma in un vero e proprio rompicapo mediatico. I cosiddetti “media non ufficiali”, come il Periódico Patria 1892, sostengono che il novantatreenne ex leader sia stato ricoverato d’urgenza all’ospedale CIMEQ di La Habana, aggiungendo un tocco da thriller alla vicenda con la notizia della sua trasferimento in camilla nella UAV (Unità di Apoyo Vital).

Raul e il nipote

Ma, come spesso accade sotto la tenda della dittatura cubana, il silenzio è a dir poco assordante.

In effetti, il regime ha preso atto di queste voci ma ha deciso di rimanere muto come una tomba. Che sorpresa!

Da anni ormai, la salute dei “grandi” della politica cubana è avvolta nel mistero, e non stupisce che la cifra di questa opacità sia direttamente proporzionale al numero dei cuori che battono contro l’oppressione.

Rumori di corridoio parlano di malattie gravi come cancro all’esofago o malignità retta; chissà, forse gli eventi pubblici rari di Castro sono dedicati all’arte del teatro, dove il suo doppio potrebbe recitare il ruolo di un eroe stanco, appendendo le scarpe al chiodo mentre il resto del popolo continua a lottare per sopravvivere.

Il potere della discrezione: un costume cubano

La dinamica del potere cubano è così ben orchestrata che tutto diventa parte di una grande opera teatrale. Non ci si può sorprendere se, di fronte all’emergenza sanitaria del tyranno, lo Stato abbia attuato un rigido isolamento attorno al CIMEQ. Fonti non ufficiali sostengono che la sicurezza statale sia mobilitata in forze, per tenere a bada i curiosi.

La verità è sempre più sfuggente, riservata solo ai membri della casta privilegiata che controllano questa tragica commedia.

Siamo di fronte a un regime che ha perfezionato il suo modus operandi: non basta essere al potere, bisogna anche saper nascondere le proprie debolezze. È come se esistesse un accordo non scritto tra il governo e il popolo: i primi continuano a mentire e i secondi fingono di credere.

Un gioco di prestigio dove, paradossalmente, la scomparsa di Castro potrebbe rivelarsi un evento puramente simbolico. Anche se dovessimo dare credito alle notizie di un decesso, cosa cambierebbe, in fondo? La risposta è semplice: nulla.

La fine di un capitolo, non del libro

La sanità di Raúl Castro è stata argomento di gossip e speculazioni negli ultimi anni, ma oggi più che mai è chiaro che quella che avremmo considerato la fine di un’era sarebbe, di fatto, solo il termine di un capitolo. All’interno del sistema neocastrista, i poteri sono già stati distribuiti.

Con grande lungimiranza, Raúl ha creato un capitalismo militare di Stato, delegando il controllo dell’economia al conglomerato GAESA e ai suoi successori. Pare dunque che la sua scomparsa non significherebbe affatto la caduta di un regime ma, al contrario, la continuità di un potere che si nutre del suo stesso cinismo.

Il vaso di Pandora della politica cubana è aperto, e nella sua profondità non troviamo solo i capricci di un dittatore in declino, ma la voracità di una élite che prospera sull’ingiustizia.

Il potere ha già nomi e volti: non è Díaz-Canel il burattino, ma la casta militare e i suoi figuranti, come l’inossidabile Ramiro Valdés. La morte di Raúl Castro non segnerebbe la liberazione del popolo cubano, ma piuttosto l’ennesima astuzia per mantenere il regime intatto.

Il neocastrismo: un machiavellismo che resiste

Il neocastrismo è stato progettato per sopravvivere ai suoi fondatori, e nonostante le apparenze di un cambiamento imminente, la verità è che tutto rimane esattamente come prima.

Quel che è certo è che la vera libertà non arriverà con la dipartita di un uomo anziano. Piuttosto, la situazione attuale suggerisce che qualsiasi cambiamento significativo richiederà una scossa ben più potente del semplice trapasso di un tiranno.

In conclusione, mentre ci prepariamo a seguire l’evolversi della situazione, ci resta solo da sperare che l’ironia della storia non si traduca in ulteriore sofferenza per il popolo cubano.

Diaz Canel..il successore

Potremmo trovarci a osservare il passaggio di testimone tra un leader malato e un altro strumento di oppressione, mentre la vera lotta per la libertà e la dignità continua a essere schiacciata dall’ombra di un regime che sa come rimanere al potere.

Così, continuiamo a informarci e a rimanere vigili, in attesa della prossima “novità” nel teatro dell’assurdo che è Cuba.

Di Admin

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