De Ficchy Giovanni

Il consenso più basso per Merz, mentre l’AfD è ora il PRIMO partito del Paese: un dramma in tre atti
**Atto I: L’ascesa dell’AfD e la caduta del cancelliere Merz**
C’era una volta un cancelliere di nome Friedrich Merz, incastrato tra le maglie spinose della politica tedesca e con un consenso che sembrava più un pallone sgonfio che altro.
Proprio quando pensava di aver trovato la quadra, i suoi concittadini, quel 45% che all’inizio di giugno era insoddisfatto, si sono resi conto che non era solo un semplice disguido, ma l’inizio di una crisi da far tremare i polsi.
Così, in meno di quattro mesi, quella percentuale ha raggiunto il 65%.
Non ci vuole un genio per capire che Merz non rappresenta più il futuro, ma piuttosto un viaggio nostalgico nel passato.
Il suo entusiasmo, che un tempo era contagioso, ora è come un vino andato a male: un sapore aspro che lascia l’amaro in bocca.

La soddisfazione dei cittadini nei suoi confronti è scesa dal 36% al 23%, una vera e propria fuga di massa. Come se non bastasse, i tedeschi sembrano preferire l’AfD, partito che ha messo il turbo e sta macinando consensi come una locomotiva a vapore.
Il vecchio adagio “o si va avanti o si fa retromarcia” sembra applicarsi perfettamente alla CDU, che ristagna al 25%, mentre l’AfD continua a sfrecciare al 26%, rubando la scena come un comico in un dramma serio.

Atto II: La danza della destra
È innegabile, la destra ha preso piede.
Mentre Merz cerca di trovare un equilibrio su un campo minato, l’AfD balla tra i vari gruppi, raccogliendo consensi come un aspirapolvere in un negozio di casalinghi.
Affermano che la politica è un balletto, ma chi avrebbe immaginato che il vero spettacolo si svolgesse nel cuore della Germania?
Merz, con il suo stile sobrio e accademico, sembra avere più difficoltà a muoversi, intrappolato in una melodia stonata che nessuno sembra voler ascoltare.
E ora, con il panorama politico che cambia rapidamente, aumento della pressione da destra è il minimo che si possa dire.
L’AfD non è solo un intruso, ma un protagonista che ha rubato la scena e il palco. Le urla dei sostenitori riecheggiano nei corridoi di Berlino, mentre Merz continua a cercare di convincere la sua audience a tornare ad applaudire lui e i suoi compagni.
Atto III: La reazione del resto della giostra
Nel mentre, gli altri attori sul palcoscenico politico non sono rimasti a guardare.
Lo SPD, con il suo 15%, la parete scrostata di speranza, sta tentando di rimanere in gioco.
I Verdi, che guadagnano un punto, adesso si assestano al 12%, mentre il partito della sinistra fluttua intorno all’11%.
Una vera e propria giostra di partiti alla ricerca di un cavallo vincente, mentre Merz sembra trovarsi bloccato su un carosello che non gira mai.
E chi scommetterebbe sul fatto che BSW (4%) e FDP (3%) nemmeno riuscirebbero a entrare nel Bundestag? Sembra che stanno giocando a nascondino, sperando di non essere notati.
Ma in questo scenario turbolento, è chiaro che il nuovo re della giostra è l’AfD, mentre gli altri si affannano a rincorrere qualcosa che sembra essergli sfuggito di mano.
Un futuro incerto
Siamo a un bivio.
Il cancelliere Friedrich Merz deve affrontare una realtà che stride con le sue aspettative. La frustrazione cresce, la destra si fa sempre più forte e il tema della sicurezza e dell’immigrazione continua a dominare la narrativa politica.
Gli elettori sembrano in cerca di risposte, e l’AfD, con il suo fascino provocatorio, sa come solleticare le paure e le preoccupazioni di molti.
In tutto questo caos, ci si potrebbe chiedere: quale sarà il futuro della Germania?
Riuscirà Merz a risollevarsi, o assisteremo a un’ulteriore erosione della fiducia nei partiti tradizionali a favore di un radicalismo crescente?
Certo, il sipario non può rimanere chiuso per troppo tempo senza che accada qualcosa di significativo.
Ed è qui che il popolo tedesco dovrà decidere se applaudire o fischiare.
La trama si fa avvincente, e la prossima sconfitta elettorale del cancelliere potrebbe essere l’atto finale di un dramma politico inaspettato.
Ma, come in tutte le grandi storie, ciò che davvero conta è il viaggio e non la destinazione.
Allacciate le cinture, perché la politica tedesca promette di continuare a sorprendere!
