In una Londra che sembra più simile a Lahore, Sir Keir Starmer, il nostro illustre premier laburista, si è recato in una moschea per sottolineare l’importanza della lotta all’islamofobia.

Certo, nessuno si lamenta dei milioni di sterline che il governo ha stanziato per sostenere le moschee. Perchè non dovremmo?

Dopotutto, è solo un’altra forma di inclusione che ci fa sentire superiori, in questa era di relativismo culturale. E chi potrebbe mai opporsi a una giovanissima bambina avvolta in un macabro sudario nero, o a un ragazzo con felpa e cappuccio?

È tutto parte del pacchetto di “modernità” che ci viene proposto.

Parlando di modernità, ricorderete quel momento in cui Starmer definì “il 99,9% delle donne” in un modo così audace da far impallidire anche i suoi sostenitori più fedeli.

Si, ha osato dire: “Il 99,9% delle donne non ha un pene.”

Ma non è un gioco da ragazzi?

A quanto pare, il concetto di donna ora gioca al lotto con l’autopercezione.

E chi può biasimarlo? In questo nuovo Wokistan, ogni cosa è possibile, tranne dire la verità.

E mentre chiacchieriamo sull’argomento, potremmo anche dare uno sguardo alle notizie, vero?

Oh, ma aspetta un attimo! Non parliamo di violenza e crimine, perché sarebbe “islamofobia”.

Dobbiamo mantenere il nostro bel velo di indegnità intellettuale, come la coccola di un bambino.

I coltellatori che si aggirano nei treni di Cambridge, spargendo sangue e paura, sono solo dettagli trascurabili nella grande opera del relativismo culturale.

È tutto un teatro, non vogliamo disturbare la narrazione!

E parlando di dettagli, come potremmo dimenticare quelle notizie fantastiche su migranti clandestini?

Un sudanese che accoltella una giovane madre con un cacciavite, un afghano che uccide un uomo per strada.

Solo piccoli inconvenienti, giusto?

Insomma, “non è terrorismo”, o almeno così ci dicono.

Dobbiamo osservare quanto sia meravigliosa questa nuova narrativa.

Gli attentatori di Manchester, Liverpool e Londra con origini da mezzo mondo, tutti nati da genitori appartenenti a culture diverse… ma “tutte le culture sono uguali”, ci ripetiamo come un mantra.

Non importa chi siano i colpevoli, non possiamo mettere in discussione la narrativa!

In questo pantheon di contraddizioni, ascoltiamo le parole illuminate di Boualem Sansal che ci ricorda che Regno Unito e Francia sono il jackpot per la conquista dell’Occidente.

Che straordinario elogio!

E mentre tutto ciò avviene, ci troviamo davanti all’ennesimo dramma culturale.

Le riviste femminili romantiche, ormai distorte dal wokeism, ci dicono che gli uomini sono donne migliori delle donne stesse.

Andiamo avanti, signore e signori!

Si potrebbe pensare che viviamo in una commedia satirica, ma purtroppo non lo è.

E chi potrebbe dimenticare il contributo di JK Rowling, che ha sollevato il velo su questa follia, ricordandoci l’epoca in cui venivano incoraggiate a essere più magre e carine?

Ora invece siamo in un mondo dove le riviste femminili dicono che è giusto avere uomini trans nell’elenco delle “donne dell’anno”.

Che ironia!

L’Occidente, mentre si estingue, celebra la sua decadenza sotto l’egida del progresso.

Ma possiamo anche guardare oltre a Starmer e alla sua foto con le bambine velate.

Potremmo fare un salto nel tempo e rivedere la storia, dove il nulla si fa strada.

Un esule iraniano, Potkin Azarmehr, osserva inquieto le somiglianze tra la situazione britannica di oggi e quella dell’Iran del 1979.

La sinistra, allora come ora, tenta di allearsi con forze che non riesce a comprendere, convinta che sarà in grado di dirigere il cammino degli islamisti a proprio vantaggio.

Ah, è commovente, davvero.

Come se da questo potessero derivare risultati positivi…

Ma il racconto non finisce qui.

Torniamo al presente, dove il vuoto regna sovrano.

La verità è morta e la libertà è solo un’opzione a disposizione di pochi scelti.

Benvenuti nel Nuovo Occidente, dove il relativismo culturale conquista cuori e menti, mentre la nostra identità si dissolve in un mare di indecisione.

E sempre con quel sorriso ebete sulle labbra, ignoriamo la realtà che ci circonda.

Ciò che resta è una società che si spegne in silenzio, strattonata tra decadenza e sottomissione.

Una Riflesso nel Buio

In questa spirale discendente, potremmo chiederci: che fine ha fatto l’identità culturale?

Che fine ha fatto il senso di comunità?

Immaginatevi un futuro in cui l’idea stessa di nazione e cultura svanisce, sostituita da un amalgama di ideologie confuse.

Dove ci porterà tutto questo?

Un viaggio attraverso le nebbie del relativismo culturale, verso la distruzione delle fondamenta su cui la nostra società è stata costruita.

Eppure, mentre scriviamo queste righe, c’è una scintilla di speranza.

C’è una resistenza che sta crescendo, individui che rifiutano di giocare secondo le regole di questo nuovo gioco.

La resistenza di coloro che gridano, ancora una volta, per la verità, per un’identità chiara e distinta.

Una speranza che non si arrende di fronte al potere del nulla.

Ma quante volte dobbiamo vedere la verità stravolta e negata prima che ci svegliamo da questo incubo? Ci troviamo in bilico sull’orlo di un baratro, eppure continuiamo a camminare con gli occhi bendati.

La scelta è nostra: possiamo continuare a morire lentamente in silenzio o possiamo lottare per recuperare ciò che abbiamo perso.

Perché, alla fine, la vera battaglia è per la nostra anima, un’anima che rischia di essere inghiottita da una narrativa che ci condanna a vivere nel caos.

In conclusione, cari lettori, il dilemma è chiaro: decadenza o rinascita?

Sottomissione o libertà?

La strada che scegliamo di percorrere definirà non solo il nostro futuro, ma anche quello delle generazioni a venire.

Dobbiamo agire ora, prima che il caos prenda definitivamente piede.

Di Admin

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