
Ah, gli “Stati generali del Verde”!
Un nome che evoca visioni di abbondanti foreste e prati fioriti, ma che in realtà si è trasformato in una passerella riservata per pochi eletti, un vero e proprio evento a porte chiuse.

Fabrizio Santori, capogruppo della Lega in Assemblea Capitolina, non le manda a dire.
Che meraviglia, un incontro in cui chiunque si occupi di ambiente è stato gentilmente invitato a rimanere fuori.

Perché ascoltare i comitati e le associazioni ambientaliste, quando si può semplicemente ignorare il disastro ambientale che colpisce la nostra amata Roma?
Magari stanno elaborando un nuovo piano per “aggiustare” le cose, o, più probabilmente, stanno solo cercando di capire dove abbattere il prossimo albero.
“Altro che Stati generali del Verde”, dice Santori, e chi potrebbe dargli torto?
Il suo pensiero è chiaro: i dati ufficiali dell’ACoS parlano chiaro, c’è un massiccio crollo degli alberi messi a dimora.Non si tratta di opinioni, ma di numeri.
E i numeri, purtroppo, non mentono.
Le nuove piantumazioni non riescono a compensare le perdite, creando un deficit che si aggrava di anno in anno.
La situazione è critica e richiede un intervento immediato e risolutivo, altrimenti rischiamo di compromettere irrimediabilmente il nostro patrimonio arboreo.
Ma chi ha tempo per guardare questi dettagli noiosi?

Parliamo di cifre astronomiche, come quei 9,1 milioni di euro spesi nel 2023 per il verde pubblico, provenienti chissà da dove, mentre nel frattempo vediamo solo cantieri invasivi e abbattimenti indiscriminati.
È evidente che i soldi ci sono… per gli alberi?
No, per arricchire le ditte amiche, ovvio!
E non dimentichiamoci di quel meraviglioso accordo triennale da oltre 100 milioni di euro, un pacchetto regalo del Campidoglio per “prendersi cura” del nostro patrimonio arboreo.
Ma davvero qualcuno pensa che potremmo mai dimenticarcelo?
Cento milioni di euro!
Una cifra che farebbe impallidire Crasso in persona.
E per cosa?
Per la “cura” dei nostri alberi.

Che, intendiamoci, ne hanno bisogno, poveretti, tra smog, cemento e incuria.
Ma cento milioni… mi sembra un tantino eccessivo, non trovate?
Quasi quasi mi viene voglia di fare l’arboricoltore, almeno per un giorno.
Chissà, magari scopro che potare un platano è più redditizio che vendere un rene.
Ma, tornando a noi, la domanda sorge spontanea: chi si è preso cura di noi, contribuenti, quando hanno deciso di staccare un assegno del genere?

E soprattutto, come verranno spesi questi soldi?
Perché, diciamocelo chiaro, la storia ci insegna che quando ci sono di mezzo certe cifre, la trasparenza tende a svanire come neve al sole.
E noi, poveri cittadini, rischiamo di ritrovarci con gli alberi curati (forse) e le tasche ancora più vuote.
E magari pure con qualche tassa nuova per ripianare i danni.
Perché, diciamocelo, quando c’è da mettere mano al portafoglio, siamo sempre noi a pagare per tutti.
E intanto le promesse dei politici restano parole al vento, mentre i nostri giardini si trasformano in giungle incolte.
Mah, speriamo almeno che ‘sti benedetti alberi ce li lascino godere, prima di farci pagare l’aria che respiriamo.

Ma tranquilli, ci hanno promesso che sarà tutto fatto “a regola d’arte”.
Speriamo solo che l’arte in questione non sia quella di far sparire i soldi…
Si certo, il nostro patrimonio arboreo che ogni giorno svanisce come neve al sole!
Ripiantumazioni fallite?
Un dettaglio trascurabile, che importa, giusto?
Forse possono mettere un bel cartello con su scritto “abbiamo tentato”?
La questione è semplice: non possiamo permettere che il verde di Roma venga sacrificato sull’altare dei bilanci delle ditte.
Questo è il vero cuore della questione.
Ecco perché le opposizioni hanno deciso di convocare un Consiglio straordinario sull’emergenza verde.
Martedì prossimo in Aula Giulio Cesare, sarà senza dubbio il “momento della verità”.
Si voterà infatti la delibera sull’assegnazione degli spazi per la propaganda elettorale in vista delle prossime elezioni amministrative.

Un provvedimento atteso, ma anche molto delicato, che rischia di riaccendere le tensioni tra le forze politiche in Campidoglio.
Le opposizioni, in particolare, sono pronte a dare battaglia, contestando quella che definiscono una “spartizione clientelare” degli spazi.
La maggioranza, dal canto suo, difende la regolarità dell’atto e promette battaglia in aula.
Insomma, un martedì di fuoco che potrebbe segnare una svolta nella campagna elettorale romana.
Perché vogliamo trasparenza, vogliamo numeri reali, vogliamo finalmente sapere dove finiscono i nostri soldi, chi sta decidendo cosa fare degli alberi e, soprattutto, chi ne paga le conseguenze.
Perché siamo stanchi delle promesse vuote, dei proclami altisonanti che si scontrano con la realtà di strade sporche, di parchi abbandonati, di servizi inefficienti.

Vogliamo un’amministrazione che non si nasconda dietro scartoffie e burocrazia, ma che si metta a disposizione dei cittadini, rendendo conto del proprio operato con chiarezza e onestà.
Vogliamo poter partecipare attivamente alle decisioni che riguardano il nostro futuro, perché siamo noi i primi a vivere sulla nostra pelle le conseguenze delle scelte politiche.
Vogliamo una città più giusta, più vivibile, più trasparente.
Nel frattempo, tutti noi possiamo goderci il panorama di Roma, che si trasforma lentamente in una città di cantieri e di alberi morenti.
Sarà anche un modo per avvicinarci alla natura… o forse no?
Chissà, magari basterà piantare qualche albero digitale per risolvere tutto.
E poi si può sempre dire che stiamo lavorando per il “benessere ambientale” mentre il verde scompare sotto i nostri occhi.
Un altro grande episodio della commedia romana, dove le battute sono scritte dai nostri amministratori e il pubblico, beh, è lasciato fuori dalla porta.