
L’altra sera Floris stava intervistando Corrado Augias, un comunista di lungo corso, e gli ha rivolto la domanda , Mussolini ha fatto anche del bene ? ,
Augias ha risposto positivamente , allora Floris ha sbiancato, e allora voglio elencare queste cose positive.Ecco, bravo Floris, domanda che scava. Augias comunista che ammette, apriti cielo!
Bisogna vedere cosa ha detto di preciso, eh?
Mica possiamo lasciarlo lì a galleggiare nel vago.
Quindi, quali sarebbero ‘ste benedette cose positive?
Voglio nomi, cognomi e soprattutto fatti concreti.
Altrimenti qui si rischia di santificare il duce e non ci siamo proprio.

Elenchiamo, elenchiamo, che qui la storia va maneggiata con cura, come un vaso di cristallo pieno di nitroglicerina.
Visto che le ha elencate anche un vecchio signore comunista.lo faccio anche io oppure ne possono parlare bene solo quelli che sono comunisti ?
La trasformazione dell’Italia nel periodo tra le due guerre: un’analisi storica
Mussolini non Fondò durante il suo governo l’Inps, poichè già esisteva, ma era di dimensioni molto ridotte e serviva pochi cittadini, Mussolini lo riorganizzò, dandogli una struttra simile ad una compagnia di assicurazioni, che funzionava con il sistema a “capitalizzazione”.
Il Fascismo ,fece anche: la riforma industriale, la riforma del lavoro, la riforma dei salari, introdusse la tredicesima, la riforma delle pensioni, della scuola, la riforma agraria, l’edilizia sociale, le varie bonifiche, rinnovato le linee ferroviarie.
Eretto università, istituti agrari, scuole di guerra aeree e navali e tante altre cose.
L’Italia del primo Novecento era un paese in profonda trasformazione.
Uscita a pezzi dalla Prima Guerra Mondiale, la nazione si trovava di fronte a sfide enormi e a una necessità urgente di riconciliazione e ristrutturazione.
Il periodo che va dalla fine della guerra alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale è caratterizzato da un insieme di interventi volti a rigenerare il tessuto sociale e economico del paese.
Questa analisi esplorerà i molteplici aspetti di questa trasformazione, in particolare il passaggio da un’economia agricola a una protoindustriale, l’importanza dei provvedimenti assistenziali, e le innovazioni legislative che hanno lasciato un segno indelebile nella storia italiana
.L’attenzione si concentrerà sulle dinamiche sociali ed economiche che hanno caratterizzato questo periodo cruciale, analizzando come l’evoluzione delle tecniche agricole e l’introduzione di nuove forme di produzione manifatturiera abbiano contribuito a plasmare la società italiana.
Sarà esaminato il ruolo dei Monti di Pietà e di altre istituzioni caritative nel mitigare le disuguaglianze e nel fornire un sostegno alle fasce più vulnerabili della popolazione.
Infine, verranno approfondite le leggi e i decreti che hanno promosso lo sviluppo economico e sociale, ponendo le basi per la successiva industrializzazione del paese.
Un quadro complesso e sfaccettato, quindi, che ci permetterà di comprendere meglio le radici del nostro presente.
Riconciliazione e memorializzazione
Uno degli aspetti più significativi del dopoguerra fu la necessità di riconciliare il paese dopo le divisioni e i traumi causati dal conflitto.
In questo contesto, i monumenti ai caduti giocarono un ruolo cruciale.
Queste strutture non solo commemoravano le vite perse, ma servivano anche come simbolo di unità nazionale e di una nuova identità collettiva.
La costruzione di monumenti fu accompagnata da cerimonie pubbliche e atti di commemorazione che contribuivano a forgiare un senso di appartenenza e solidarietà tra gli italiani.
L’evoluzione economica: dall’agricoltura alla protoindustria
Parallelamente alla riconciliazione morale, il paese intraprese un percorso di trasformazione economica
L’Italia, prevalentemente agricola e arcaica, cominciò a spostarsi verso una protoindustrializzazione. L’industrializzazione, sebbene non avvenisse con la rapida accelerazione vista in altri paesi europei, portò progressi significativi nelle infrastrutture e nei settori produttivi.”
L’incremento demografico, pur contenuto, favorì lo sviluppo urbano e la nascita di nuove realtà industriali, soprattutto nel nord del paese.
Tuttavia, il divario tra il settentrione, più avanzato e industrializzato, e il meridione, ancora legato a un’economia agricola e latifondista, si acuì, creando squilibri territoriali che avrebbero segnato la storia italiana per decenni a venire.
La questione meridionale divenne, così, uno dei nodi cruciali della politica e dell’economia nazionale.
La costruzione di fabbriche, impianti idroelettrici e ferrovie rappresentò un passo fondamentale verso la modernizzazione e la crescita economica.
Politiche di assistenza sociale e organizzazione della vita quotidiana
Le prime politiche assistenziali avevano già trovato applicazione durante il periodo giolittiano, ma furono ampliate e perfezionate nei decenni successivi.
Provvedimenti per l’assistenza alle famiglie, la protezione dei lavoratori, e l’organizzazione della vita scolastica diventarono prioritari.
Le riforme educative, ad esempio, miravano non solo a fornire istruzione di base, ma anche a promuovere valori civici e morali.
La scuola elementare divenne un pilastro della società, contribuendo a formare cittadini consapevoli e responsabili.
L’organizzazione della vita dopo il lavoro fu un altro elemento essenziale.
I programmi di svago e di aggregazione sociale, le iniziative sportive e culturali, contribuirono a ricreare un tessuto sociale coeso e vivace.
Queste attività non solo miglioravano la qualità della vita degli italiani, ma favorivano anche la creazione di legami comunitari.
Trasformazioni urbanistiche e tutela dei beni culturali
Un aspetto tangibile di questa epoca fu la metamorfosi del paesaggio urbano.
Tra il 1921 e il 1936, le statistiche rivelarono profondi cambiamenti nei piani urbanistici e nelle condizioni di vita. Le città italiane iniziarono a modernizzarsi, con nuove strade, piazze e edifici pubblici che riflettevano l’ambizione di un paese che cercava di affermarsi nel panorama europeo.
Questi interventi non solo migliorarono l’estetica delle città, ma ottimizzarono anche la mobilità e l’accessibilità dei servizi.
Inoltre, la tutela dei beni culturali divenne una priorità.
L’attenzione verso il patrimonio storico e artistico si tradusse in leggi volte alla preservazione dei luoghi di interesse, un aspetto fondamentale per un paese con una ricca storia come l’Italia
. Queste misure investirono nei restauri, nella catalogazione dei beni e nella sensibilizzazione della popolazione riguardo all’importanza della propria eredità culturale.
Innovazioni legislative e il nuovo Codice Civile del 1942
Il periodo culminò con l’adozione di norme legislative fondamentali, una delle quali fu il nuovo Codice Civile varato nel 1942.
Questo codice, che rimase in vigore fino a tempi relativamente recenti, rappresentò una codificazione sistematica e moderna delle norme giuridiche italiane
Affrontò diverse questioni cruciali, dalla famiglia ai contratti, rispondendo così a una società in evoluzione che richiedeva regole chiare e aggiornate.
L’analisi del periodo compreso tra le due guerre mondiali in Italia mette in luce le molteplici e significative trasformazioni che hanno segnato la storia del paese.
Attraverso processi di riconciliazione, innovazione economica e sociale, e l’implementazione di strategie legislative, l’Italia affrontò le sfide derivanti dalla Grande Guerra e si preparò ad affrontare il futuro.
Questi cambiamenti, evidenti nelle statistiche e nelle riforme attuate, hanno lasciato un’impronta duratura e rappresentano un capitolo cruciale nella narrativa nazionale.
Mussolini amava le donne.
Le aveva viste in piazza, unite nei movimenti per il suffragio, indipendenti e libere grazie ai lavori che avevano ottenuto e agli incarichi che avevano ricoperto durante la Grande guerra mentre gli uomini erano al fronte.
E per questo aveva creato per loro un prototipo ideale a cui dovevano strettamente adeguarsi: l’angelo del focolare, la moglie devota che sostiene il marito e consacra la sua vita alla riproduzione.
Qualora una donna, però, proprio non fosse riuscita a sposarsi avrebbe dovuto lavorare per servire il suo Paese, magari come stenografa, dattilografa, venditrice di macchine da cucire.
La storia di questo periodo non è solo una cronaca di eventi; è la testimonianza di un popolo che, affrontando le avversità, ha saputo risollevarsi e riemergere con determinazione, ponendo le basi per un’Italia moderna e coesa.
Dobbiamo affermarlo con chiarezza e spirito critico, tenendo conto degli sviluppi storici successivi e della terribile guerra che ha portato il nostro Stato sull’orlo del baratro.
Non dobbiamo nascondere la verità né temere il nostro passato.
Anche perchè chi si scorda del proprio passato è condannato a riviverlo.