Ah, l’invincibile Vladimir Putin

Mentre il mondo assiste a un dramma che si dispiega sul palcoscenico dell’Ucraina, lui non perde l’occasione di infondere nel suo pubblico le motivazioni più bizzarre e contraddittorie dietro l’invasione di quel bel paese, avvenuta il 24 febbraio 2022.

Non parliamo di una guerra qualunque, ma di una “operazione militare speciale”, un termine che sembra più adatto per una scampagnata piuttosto che per un conflitto armato su scala internazionale.

Per chi lo ascolta, è come se il leader russo fosse un autore di fantascienza che ha deciso di scrivere un romanzo distopico in cui la Russia è costretta a difendersi dalle forze del male – o, in questo caso, dalla NATO.

Putin, con la sua abilità oratoria, dipinge le truppe NATO come i “cattivi” della situazione: un’alleanza che, secondo lui, si sta espandendo verso est come se stesse cercando di occupare ogni inchino della mappa. È curioso notare come le sue affermazioni riguardo a promesse fatte post-Guerra Fredda siano più simili a quelle delle favole per bambini, senza alcun documento concreto a supporto.

Qui non ci sono trattati vincolanti, solo parole sussurrate in stanze chiuse, eppure Putin continua a ripetere questo mantra come se fosse un giuramento sacro, quasi che un tappeto di promesse verbali possa fermare i carri armati in marcia.

E poi c’è l’argomento del “genocidio” perpetrato contro i russofoni nel Donbas.

In un colpo da maestro, Putin accusa l’Ucraina di violenze sistematiche verso una popolazione che, sorprendentemente, egli stesso rivendica di voler “proteggere”.

Le sue affermazioni sui presunti abusi in corso sembrano sgorgare da una fonte che mischia storia e fantasia, costruendo una narrazione da thriller geopolitico.

Peccato che indagini condotte da osservatori internazionali abbiano archiviato queste accuse come esagerazioni prive di fondamento.

In effetti, il termine “genocidio” è stato ampiamente contestato; sembra più una parola d’ordine per il potere che una verità storica.

E che dire della “demilitarizzazione e denazificazione” dell’Ucraina?

Ah, il mito dei “neonazisti” al potere a Kiev!

È divertente come Putin faccia riferimento a un governo che, secondo Amnesty International e Human Rights Watch, non presenta segnali di nazionalismo estremo.

Sembra che il nostro caro presidente russo abbia deciso di reinventare la storia a piacimento, sostenendo che l’Ucraina sia un “prodotto artificiale” dell’era sovietica.

Certo, perché ignorare secoli di storia che precedono il regime comunista è il modo migliore per legittimarsi.

La narrazione diventa quindi una sorta di epopea che unisce russi e ucraini come se fossero gli eroi di una leggenda condivisa, mentre la realtà è piuttosto diversa.

Si potrebbe pensare che il problema principale di Putin sia molto più profondo delle mere politiche di sicurezza nazionale.

Forse stiamo guardando un uomo che non riesce a lasciare andare la nostalgia di un impero perduto, un sogno di grandezza che fuoriesce dai confini russi e si mescola nell’immaginario collettivo delle terre ex-sovietiche.

Chissà?

Magari tutto questo serve a distrarre la popolazione russa dalle questioni interne, come il malessere economico o le libertà civili sempre più ridotte.

Una guerra esterna è certamente più elettrizzante di una crisi economica.

Ma, tornando alle affermazioni di Putin, è incredibile quanto lui riesca a mescolare argomenti di difesa della nazione con una sorta di retorica romantica di unità tra russi e ucraini.

Qualcuno dovrebbe avvisarlo che l’era sovietica è finita e che non saremo mai più protagonisti della sua versione della storia.

Non vorrebbe che gli venisse in mente di proclamare qualche altra operazione speciale per rivendicare l’Artico o le Isole Curili, vero?

In conclusione, mentre Putin continua a tessere la sua narrativa di legittimità storica, genocidi e demilitarizzazione, il mondo guarda con uno sguardo mescolato tra incredulità e ironia.

Riuscirà mai a convincere non solo il popolo russo ma anche il resto del mondo della sua visione distorta?

Forse la vera “operazione speciale” è quella che egli stesso porta avanti nella sua mente, in cui ogni parola è un colpo di pennello su una tela di propaganda attentamente orchestrata.

Ma, ahimé, il vero dramma è che, mentre lui recita il suo copione, le vite e il futuro di milioni di persone rimangono appesi a un filo – o piuttosto, a un carro armato.

Di Admin

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