Atto I: Il Gran Teatro della Politica Campana

Benvenuti a Napoli, capitale di una regione che da sempre ha saputo mischiare il sacro e il profano, il bello e il brutto.

Qui, nel cuore pulsante della Campania, si sta svolgendo una commedia tragico-comica che ha per protagonisti i membri del centrodestra, capitanati da un certo Edmondo Cirielli, che probabilmente non sapeva di dover recitare in una pièce all’ultimo respiro.

Il sipario si alza e ci troviamo di fronte a un partito, Fratelli d’Italia, che sembra aver ereditato più la rigidità del suo passato che la freschezza del nuovo.

Ah, i tempi d’oro di Alleanza Nazionale!

Ricordate Pinuccio Tatarella e Gianfranco Fini?

Quei due erano degli autentici architetti delle alleanze, pacieri tra fazioni e ideologie.

Oggi, invece, abbiamo Cirielli e Cangiano, i quali sembrano più adatti a risolvere le questioni di un condominio piuttosto che a guidare il principale partito italiano nella terza regione del Paese.

Atto II: Il Grande Ballo dell’Incapacità

Avanzando nella trama, eccoci a Edmondo Cirielli, l’uomo che pare essere più un animale da partito che un leader capace di attrarre consensi.

La sua fama è talmente ristretta che, se non fosse per il traino nazionale della Meloni, sarebbe già relegato in uno dei tanti angoli bui della storia politica campana.

Certo, Cirielli ha il suo gruppo di fedelissimi, una sorta di cerchia magica che sembra esistere più per mantenere il potere che per rappresentare il popolo.

Un po’ come il sindaco di un piccolo paese che combatte per il posto da presidente del consiglio comunale.

Ma attenzione!

Un nuovo protagonista entra in scena: Josy Romano, un nome che potrebbe dare una scossa a questo sonnolento panorama politico.

Eppure, Cirielli, con le sue manovre da palazzinaro, tenta di porre veti su di lui.

Il motivo?

Il timore che il suo dominio possa essere minacciato.

Non vorremmo mai che un uomo di popolo, dotato di una visione moderna e aperta, possa portargli via il suo scettro di potere, giusto?

Atto III: La Chiusura e il Futuro (o la Mancanza di Esso)

E, per finire la nostra pièce, il sipario cala sulla verità: Fratelli d’Italia in Campania sembra bloccato in una nebbia di schemi novecenteschi.

La società è cambiata, il mondo è diverso, ma il gruppo dirigente resta attaccato alla sua confort zone come un koala all’eucalipto.

La paura di non essere più rilevanti, di restare schiacciati dalla realtà di una società complessa e sfuggente, paralizza tutto.

La strada sarebbe chiara: aprirsi, ascoltare, coinvolgere.

Ma, ahimè, sembra che quella strada sia stata asfaltata e dimenticata.

Se Cirielli e i suoi compagni non riusciranno a superare la loro propensione a rifugiarsi nel passato, potrebbero trovarsi nel 2027 privi di ogni ruolo, messi da parte come un vecchio mobile sgangherato.

La partita è aperta, dicono.

Ma con questa direzione, qual è realmente il punteggio?

Forse sarebbe meglio chiamarlo “il gioco dei seggiolini” piuttosto che una vera competizione politica.

Se non si cambia rotta subito, nel gran teatro della vita politica campana, ci sarà ben poco da applaudire.

Un’Apertura Necessaria

In definitiva, la Campania, un tempo fucina di leader e innovatori, è oggi in preda a una stagnazione che non fa bene né al centrodestra né ai cittadini.

La classe dirigente deve rendersi conto che l’apertura verso nuove idee e figure fresche come Romano non è solo auspicabile, ma necessaria.

Senza questa metamorfosi, Fratelli d’Italia rischia di ritrovarsi a recitare un copione scritto tempo fa, mentre il pubblico – giustamente deluso – si appresta ad abbandonare la sala.

Insomma, la vera partita è quella di affrontare il nuovo e di svecchiare il repertorio, prima che il sipario cali definitivamente, lasciando solo un silenzio assordante e un teatro vuoto.

Di Admin

Scopri di più da Giornalesera.com

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere