
*L’Italia e la Flotilla: uno sciopero generale per il weekend perfetto
Ah, l’Italia!
Quel meraviglioso paese in cui le decisioni politiche spesso sembrano scritte da un comitato di cabaret.
Prendiamo ad esempio la recente iniziativa di lanciare uno sciopero generale per la Flotilla.
Già, perché in Italia si è da sempre abituati a festeggiare gli eventi più insignificanti con una pausa dal lavoro.
E chi non vorrebbe passare un’altra dolce giornata di venerdì libero, a meditare sull’importanza della solidarietà internazionale, mentre il weekend si allunga come il cappello di un mago?
Certo, la missione della Flotilla è già conclusa, ma chi se ne frega dei dettagli?
Se c’è una cosa che abbiamo imparato negli ultimi anni è che le battaglie politiche possono facilmente appropriarsi delle tragedie altrui.
Perché quando i nostri politici non riescono a trovare argomenti validi sulla questione del caro-benzina o sulla mancanza di lavoro, beh, chi meglio della Palestina può venire in nostro soccorso?
Il dolore altrui diventa così uno strumento perfetto per distrarre l’elettorato dai problemi ben più rilevanti.
Che tempismo!
Ma il vero colpo di genio qui è l’orario scelto: venerdì!
Sarà pura coincidenza, certo.
Come potrebbe un’azione così ben orchestrata avere come obiettivo quello di allungare il weekend dei dipendenti pubblici?
Sicuramente non ci sono politici che abbiano pensato che questo potesse essere un modo ingegnoso per far uscire la gente dalle proprie case, invece di discutere sulle problematiche quotidiane. Del resto, chi non ama una scusa per prendersi un giorno libero e godersi un bella pizza sul divano?
E ora parliamo delle opposizioni.
Ah, le opposizioni!
Se avrete mai avuto il piacere di assistere a uno di quei dibattiti, saprete bene che si discute sempre delle stesse cose: “Noi siamo migliori” e “Loro sono pessimi”, ma senza mai entrare nel merito
. Ma evidentemente, al giorno d’oggi non servono più argomenti: basta utilizzare la sofferenza altrui come una pedina nel grande gioco dello scacchiere politico.
Perché, chi ha bisogno di competenza quando si ha a disposizione un tema così caldo da sfruttare?
Se questa è l’alternativa, addio Salvini!
Diciamoci la verità: se le opposizioni continuano a non proporre nulla di più costruttivo dei loro temporalismi retorici, temo che ci terremo il buon Matteo ancora per un bel po’.
Certo, non che sia l’unico problema del paese, ma vedere le opposizioni impegnate a mischiare la politica internazionale con la nostra quotidianità sembra quasi un invito a rimanere in un circolo vizioso.
Potrebbero utilizzare il tempo e l’energia investiti in queste battaglie politiche per sollevare questioni più urgenti, come il problema della disoccupazione giovanile o la precarietà lavorativa.
Ma perché fermarsi su questo, quando si può fare allusioni a guerre e conflitti?
Poi c’è il capitolo dell’irresponsabilità politica, che è un pezzo grosso in questo dibattito.
Sì, perché non solo si soffia sul fuoco delle frange radicali, come quelle che fischiano al sindaco di Reggio Emilia, ma si alimenta anche il caos.
Ehi, perché non permettere a chi ha voglia di rompere vetrine di farlo?
Un po’ di distruzione fa sempre notizia, dopotutto. Allora, chi importa delle conseguenze?
Non ci piace avere il controllo della situazione, non è vero?
Lasciamo che le cose si sfaldino un po’, giusto per far capire che le idee non sono l’unico modo per protestare.
E parlando di potenze straniere, chi non ama un bel complotto?
Immaginate un piano machiavellico orchestrato dalla Russia per destabilizzare ulteriormente l’Italia.
I russi, già coinvolti in un gran numero di situazioni geopolitiche, potrebbero finalmente avere successo nel creare il caos anche nei nostri bar e nelle nostre piazze.
Davanti a questa prospettiva, addirittura noi italiani ci potremmo sentire fortunati a vivere in un paese che si auto-saboterebbe per alimentare l’instabilità globale, mentre i politici sembrano affondare nel loro mare di incomprensioni.
Infine, torniamo al concetto di populismo di sinistra.
Certamente non può essere una risposta valida al populismo di destra per il futuro del paese!
Mentre da un lato abbiamo la promessa di un futuro prosperoso (certamente condizionata dalla presenza di qualcun altro al potere), dall’altro abbiamo quelli che gridano
“Giustizia!” senza comprendere che il cambiamento reale richiede più di semplici slogan da palco.
Ma forse questa contraddizione serve solo a mantenere viva l’illuminante dialettica italica: un gioco di ping pong in cui nessuno vuole realmente vincere, ma tutti amano restare in partita.
In conclusione, l’Italia è riuscita, ancora una volta, a trasformare una questione seria e complessa in un siparietto teatrale, dove il vero protagonista rimane l’ironia della sorte.
La Flotilla, il venerdì e il malcontento popolare si mescolano in un cocktail esplosivo.
Riusciremo mai a crescere come nazione e a farlo senza dover rubare il dolore degli altri per riempire i buchi delle nostre strategie politiche?
Forse, ma finché rimarremo in questo circolo vizioso, continueremo a trovarci in balia di un barcarolo che, durante il cammino di vita, ha deciso di smettere di remare e di lasciarsi andare alla corrente.