
Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, ha deciso di tornare all’attacco con una nuova controversia. Questa volta, il bersaglio è il Garante per la protezione dei dati personali.
Dopo la recente sanzione inflitta alla Rai, Ranucci non ha potuto resistere alla tentazione di lanciare accuse pesanti, parlando di un atto “pilotato” dal governo Meloni.
Una sorta di teoria del complotto moderna che, a ben vedere, sembra più un’opera di fantasia che un’analisi critica basata sui fatti.
Ma andiamo con ordine.
Come ha giustamente ricordato il senatore Costanzo Della Porta (Fratelli d’Italia), i membri del Garante sono stati eletti nel 2020, durante il tumultuoso governo Conte bis, sostenuto da PD e Movimento 5 Stelle, quando Fratelli d’Italia contava appena il 4% degli eletti.

Sorpresa!
La “emanazione meloniana” che Ranucci si ostina a denunciare è in realtà un’istituzione indipendente, frutto di un Parlamento nel quale la destra non aveva alcun potere decisionale.
Ma chi ha tempo per i dettagli quando si può cavalcare la narrativa del complotto?
Della Porta ha poi sottolineato che la sanzione alla Rai è pienamente corretta e rispettosa delle norme sulla privacy.
E qui, cari lettori, ci troviamo di fronte a un dilemma tipico del giornalismo contemporaneo: perché fermarsi ai fatti quando si può scegliere di insinuare sospetti e complotti?
Potremmo persino pensare che Ranucci sia abbonato a un servizio di notizie da un’altra dimensione, dove il realismo è solo un’illusione e le verità sono malleabili come la creta.
Il Giornalismo dell’Assedio

Ormai da tempo, una parte del panorama giornalistico televisivo sembra aver adottato una filosofia di vita basata sull’assedio.
Se un’istituzione indipendente non si allinea perfettamente alla narrazione dominante, ecco che scatta l’accusa: “obbedisce al potere”.
È un riflesso di un mondo mediatico che appare incapace di accettare che la sinistra non detiene più il monopolio su autorità e verità.
E quale modo migliore per affrontare questa crisi esistenziale se non chiamando in causa un nemico invisibile?
Il caso Ranucci si rivela emblematico di una tendenza preoccupante: la difficoltà di accettare la pluralità e l’alternanza al governo.
Lungi dall’ammettere che il vento è cambiato, preferiscono delegittimare le istituzioni — anche quelle di garanzia — pur di alimentare la narrazione di una democrazia sotto assedio.

Forse dovremmo giubilare per questa creatività nel distorcere la realtà, perché altrimenti rischieremmo di rimanere bloccati in un ciclo di verità oggettive e conversazioni utili.
E poco importa se i fatti stessi smentiscono le accuse di complotto.
Nell’universo parallelo di Ranucci e dei suoi seguaci, l’importante è mantenere viva la cannonata mediática che esplode in slogan come “Democrazia Sotto Attacco!”
Senza dubbio, nulla dà più soddisfazione di una buona vecchia retorica per galvanizzare le masse.
Questo approccio, però, ha un rischio intrinseco: erodere la credibilità di chi lo pratica.
La ricerca ossessiva del nemico e la demonizzazione dell’avversario politico non giovano certo al dibattito pubblico; piuttosto, allontanano il pubblico e avvicinano alla disinformazione.
Il Ritorno della Credibilità: Un Miraggio?
In un contesto come quello attuale, dove la fiducia dei cittadini verso la politica e le istituzioni è già minata, continuare a praticare questo “giornalismo dell’assedio” rischia di creare un danno irreparabile. Già, perché ogni volta che un giornalista si lancia in accuse infondate, la sua credibilità si dissolve come zucchero nell’acqua.
E mentre Ranucci si prodiga in queste fitte trame, gli italiani cominciano forse a domandarsi: chi dobbiamo davvero temere, i nemici invisibili o quelli ben visibili che ci raccontano solo ciò che vogliono farci credere?
La triste verità è che, quando la realtà viene distorta fino a quando non somiglia più a nulla di tangibile, non resta che una narrazione vuota.
In un sistema informativo saturo di chiacchiere, la qualità dell’informazione diventa una questione secondaria.
La ricerca di un nemico da combattere diventa un’ossessione, senza considerare che il vero avversario è l’ignoranza, l’indifferenza e l’incapacità di apprendere.
Verso Nuovi Orizzonti: Riscoprire la Pluralità

Alla luce di tutto ciò, è essenziale riscoprire il valore della pluralità e della diversità di opinioni.
Non si tratta di schierarsi con una fazione piuttosto che con un’altra, ma di riconoscere che il dibattito sano e informato è fondamentale per il progresso della società.
Ranucci e i suoi detrattori dovrebbero capire che una democrazia vivace non teme il confronto, ma lo celebra.
Forse, invece di rilanciarsi in accuse infondate, un po’ di introspezione e una fruizione critica delle informazioni potrebbero giovare a tutti.
Un invito rivolto ai protagonisti della scena mediatica: smettetela di cercare nemici ovunque e iniziate a collaborare per restituire al pubblico ciò che merita: una narrazione composta da fatti, non solo da fantasticherie e complotti.
In conclusione, la denuncia di Ranucci potrebbe essere vista come una metafora del nostro tempo: la difficoltà di navigare in un mare tempestoso di informazioni e contro-informazioni.
Ma si sa, la verità spesso piace al pubblico tanto quanto un vaso di fiori in un negozio di ferramenta.
E mentre la sua narrativa si scontra con la realtà, il consiglio è uno solo: magari proviamo a tornare alle origini, dove la verità era considerata sacra, non un’opinione da plasmare a piacimento.