
Il dibattito sull’abolizione dell’unanimità nelle decisioni dell’UE: una riflessione
Ah, l’Unione Europea, quel meraviglioso esperimento politico in cui più che una famiglia allargata sembra di essere in una riunione permanente di condominio, dove ognuno ha voce in capitolo, ma è sempre lui a dire “No!” quando si parla di rifare il tetto.
E adesso, chi avrebbe mai pensato che l’unanimità potesse essere vista come un ostacolo?
La proposta di abolirla ha scatenato un dibattito che potrebbe far impallidire anche le serate più noiose di reality show.
Ma, per favore, parliamone con un po’ di sarcasmo.
Prendiamo i fautori dell’abolizione del diritto di veto: sembrano tutti convinti che eliminando l’unanimità, l’Europa possa finalmente procedere a passo spedito verso un federalismo scintillante, degno dei migliori sogni di un idealista di sinistra con un cappuccino in mano.
Ma chi credono di ingannare?

Non si tratta solo di avanzare verso un futuro luminoso; è un modo per immaginarsi sempre dalla parte “giusta”, dell’illuminata maggioranza che combatte contro i pochi “cattivi” che, manco a dirlo, resisterebbero ostinatamente al flusso della storia bloccando le decisioni con il loro veto.
Ma fermi un attimo!
Immaginate un mondo in cui i cattivi non sono solo un paio di piccoli Stati dell’Est europeo, ma le potenze storicamente egemoniche come la Francia e la Germania.
Fantastico, vero?
Voi pensate davvero che Parigi e Berlino sarebbero disposte a subire passivamente decisioni politiche e militari prese a maggioranza?
Oh, certo, sarebbe proprio un bel momento di democrazia!
“Oh, ci dispiace tanto, Germania, ma oggi vince la linea italiana su come gestire la crisi energetica.” Pensate che la Merkel avrebbe accettato con un sorriso da persona ben educata?
Oggi ti dico che ci saremmo trovati in un clima di “scontro di civiltà” sul piano europeo.
Ma dai, chi ha bisogno di un’armonia di interessi quando possiamo avere un bel conflitto aperto?
E non dimentichiamo un altro aspetto cruciale: la disgregazione.
Immaginate uno Stato membro costretto a seguire una direzione politica che non condivide affatto, magari perché ha delle gravi questioni di politica interna.
Potrebbe trovarsi in difficoltà e, chissà, potrebbe anche decidere di uscire dall’UE, abbandonando tutto e tutti come uno studente che scappa a gambe levate da un esame di matematica.
Piano, piano.
Chi può garantirci che non ci ritroveremo con un’Europa a macchia di leopardo, con alcuni Paesi che vanno in una direzione e gli altri che ne seguono un’altra?
O peggio, con Stati che si accapigliano tra di loro silenziosamente durante una riunione di Bruxelles mentre ordinano croissant?
Ecco, quindi, che la proposta di abolire il diritto di veto non sembra così brillante come ci vogliono far credere.
Quella regola dell’unanimità, che tanti criticano, è come la rete di sicurezza di un trapezista: fastidiosa, sì, ma necessaria per evitare cadute rovinose.
A questo punto, ci ritroviamo a chiedere se vogliamo veramente mettere il nostro destino nelle mani di una maggioranza che potrebbe non essere sempre dalla nostra parte.
È come dare le chiavi di casa a un vicino che non conosciamo bene, solo perché ha vinto a carte una volta.
Infine, mi piace immaginare che gli stessi sostenitori dell’abolizione dell’unanimità si siedano in una sala riunioni colma di prototipi di decisioni. Guardando le varie proposte, si sentono come i protagonisti di un film di fantascienza che stanno cercando di capire come costruire una navicella spaziale.
Solo che, invece di razzi e carburante, si trovano a dover trattare con gli interessi di ventisette nazioni diverse, ognuna con le proprie peculiarità, culture e stravaganze.
In quel momento, potrebbe sorgere una domanda: “Ma perché diavolo non abbiamo semplicemente deciso di mantenere il diritto di veto?”
In conclusione, mentre il dibattito sull’abolizione dell’unanimità si infiamma, cerchiamo di rimanere con i piedi per terra.
L’Unione Europea può essere imperfetta, ma almeno la regola dell’unanimità ci ricorda che, a volte, l’unità fa la forza.
E se niente altro, fornisce un ampio spazio di dinamismo e di opposizione che riscalda il cuore, per quanto possa sembrare contraddittorio.
Quindi, alla fine, stiamoci attenti: abolire l’unanimità potrebbe rivelarsi molto più di un semplice cambiamento di regole, ma piuttosto un salto nel buio con gli occhi bendati.
E chi di noi ama i bui salti nell’incertezza?