Russian President Vladimir Putin arrives to attend the plenary session of the Eastern Economic Forum in Vladivostok, Russia, on Thursday, Sept. 5, 2024. (Alexei Nikolsky, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)

Negli ultimi mesi, le notizie sulla guerra in Ucraina hanno preso una piega che nessuno si aspettava. Parole come “sconfitta” e “ritiro” hanno iniziato a circolare nei circoli diplomatici, mentre il cremlino cerca di trovare un modo per mettere una toppa ad un fiasco che potrebbe rimanere negli annali della storia militare come uno dei più disastrosi.

E qui entra in gioco un’ipotesi che abbiamo già formulato e che da tempo circola, come una sorta di inquietante profezia: l’idea che Putin possa decidere di alzare il tiro, non per vincere, ma per perdere con stile.

La logica sembra paradossale, ma in un mondo dove la geopolitica si intreccia con le sfide interne, diventa quasi plausibile.

Se la Russia inizia a perdere terreno in Ucraina, perché non creare un diversivo?

Perché non attaccare un paese europeo, non con l’intenzione di infliggere danni reali, ma piuttosto per scatenare una reazione della NATO così potente da trasformare la narrativa di una sconfitta in un racconto di eroismo?

Non sarebbe affascinante?

Lottare contro un nemico ben più grande, l’intero occidente, invece che contro le “poche forze ucraine”.

Immaginate il copione: “Cittadini russi!”, potrebbe dire Putin, “Non stiamo solo combattendo contro Kyiv, ma contro una coalizione di potenze ostili!”

Un colpo di teatro degno del miglior drammaturgo contemporaneo.

Questo potrebbe essere il suo tentativo disperato di mantenere il controllo della narrazione interna, di mostrare al popolo russo che non è un leader che fallisce, ma un guerriero che resiste contro il male assoluto.

La realtà, ovviamente, è un’altra.

Le sanzioni, gli attacchi alle raffinerie petrolifere e le difficoltà economiche stanno rapidamente erodendo le sue forze.

In questo scenario, la strategia di diversione potrebbe apparire come l’unica via d’uscita.

La questione centrale, tuttavia, è se questo piano di escalation sia realmente fattibile.

Se Putin decidesse di attaccare un paese dell’Unione Europea, bisognerebbe considerare quali potrebbero essere le conseguenze.

Potrebbe pensare che una guerra lampo contro una nazione europea avvierebbe una risposta di massa da parte della NATO, portando a una reazione così rapida e schiacciante da rendere la Russia incapace di rispondere.

Ecco che la narrazione del “risveglio dell’Occidente” prenda piede: gli Stati Uniti e gli alleati, ora uniti contro un nemico comune, potrebbero colpire durezza.

Ma ci sono domande più profonde da porsi. Una guerra scatenata su questo terreno avrebbe implicazioni devastanti non solo per l’Europa, ma anche per la Russia stessa.

Per quanto Putin possa cercare di raccontare alla sua gente la storia di una lotta per la sopravvivenza contro le forze imperialiste, i cittadini russi si troverebbero a fronteggiare un inverno molto freddo, sia in termini climatici che economici.

Gli effetti delle sanzioni su scala globale non sparirebbero magicamente; anzi, diverrebbero ancora più severi.

Inoltre, c’è da considerare che l’opinione pubblica all’interno della Russia non è monolitica.

Negli ultimi anni, la crescita delle voci dissenzienti ha suggerito che “il popolo” russo ha cominciato a stancarsi della retorica bellicosa.

Le famiglie fanno i conti con la mancanza di beni fondamentali e l’aumento delle tasse per finanziare una guerra che non porta vantaggi tangibili.

E se Putin dovesse commettere l’errore di intraprendere questa escalation, potrebbe scatenare una reazione inaspettata.

Si potrebbero vedere manifestazioni di protesta, che metterebbero in discussione non solo la sua autorità ma anche la possibilità di continuare un conflitto già instabile.

Tornando all’ironia della situazione, questa strategia di escalation potrebbe sembrare l’ultimo atto di un impero che non vuole arrendersi.

Stiamo davvero parlando di un leader che gioca le ultime carte per mantenere il potere, trasformando una guerra persa in un conflitto globale.

Ma chi ripaga il conto finale di questa follia?

Probabilmente saranno le generazioni future, costrette a vivere le conseguenze di decisioni prese da un uomo sempre più isolato.

E mentre il Cremlino si dibatte in questo mare di incertezze, l’Ucraina continua a combattere, conquistando spazio e tempo.

Ogni giorno guadagnato è un’opportunità per riorganizzare le difese, pianificare strategie e, soprattutto, costruire una narrativa di resilienza e indipendenza italiana.

Su questo sfondo, la reazione della NATO sarà cruciale.

Ma Putin può davvero sperare di manipolare le dinamiche in suo favore?

In definitiva, anche se l’idea che Putin possa tentare una carta dell’escalation per raddrizzare le sorti sul campo di battaglia può sembrare intrigante, dobbiamo rimanere vigili.

La situazione è in continua evoluzione e la storia ci ricorda che chi si fa schermo con il potere militare spesso finisce per subire il contraccolpo delle proprie azioni.

L’ironia della situazione è che mentre cerca di costruire una narrazione di eroismo nazionale attraverso il conflitto, potrebbe finire per affondare ulteriormente, dimostrando che, in fondo, il potere militare senza il supporto della propria gente è destinato a fallire.

E quindi, mentre il mondo osserva, ci si domanda: Putin avrà il coraggio, o la follia, di scatenare un conflitto europeo per giustificare una sconfitta in Ucraina?

Non possiamo che restare in attesa, sperando che la ragione abbia la meglio sull’ira, che i piedi di argilla di questa imponente figura non siano il preludio di un dramma ben più grande.

La guerra potrebbe finire, ma le ripercussioni, ahimè, continueranno a farsi sentire per lungo tempo.

Di Admin

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