In un contesto già segnato da anni di conflitti e sofferenze, non sorprende che Hamas, nel suo incessante tentativo di mantenere il controllo, abbia deciso di intraprendere una strategia tanto macabra quanto ridicola.

Sì, avete capito bene: la smania di potere li ha portati a mettere in atto pubbliche esecuzioni di palestinesi considerati avversari, il che, in un certo senso, è quasi una parodia della spietatezza quando si pensa alle vetrine che, in altre parti del mondo, vengono infrante per questioni decisamente più superficiali.

Ma d’altronde, chi ha bisogno di una sana rivolta contro un sistema autoritario quando ci sono “spettacoli” di questa natura in programma?

Immaginate di trovarvi nel cuore di Gaza, con i vostri sogni di pace e di prosperità ridotti in mille pezzi. In mezzo alle rovine e ai fumi della guerra, ciò di cui si parla non è come ricostruire, ma piuttosto come mantenere il proprio posto nel grande palcoscenico del potere.

Hamas si veste da regista di un dramma tragico, pronto a sacrificare i propri cittadini pur di non perdere la faccia.

La situazione, chiaramente, è idilliaca per quelli che, da lontano, osservano e commentano con una tazza di caffè in mano – “Guardate come svolgono il loro lavoro”.

E mentre le pallottole fischiano e il terrore regna sovrano, l’unica cosa che rimane da fare è augurarsi che non sia l’inizio di una guerra civile.

Perché, dopotutto, un conflitto interno è proprio ciò che ci vuole per rendere la situazione ancora più complessa!

Non sarebbe affatto divertente se i palestinesi si mettessero a combattere tra di loro, tutti mentre l’esterno osserva questo spettacolo indecoroso, pronti a commentare e giudicare su social media o nei dibattiti delle università.

E quindi, parliamo di pace, o tregua, a seconda delle preferenze politiche dei nostri amici intellettuali.

Non c’è dubbio che l’idea di pace sia un concetto affascinante, particolarmente in un luogo dove le sirene dell’emergenza sanitaria suonano costantemente.

Infatti, chi se ne importa se ci sono migliaia di persone in cerca di assistenza sanitaria?

La realtà è che tra le rovine di Gaza, quella che dovrebbe rappresentare una salvezza si trasforma in un miraggio irraggiungibile.

Quindi ci troviamo ad affrontare un’ironia inquietante: da un lato, Hamas compie atti che tradiscono i diritti umani fondamentali, dall’altro, ci si aspetta che il resto del mondo si preoccupi della comunità che soffre nel cuore della miseria.

Ecco il vero colpo di scena!

Mentre i leader del gruppo continuano a muoversi come marionette sullo sfondo di un dramma oscuro, il popolo rimane intrappolato in questo ciclo di violenza e paura.

E chi può dimenticare la stupenda visione di queste pubbliche esecuzioni?

Ebbene, non esattamente il tipo di intrattenimento che uno si aspetterebbe.

Quando ci si rende conto che la vita di una persona viene stroncata in nome del potere, si potrebbe pensare che stiamo assistendo a una sorta di opera teatrale surreale.

In effetti, non comprendiamo nemmeno se applaudire o tirare pomodori.

Ed è così che la giustizia viene travisata e la sofferenza diventa parte integrante del copione.

Così, mentre scrutiamo il futuro con ansia e speranza, restiamo consapevoli delle reali implicazioni di quanto accade.

Il rischio di una guerra civile è palpabile, e in questo frangente, la parola “pace” si risolve in un gioco di parole.

Mentre le famiglie sono distrutte e gli ospedali traboccano di feriti, i leader cercano di mantenere il loro dominio egoistico sulle macerie di una società in frantumi.



In questo contesto, ci si deve chiedere: quanto possono durare queste illusioni di controllo?

Quanti altri sorrisi di bambini innocenti devono essere spezzati prima che qualcuno si decida a rompere il ciclo?

Ma, naturalmente, mentre ci poniamo queste domande esistenziali, il sipario dell’ingiustizia continua a chiudersi e riaprirsi, come un teatro in cui ogni atto sembra ripetersi nella sua assurdità.

E così, tra sarcasmo e riflessione, ci ritroviamo a guardare questo teatro della crudeltà.

I palestinesi meritano di più, ma nel frattempo, continuiamo a scrivere e a discutere di ciò che accade, perché è solo così che possiamo sperare, un giorno, di dare voce a chi non ce l’ha.

Un giorno in cui non vedremo più le esecuzioni pubbliche come forma di autoconservazione e in cui la pace, finalmente, non sarà più solo un’utopia ma una realtà concreta per tutti.

Di Admin

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